criminalità

Il carcere del Pratello (foto Ansa)

 

«La settimana scorsa è stata fatta una pulizia generalizzata, che ha aiutato a migliorare le condizioni igieniche e sanitarie della struttura. Ma, allo stato attuale delle cose, è impossibile operare una bonifica completa: bisognerebbe chiudere l’istituto, effettuando dei lavori molto più incisivi». È netta la posizione del parroco del carcere minorile del Pratello, don Domenico Cambareri, che commenta la situazione denunciata dall’Associazione Antigone e portata all’attenzione della Regione. Nel corso di una visita all’istituto penale, l’ente a tutela dei detenuti aveva infatti rilevato gravissime carenze igienico-sanitarie: dall’immondizia nei corridoi e nelle stanze, ai materassi consunti, passando per le pareti scrostate e l’assenza di arredi idonei. «La scabbia è endemica –conferma il sacerdote – la possibilità di contrarre malattie infettive è altissima». Un contesto definito di «emergenza umanitaria» anche dall’assessora regionale al Welfare Isabella Conti, come si legge sul “Il Resto del Carlino” di Bologna, in edicola oggi.

«L’Associazione Antigone ha fatto riferimento alla situazione di un ragazzo con gravi problemi psichici, rinchiuso in una cella indecente – racconta don Cambareri – devo dire che, finalmente, gli è stato fornito il necessario alla pulizia personale e dell’ambiente in cui vive. In più, si sta lavorando per trovare un’alternativa al carcere, magari in una struttura di riabilitazione psichiatrica». Per i quarantanove detenuti, il contesto resta però esplosivo e il cappellano ribadisce la necessità di risorse utili alla rieducazione. «Come ho già affermato più volte, i minori stranieri non accompagnati sono la comunità più abbandonata dell’Occidente – dice – e la collettività deve assumersi la responsabilità di queste fragilità. Tante volte, si tratta di giovanissimi con problemi di salute mentale, gli istituti penitenziari non sono i luoghi adatti a gestirli». 

Valutazioni, quelle espresse da don Cambareri, condivise da Ilaria Gamberini, consigliera di quartiere Porto-Saragozza. «Le condizioni in cui versa il carcere riguardano anche il quartiere – sostiene – al di fuori della struttura, c’è una socialità incredibile mentre l’istituto penitenziario versa in uno stato di degrado disumano. Per questo, ci siamo impegnati nella costituzione di un osservatorio dedicato alla questione». Il tavolo permanente ha la funzione di raccogliere fondi per il reperimento di arredi idonei, nonché l’organizzazione di attività e progetti indirizzati ai giovani detenuti. «Ciò che accade dento il carcere riguarda tutti – afferma Gamberini – esattamente come la costruzione della linea del tram: quest’ultima, però, è sentita dalla cittadinanza come una questione primaria, mentre i problemi del penitenziario minorile sono perlopiù percepiti nei termini di un affare circoscritto. Non è così, perché verosimilmente i giovanissimi detenuti prima o poi usciranno». E a proposito della condizione igienico-sanitaria precaria, la consigliera non nasconde il proprio sconcerto: «Ci aspettavamo che esistessero delle criticità gravi, ma non fino a questo punto. Sapevamo di un solo caso di scabbia, non immaginavamo che fosse endemica. È fondamentale che l’attenzione dei cittadini resti alta».