Libri

Cristiano Cavina con Michele De Pascale (foto di Tommaso Sfregola)
«Io provo a dare un senso a cose che un vero senso non ce l’hanno, come la vita». O le bestemmie in romagnolo, quasi un toccasana urlato dalla gente disperata nel fango che travolgeva tutto il loro mondo. Lo scrittore Cristiano Cavina prova a spiegare così, durante la conferenza stampa con De Pascale sulla ricostruzione post-alluvione, il suo libro “Tropico del fango”, un tentativo di rendere umano e quindi vivo e vibrante ciò che fa paura e non si riesce ad accettare, come un’alluvione che si è portata via un vicino di casa o i ricordi di una vita intera. «Siamo noi a dare colore alla vita, con la scrittura, col racconto, col calcio», prosegue con un riferimento alla partita di ieri. Poi una battuta: «Non commento, tifo per il Cesena».
Cavina scrive quello che ha visto mentre spalava il fango e affrontava l’emergenza. Non si sente un giornalista, i suoi non sono reportage. Si definisce un narratore. Il libro è una raccolta di episodi che ha voluto immortalare in un frangente drammatico, certo, difficile ma talmente umano da strappare anche qualche sorriso. Un’umanità a tinte alterne, tra salvagenti legati sul tetto in attesa dell’acqua e il ricordo di sua madre, creduta dispersa per un giorno intero e poi trovata a costruire un rifugio di emergenza per le sue amate galline. E poi la forza, lo spirito e l’ironia dei romagnoli: «È stata una lezione dura, dura come lo sono le lezioni importanti. Ma dobbiamo continuare a riderci su. In momenti terribili le bestemmie in romagnolo ci rincuoravano. Rischiaravano la notte come stelle».