Musica

Iva Zanicchi (foto Openverse)

 

Iva Zanicchi non si fa troppi problemi a ricordare la sua data di nascita, il 1940, anzi ne fa quasi un vanto. Perché in questi ottantacinque anni di vita, l’aquila di Ligonchio ne ha combinate di tutti i colori. Tra canzoni entrate nella storia della musica italiana, programmi televisivi diventati un’icona, qualche occasione persa e, sempre e comunque, un amore profondo e appassionato per la vita e per l’ironia. Con la risata inconfondibile e i mille volti di una donna che senza tanti giri di parole si può ben definire una delle ultime dive del nostro Paese. Ha cantato a New York, a Sidney, ma anche nelle balere della riviera adriatica, nei numerosi festival che negli anni sessanta e settanta affollavano e rallegravano le caldi estate fatte di jukebox, granite alla menta, prosciutto e melone e punch al mandarino.

Raggiunta telefonicamente durante una pausa pranzo a base di pasticcini nella sua casa in Brianza, confessa: «Sa, mi ero messa a dieta, poi mi sono stufata. E quando ricominci a mangiare dopo il digiuno forzato, non ti trattieni più». (si fa una grassa risata).

E con quei pasticcini che la figlia Michela cerca di dosare con parsimonia, Iva festeggia l’anno del premio alla carriera ritirato all’ultimo Festival di Sanremo. «Sì, me la godo – racconta-. È stata una grande sorpresa. L’ho saputo durante l’annuncio che Carlo Conti ha fatto la domenica prima del Festival a Radio 1. Ero al ristorante con mia figlia, arriva il cameriere con una bottiglia di champagne. “Guarda che sei arrivato un po’ in ritardo”, gli dico. Gli anni li ho compiuti il 18 gennaio. E, invece, era un brindisi a questo premio, che è vero, sa un po’ di de profundis, però in fin dei conti me lo sono meritato».

Sarebbe impossibile contare tutte le cose che nella sua sessantennale carriera ha fatto, giriamoci poco intorno. «Ne ho fatte tante sì, ne ho combinate di tutti i colori. Nella musica ho diversificato moltissimo, forse troppo. Ho cantato testi impegnati, la musica di Theodorakis, musica ebraica, canzoncine per bambini. Non mi sono fatta mancare niente. E non mi sono pentita di nulla». E poi la televisione dove si sente a casa. «Con “Ok il prezzo è giusto” entravo ogni giorno nelle case di milioni di italiani. Era un format bellissimo che mi hanno riproposto di recente. Non ho accettato. Voglio fare cose nuove».

Tra le tante, in cantiere, c’è un nuovo programma in primavera su Canale 5. «Sarà molto diverso dal precedente “D’Iva”. Penso proprio che lo chiamerò “Iva contro Iva”. E chi ha orecchie per intendere, intende benissimo. Ci sarà la Iva cantante, ma anche la Iva da osteria, quella che io preferisco».

Il programma è ancora in fase di studio ma Iva ha già in mente di coinvolgere qualche suo collega. «Pensi che io di duetti non ne ho mai fatti tanti. Anzi, in studio penso di non averne registrato neanche uno. Ricordo però l’emozione a Senza Rete quando cantai con Aznavour. Erano altri tempi». In Italia, invece, uno chansonnier con cui Iva non ha mai duettato è Renato Zero. «L’ho conosciuto quando ancora non era nessuno. Avevamo lo stesso manager che un giorno mi disse: “Iva devo portarti a Roma per farti conoscere uno bravo”. Io sono sempre stata pigra, non ero così entusiasta. Eppure ci andai e quando Renato uscì dagli studi della Rca, con tutte quelle piume e quei tacchi che neanche io mi sono mai messa, rimasi folgorata, allibita. Alcuni mesi dopo è esploso e mia figlia si è innamorata di lui. Altroché fan di Iva Zanicchi. Lei è sempre stata una sorcina.»

Sui rapporti con la Tigre di Cremona (Mina) e con la Pantera di Goro (Milva), Iva sembra non avere dubbi. «Le ho amate molto entrambe. Spesso mi hanno messo in bocca parole che non ho mai detto. Mina è stata una cantante di rottura, è arrivata così, di colpo, è ha sdoganato tutto. Quando io ho iniziato la mia carriera, Mina era già Mina. Non sarei mai potuta essere una sua rivale e non ho mai sofferto la sua presenza. Io mi arrabattavo, andavo di qua e di là e mi sono buttata sui Festival».

«Con Milva, invece, ci siamo riavvicinate negli ultimi anni della sua vita. Stava molto male. Una sera, prima del mio ultimo Festival come cantante in gara, mi squilla il telefono. Credevo fosse la sua segretaria e invece era lei che a fatica, ma con una dolcezza incredibile, mi fece un caloroso in bocca al lupo. Mi regalò anche un fermaglio per i capelli, che quella sera indossai. Una cantante internazionale come pochissime altre. L’ho omaggiata proprio a Sanremo con “Canzone” di Don Backy. Quando cantava in tedesco cantava in berlinese, usava i dialetti anche degli altri paesi. Per non parlare della sua collaborazione con Piazzolla, che dovevo fare io. Una delle tante occasioni perse, ma cosa vuole, non potevo fare tutto».

Ornella Vanoni, un’altra gigante della musica italiana, poco prima del ritiro del premio quest’anno, l’ha «Tenuta un’ora al telefono. Mi anche sgridato: “Iva non essere volgare, devi andare elegantissima, non esagerare con la voce, sii sobria”. Unica».

Sulla musica contemporanea Iva si dimostra preparatissima e non manca di dare il suo appoggio a Lucio Corsi, che adora. «Un cartone animato molto tenero con un brano interessante. Poi, sa, i gusti cambiano. Quando da ragazza ascoltavo i Beatles o i Rolling Stones, mia madre, urlando, mi diceva: “Ma Iva! Cosa ascolti? Robaccia, molto meglio Claudio Villa o Giorgio Consolini”. Pensi un po’». Ai giovani d’oggi «Direi questo: va benissimo il rap, il trap o come cazzo si chiamano. Però ragazzi, divertitevi un po’ e poi tornate alla melodia. Perché se la melodia è vestita modernamente è intramontabile. Penso a Diodato, una voce bellissima e delle canzoni classiche ma moderne. Mi piace tanto».

Così come le piace tanto la sua regione, l’Emilia-Romagna, e Bologna: «Un rapporto bellissimo. Io sono di Reggio Emilia e per una della provincia come me, Bologna è sempre stata la grande città. Arrivi e senti odore di ragù anche se non lo vedi. Lo capti. E poi la musica qui impera, non si contano i cantanti che sono nati tra le sue torri. Lucio Dalla tra tutti. Formidabile. Adesso vivo in Brianza, tra le campagne, con mucche e galline. A Roma ci vado solo per lavoro. Mi piace molto, ma solo da turista diciamo».

E dopo il ragù, quale migliore conclusione se non una delle sue mitiche barzellette. «Due amiche incontrano un vecchio compare sposato felicemente, la moglie è a casa con l’influenza, e gli chiedono: “Senti, ti piacerebbe fare l’amore in tre?” E lui: “Sì, cacchio, mi piacerebbe molto”. Loro due: “Allora corri a casa che forse sei ancora in tempo”».

Viva Iva.

 

L'intervista è tratta dal n.2 di Quindici, del 30 aprile 2025