Coppa Italia

Cesare Cremonini a bordo campo subito dopo la vittoria (foto Ansa)

 

Le lacrime di Gianni Morandi all’Olimpico di Roma con i giocatori, la corsa di Cesare Cremonini a bordo campo e quella coppa tanto sudata e desiderata che alza al cielo.

E l’immancabile Iva Zanicchi che, contattata da InCronaca, si fa prendere da un entusiasmo irrefrenabile, «perché sa, carissimo, io sono una tifosa sfegatata fin da bambina. Mio padre mi ha trasmesso la passione per questa squadra e oggi sono contentissima. Non festeggerò con pasticcini e champagne perché sono a dieta, ma è una gioia immensa vedere Bologna così allegra, con la gente nelle piazze, i fuochi d’artificio, i cori. Viva, viva Bologna! Ma senta questa barzelletta su tre tifose bolognesi che vanno a New York, c’è una certa Adalgisa che…». Non ce ne voglia l’aquila di Ligonchio ma ci fermiamo qui, non possiamo proprio proseguire. Fidatevi di noi.

Non c’è festa senza musica, senza quei protagonisti della canzone che a Bologna, e nei dintorni, ci sono nati e cresciuti, assimilando giorno per giorno una passione ancestrale, una dedizione per la squadra dei rossoblù che diventa quasi una fede. E poi c’è una canzone. Guarda caso un brano di Lucio Dalla, che mai come in queste ore risuona tra i vicoli della città, nelle sue piazze in festa, dai balconi che si affacciano sulla statua del Nettuno. “La sera dei miracoli”. La sera della vittoria del Bologna in Coppa Italia dopo 51 anni. Come un sogno che si avvera per i tifosi più agguerriti, un contagio irrefrenabile per i simpatizzanti e per chi in città è solo di passaggio.

Andrea Mingardi, autore dell’inno della squadra, “Le tue ali Bologna”, cantato con Dalla, Carboni e Morandi, si improvvisa anche commentatore sportivo ed è fiero di poter dire che «da rappresentante dei bolognesi all’estero, sono stato invaso da decine di video di tifosi che cantavano il nostro inno. In varie occasioni avevamo già dimostrato di essere più forti del Milan. Venerdì, l’allenatore Italiano avrebbe dovuto adottare la stessa strategia di ieri sera. La nostra è una squadra con dei valori e non ce ne frega nulla dei soldi, del potere. È anche giusto che, una volta tanto, il Milan se lo prenda “in quel posto”. In città la fede per i rossoblù unisce tutti. Sapere che, oggi, tantissimi godono perché un pallone è stato messo dentro, è una cosa bellissima».

Una fede che unisce anche chi tifa per un altro club, come Gaetano Curreri, leader degli Stadio, che nel cuore ha la fiorentina, eppure «sono contentissimo per questa vittoria, non faccio più distinzioni tra squadre. Stimo moltissimo Italiano e merita di ottenere tutto il successo che ha avuto. Oggi è una bella giornata».

«Una bellissima giornata», anche per Lodo Guenzi, frontman dello Stato Sociale. «Io sono un accanito tifoso di basket, di calcio mi interesso poco, però c’è Alby – altro membro della band -, tifosissimo. È giusto che parli lui». Alby è Alberto Guidetti che ha visto la partita all’Olimpico. Non in tribuna d’onore con i suoi colleghi illustri, ma in curva. Con lo zoccolo duro della tifoseria «che indossava maglie impensabili – racconta -, con i nomi di Cristiano Pavone e Marco de Marchi, tutti i miti degli anni novanta, quando eravamo in serie B, poi addirittura in C. Non siamo abituati a vincere e me ne sono accorto proprio quando abbiamo vinto. Non sapevo neanche cosa fare, sono ancora stordito. Abbiamo festeggiato e lo faremo per un anno e l’emozione è grande, una di quelle prime volte, per me, che non scorderò mai».