Festival

Nell’immagine Matteo Lepore (foto Ansa)

 

«L’Europa ha bisogno di un momento di riscossa politica e democratica. Il tempo dell’attuale classe politica è finito». Oggi al Festival del Sarà è intervenuto il sindaco di Bologna, Matteo Lepore. Sollecitato da Antonello Barone, moderatore della discussone e ideatore del format, Lepore ha espresso la propria opinione sull’attuale stato politico dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.  «L’Unione europea deve battere un colpo, per essere più pronta e più giusta. Non sta adempiendo al proprio compito, anche se il riavvicinamento del Regno Unito è una notizia positiva». Sullo stato interno dell’Unione, ora più che mai senza una guida centrale che ne detti una politica unitaria, Lepore ha aggiunto: «Il problema dell’Ue è chi la destabilizza dall’interno. Il sovranismo e l’estrema destra sono dei virus, che fanno accordi con paesi non democratici a livello nazionale che non hanno niente in comune con i nostri valori. Va detto che la destra non sempre vince e che non ha spaccato l’Europa».

Individuato il problema, la soluzione per il primo cittadino bolognese è più articolata: «L’antidoto è il risveglio della società civile, ma anche una rinascita ideologica. Non si po' combattere con il relativismo ma con l’ideologia, le idee sono importanti e necessarie». L’occidente ora non può più aspettare e accodarsi alle politiche degli Stati Uniti, come espresso da Barone: «Gli italiani guardano Trump e lo vedono estraneo ai valori occidentali, che invece l’Europa esprime». Lepore però è di diverso avviso, non sul presidente americano ma sul ruolo dell’Europa nel mondo: «Ti ribalterei la riflessione. Non possiamo più pensare di essere noi al centro della geopolitica. Per esempio, diciamo sempre che veniamo da ottanta anni di pace duratura. Nel resto del mondo questo non è vero. Il colonialismo non è finito ma si è evoluto, anche se l’Europa in parte si è sfilata da questo meccanismo. Ora è tempo di decidere come porsi frontalmente nei confronti di Cina, Brasile e India, potenze consolidate o emergenti. Allora potremo tornare a parlare di valori europei, condivisi verso il mondo».

L’ultimo tema posto da Baroni è stata l’intelligenza artificiale, nuovo terreno di scontro tecnologico globale ma anche veicolo di nuove opportunità: «L’Ia ha un potenziale creativo e distruttivo, come tutte le nuove tecnologie». La riflessione si è spostata quindi dall’Ia a chi questa tecnologia la possiede: «Il pericolo principale non è rappresentato dalla tecnologia di per sé, ma dal capitalismo. Il rapporto tra chi ha i mezzi di produzione e i governi che ne vorrebbero fare utilizzo. Ricordo che le big tech hanno finanziato la campagna di Trump per poi chiedergli il conto dopo. Ora che vedono che non riesce a mantenere le sue promesse - riferendosi alla richiesta delle aziende tecnologiche di deregolamentare gli investimenti per l’intelligenza artificiale - stanno già prendendo le distanze. L’importante è mantenere in parità la bilancia del potere, a me non piace essere schiavo».