Chiesa

Il cardinale Zuppi (foto Ansa)

 

La pagina “Zuppi che fa cose” ha 16.000 follower su Facebook, che sembrano poca cosa rispetto ai blasoni da sei zeri che decretano il successo sfuggente e immediato dei sempre più numerosi content creator della porta accanto di Instagram e di TikTok. Ma in questo caso, non è cosa da poco. Perché il “seguito” in questione è proprio il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna.  Il cui nome e volto è sempre più insistentemente inserito nella gold list dei possibili successori di Pietro. Anzi, il sogno dei bolognesi, e di chi con lui condivide da dieci anni le stanze della Casa del Clero di via Barberia, è di sentirlo chiamare al loggione centrale della basilica vaticana con il suo nome di battesimo. Sarebbe il primo Papa Matteo, un uomo che, secondo gli anziani sacerdoti in pensione che abitano con lui, «si sveglia prestissimo la mattina e torna la sera tardi, dopo le 23». Sempre in sella alla sua bicicletta, un arcivescovo atipico che, neanche a farlo apposta, nel nome e nell’attitudine, rimanda a quel Don Matteo interpretato da Terence Hill nella fortunata serie di Rai Uno.

E se sarà il Conclave, che si apre domani (7 maggio), a disvelare con una fumata bianca definitiva e inappellabile la fisicità e il pensiero del prossimo pontefice, il web, la gente comune, i colleghi e gli amici del cardinale sembrano avere le idee chiare. A suon di aneddoti, retroscena, rivelazioni su gusti, preferenze e abitudini alimentari, Zuppi sta scalando la tutta terrena piramide del trend, in una efficace mescolanza di sorrisi, battute, sottili ironie. I commenti sotto le foto di Facebook non si contano. C’è chi lo paragona «per la dolcezza a Papa Giovanni XXIII, per la simpatia a Giovanni Paolo II e per la determinazione a Papa Francesco». C’è chi non ha dubbi perché «Zuppi non si vanta, non suona le trombe, ma con benevolenza sorride e ci fa capire la bellezza di essere figli di Dio». Ancora, «sarebbe un grande Pontefice, buono per i poveri e con l’odore delle pecore».

Poi ci sono i laici, come Roberto Morgantini, padre delle “Cucine Popolari”, secondo cui Zuppi sarebbe un ottimo papa, perché «Don Matteo è uno di noi, che mette i poveri al centro». O come Alessandro Bergonzoni che l’ha coinvolto nel suo “Tavolo delle trattative”, nel nome della tregua dalle guerre e della solidarietà, «una chiamata alle arti per la pace, insieme». O il giornalista Paolo Soglia che non va tanto per il sottile e, preso dalla passione calcistica, è convinto che «ormai, perché il Bologna ottenga un rigore contro la Juve c'è solo da sperare che Zuppi diventi Papa e si incazzi la domenica dal balcone di piazza san Pietro».

Costantemente in contatto con le fasce più deboli della popolazione, attento alle questioni migratorie e all’accoglienza, nel 2019, poco prima di essere creato cardinale, in occasione delle celebrazioni di San Petronio ha lanciato il tortellino al pollo che, con buona pace dei puristi della cucina bolognese, ha permesso anche ai musulmani di festeggiare il patrono della città, avvicinando le due religioni, così diverse eppure così simili nella declinazione della fede e del credo. E, poi, l’amore per il calcio, le campane suonate a Roma quando la squadra giallorossa vinse lo scudetto, le foto. Tante, tantissime foto, raccolte nella pagina Facebook che fornisce un ritratto popolare e umile del cardinale. In risciò con il sindaco Lepore alla guida tra le vie del centro di Bologna, sorridente al fianco del presidente ucraino Zelensky, nelle cucine dell’arcivescovado impegnato ad assaggiare una zuppa di fagioli, con Otello Ciavatti, compianta anima dei comitati di piazza Verdi negli anni settanta, tra i lavoratori in sciopero, in elicottero con i ragazzi dell’aeronautica militare, con Francesco Guccini, nelle manifestazioni di pizza.

Scaramantico quel tanto che basta, in questi giorni ha addirittura fatto riferimento al rischio di essere eletto sullo scranno di Pietro, dimostrandosi convinto che quel rischio non c’è. «Me ne andrò da Bologna quando i rossoblù vinceranno lo scudetto. Sto tranquillissimo, ma dal parrucchiere ci vado. Mi sistemo un po’. Come avrebbe detto mia madre: “Dove vai vestito così?”».

Ma intanto i fanclub il tifo lo fanno. Eccome. Le suore clarisse del monastero di San Bernardino di Rimini hanno lanciato sul web l’iniziativa “Adotta un cardinale”, che in pochi giorni ha raggiunto un migliaio di commenti. Un occasione di preghiera per consentire al futuro papa di agire nel migliore dei modi, dicono le consorelle. E Zuppi è uno dei più votati. Sarà per il suo sorriso contagioso, per quell’anima romanesca che emerge prepotentemente. Sarà anche per l’amore che il cardinale ha dimostrato verso la musica, quella leggera, strumento di unione e di vicinanza. È stato compagno di liceo di Francesco De Gregori, ha lodato Mogol e Battisti e come in “Sì viaggiare” anche lui viaggia, spesso in contromano a bordo della sua bicicletta d’epoca, qualche volta controcorrente, quasi mai bruscamente, sterzate leggere, salite e discese, per un vescovo che nel nome della sua carica da cardinale è un “perno”, una sicurezza per i suoi concittadini e, forse, mettendo da parte la scaramanzia, presto per il mondo intero. Chissà.