editoria

                                                                                                                                    L'interno della Libreria delle Donne (foto Giulia Carbone)

 

«Fino a qualche anno fa chi cercava testi femministi veniva qua. Ora che il femminismo è diventato una tematica più trasversale, quasi di moda, abbiamo più concorrenza». Elena latini, collaboratrice della Libreria delle donne di Bologna, parla della difficoltà di vendite in un mondo femminista. «I testi che prima non interessavano a nessuno – continua la collaboratrice - ora li hanno tutti. Però rimangono nella nostra selezione testi molto politici, della storia del femminismo che abbiamo solo noi». Una realtà di nicchia che va oltre le logiche delle grandi librerie, che si distingue per la selezione dei titoli puntando sull'autoimprenditorialità femminile. 

La libreria nasce sull’idea di un progetto politico femminista nel 1996, per trovare un luogo dove intrecciare e valorizzare gli scambi tra donne, che condividevano l’amore per la scrittura e i libri. Il gruppo si è spostato poi nel febbraio 2004 nella sede attuale, in via San Felice 

Sugli scaffali si prediligono i testi di politica e filosofia, preoccupandosi di conservare le tracce di un percorso di vita e di pensiero femminile che dal secolo scorso giunge fino a noi. Rimane però ampio spazio per altri settori. «Trattiamo tutto, dalla narrativa alla saggistica, dalla poesia ai libri per l’infanzia» dice Elena. Anche gli editori sono diversificati. «Non facciamo riferimento a qualcuno nello specifico però un editore che altre librerie hanno meno è Capovolte edizioni, una realtà molto piccola e femminista». A questa si aggiungono nomi più noti come Meltemi, Tamu e Mimesis.  

Sembra dunque essere aumentato l’interesse per il femminismo negli ultimi anni. Da tema di nicchia è divenuto dominante nel dialogo pubblico, e questo ha trasformato il mercato librario. I titoli femministi si trovano non solo negli scaffali delle librerie indipendenti ma anche nelle grandi catene come Feltrinelli e Mondadori e interessano un pubblico non solo al femminile. «Nella nostra libreria vengono molti giovani e ultimamente anche molti ragazzi e questo non può che farci enormemente piacere» racconta Elena Latini. Il libro di Lorenzo Gasparini I ragazzi possono essere femministi? (edito Settenove), non a caso, mette in luce come una società patriarcale e androcentrica è nociva per tutti e tutte coloro che la vivono, non solo per chi è di sesso femminile. 

L'attività di vendita dei libri nella Libreria delle donne si intreccia con l'organizzazione di momenti pubblici, eventi, incontri, confronti. Le due stanze presenti diventano così un luogo in cui le esperienze, i vissuti, i desideri, le idee e le prospettive di ciascuna si mischiano e si arricchiscono vicendevolmente. Tra gli ultimi eventi, che hanno riscosso particolare successo di pubblico, si può menzionare la presentazione del libro Femminismo Bastardo (edito Mimesis nella collana Selene) dell’attivista Maria Galindo. La penna della scrittrice boliviana unisce prosa e poesia, manifesto politico e articolo di giornale 

Tema caldo, quello del femminismo, che si fonda su elaborazioni e riflessioni politiche che ancor prima di scendere in piazza si trovano nei testi. Da qui l’importanza di realtà piccole come La libreria delle donne di san Felice che permette la catalogazione, la distribuzione e la fruizione di autrici come Carla Alonzi, rappresentante del femminismo radicale degli anni 70e autrici più contemporanee come Vera Gheno, Chiara Valerio e Michela Murgia. Voci di uno spessore ideologico profondo che hanno contribuito a rendere idee individuali valori universali.