delitto piazza dell'unità

Conferenza stampa Questura Bologna

La conferenza stampa  della Questura di Bologna (foto di Andrea Scordino)

È in carcere a Barcellona e forse non verrà estradato prima di un mese Gennaro Maffia, accusato del duplice omicidio dei due coinquilini alle prime luci di lunedì, brutalmente uccisi a coltellate nel loro appartamento di piazza dell’Unità a Bologna.  Le vittime sono Luca Monaldi, 54 anni, originario di Arezzo, trovato sgozzato, e Luca Gombi, bolognese, 50anni, morto a causa di un profondo fendente all’addome probabilmente con la stessa arma.

Maffia è stato individuato e bloccato ieri mattina in territorio spagnolo dopo un volo diretto Bologna-Barcellona, grazie a un accurato lavoro investigativo portato avanti dalla Polizia di Stato. È stata una corsa contro il tempo», ha detto questa mattina durante la conferenza stampa in questura Guglielmo Battisti, dirigente della Squadra Mobile di Bologna, soddisfatto per il risultato ottenuto.

Tra le novità emerse dalla scena del delitto, due particolari lasciano dei dubbi sulle dinamiche dell’omicidio. Quando sono stati trovati i corpi delle vittime, entrambi impugnavano un coltello. Monaldi teneva stretto un coltello sporco di sangue, mentre Gombi aveva in mano un coltello pulito. Una scena che potrebbe fa pensare a uno scontro tra le due vittime ma lascia perplessi gli investigatori, che pensano piuttosto a una messa in scena. I due, uniti civilmente dal 2023, inoltre sono stati trovati con le scarpe ai piedi. Non è chiaro se prima del delitto la coppia stava per uscire o era da poco rientrata a casa. Quello che è certo è che Maffia sia rimasto dai 20 ai 30 minuti in casa prima di lasciare l’appartamento alle 6, come dimostrano i filmati delle telecamere di sorveglianza.

Nell’incontro con la stampa gli investigatori hanno ricostruito ora per ora la giornata dell’orrore. Da quello che è accaduto nell’appartamento fino all’arresto del principale sospettato.

Sono le 5.30 quando un vicino sente delle urla che provengono dal sesto piano e chiama la polizia. Le volanti arrivano sul posto e, una volta sfondata la porta chiusa a chiave, gli agenti entrano nell’abitazione trovando i corpi delle due vittime in un lago di sangue. Luca Monaldi era in cucina, Luca Gombi in soggiorno. Insieme alla coppia viveva anche Gennaro Maffia, 48 anni, italiano nato in Venezuela.

Proprio dal terzo uomo, e dalla sua assenza, è partita l’attività degli investigatori. Le telecamere di videosorveglianza mostrano alle 6 del mattino Maffia vestito con una maglietta arancione e gialla lasciare l’appartamento con uno zaino e due trolley. È quello il momento in cui il presunto assassino lascia l’abitazione e prende un taxi. La svolta nelle indagini arriva quando la polizia, partendo dal luogo di nascita dell’uomo, concentra le ricerche tra stazione e aeroporto. L’ipotesi è che l’uomo volesse fuggire in Sudamerica. Le ricerche alla stazione non portano a nulla. All’aeroporto, invece, la polizia scopre che sono stati acquistati in contanti due biglietti a suo nome: uno diretto a Madrid e l’altro a Barcellona. Quando viene individuato l’uomo sul volo diretto verso Barcellona, l’aereo sta però sorvolando la Costa Azzurra in direzione Spagna. Ci sono solo pochi minuti per intervenire e un ruolo cruciale nell’individuare Maffia lo ha avuto il sistema di operazione internazionale Schengen. «Siamo riusciti in 35 minuti a veicolare tutte le informazioni e bloccare il presunto assassino», ha detto il dirigente della Squadra Mobile Battisti.

Il ricercato, che viveva in quella casa dallo scorso ottobre, aveva avuto forti attriti con la coppia. Gombi e Monaldi erano i proprietari dell’abitazione e da tempo avevano deciso di vendere la casa per trasferirsi in campagna. Un progetto che avrebbe distrutto il piano di Maffia, intenzionato a far arrivare in Italia la moglie dal Venezuela e usare la casa come punto di appoggio. C’erano già stati dei precedenti. Maffia aveva in passato denunciato i proprietari di casa perché a sua insaputa avevano cambiato la serratura della porta di casa. L’uomo, attualmente disoccupato, era conduttore di un contratto d’affitto e non accettava la decisione dei proprietari di vendere casa. Aveva avuto ripensamenti anche dopo la proposta di una buonuscita dal contratto. A riferirlo è stato il cugino di Maffia, portato in questura ieri mattina. L’uomo ha raccontato che aveva cercato nei giorni scorsi di convincere Maffia a lasciare l’abitazione.

Ora la questura sta cercando di velocizzare i tempi di estradizione di Maffia per poterlo interrogare una volta ritornato in Italia.