il racconto

Portone civico 15 Piazza dell' Unità

Il portone del civico 15 di Piazza dell' Unità (foto Alessandro Fratini)

 

Due giorni dopo l’efferato delitto di piazza dell’Unità, il quartiere della Bolognina è ancora scosso per l’atroce omicidio di Luca Monaldi, 54 anni, aretino, e Luca Gombi, bolognese, 50 anni, legati da un'unione civile, assassinati all’alba del 2 giugno. Le vittime vivevano nel quartiere da diversi anni; Gombi era nato e cresciuto alla Bolognina. Una vita normale. Come tutti i residenti vivevano la quotidianità del quartiere. «Li conoscevo da tempo, erano persone normali e gentili, spesso venivano a fare colazione qui», dice uno dei ragazzi del Bar tabaccheria Tugnoli. Non si conosce molto di Gennaro Maffia, l’inquilino, al momento unico indagato per il duplice omicidio. «Non lo conoscevo – continua il ragazzo del bar – ma dei clienti mi hanno detto proprio in questi giorni che spesso lo vedevano ubriaco, in piazza».

La notizia dell’arresto di Maffia dopo la fuga a Barcellona è ancora sulla bocca degli abitanti della zona. Davanti la porta d’ingresso del bar due clienti parlano tra loro indicando la palazzina al numero 15 di Piazza dell’Unità dove si è consumato il crimine: «Siamo sconcertati – dice Antonio, cagliaritano che da 18 anni vive a Bologna – siamo abituati alla delinquenza di strada, soprattutto qui in Bolognina, ma una tale crudeltà dentro le mura di casa è difficile da accettare». La tragedia di cui tutti parlano viene taciuta dai vicini di casa, che con rigoroso riserbo, in segno di rispetto per le vittime che da sempre vivevano lì, non si profondono in dichiarazioni. «Non so niente, mi dispiace», dice con la voce quasi rotta dal pianto una residente dello stabile. Nessuna dichiarazione nemmeno da “Industria immobiliare”, l’agenzia immobiliare adiacente al portone di casa delle vittime.

Il movente che avrebbe portato Maffia a compiere il duplice omicidio era proprio legato alla vendita della casa. Gombi e Monaldi avevano già raggiunto un'intesa per la vendita avevano fatto anche un accordo con Maffia, secondo quanto è filtrato dalle indagini, per una buona uscita di 20mila euro. Una somma non indifferente ma che avrebbe portato alla deriva il piano di Maffia di far arrivare la moglie in Italia dal Venezuela.

I tre coinquilini però non sarebbero stati sempre in cattivi rapporti. «Erano venuti tutti e tre a mangiare qui non molto tempo fa», dice Luca, titolare del ristorante "La Vela". «Siamo sconcertati da tanta violenza – continua Luca – non potevo immaginare che vivessero una situazione simile dentro casa». Sono passati appena due giorni dopo che giornalisti e inviati da varie parti d'Italia hanno riempito le strade del quartiere, anche se tra i commercianti di zona, qualcuno non italiano, dice di non sapere nulla: «Quel giorno era festivo e non ho aperto l’attività. Non conoscevo le vittime. Ho appreso poco fa dell’accaduto».