giustizia

Nicola Mazzacuva, Elisabetta Italia D'Errico e Flavio Peccenin nella Fondazione Forense Bolognese (Foto di Alessandro Fratini)
Il verdetto dei penalisti bolognesi è unanime: il “decreto legge sicurezza” è «confuso e disomogeneo», mira a «sopprimere il dissenso» e a «calpestare i valori della Costituzione». L’avvocata Elisabetta Italia D’Errico e Carlo Machirelli, segretario della Camera Penale di Bologna, bocciano in toto il decreto in occasione dell’incontro “Dal Ddl sicurezza al Dl sicurezza” nella Fondazione Forense di Bologna.
Il provvedimento, entrato in vigore l’11 aprile, introduce misure più severe in materia di ordine pubblico, tra cui l'inasprimento delle pene per l'occupazione di immobili, nuove restrizioni per le manifestazioni pubbliche, il divieto alla compravendita di cannabis light e l’introduzione del reato di rivolta penitenziaria. Il decreto ha sin da subito suscitato polemiche, sia perché un disegno di legge sui medesimi temi è già in discussione al Senato – e ora c’è il rischio di “strozzare” di tale iniziativa normativa – sia perché la magistratura sostiene che non sussistano le condizioni di urgenza richieste per varare una direttiva simile.
Riprendendo la più ampia protesta nazionale, i giudici bolognesi criticano le misure sulle rivolte in carcere e sugli insediamenti abusivi. «Il mezzo del decreto legge è sempre stato usato come scorciatoia, ma non è mai stato usato così. Ci stiamo indirizzando verso un assetto non-costituzionale, per questo è necessario che la cittadinanza ne sia al corrente», continua D’Errico.
Inoltre, Machirelli sottolinea come «il decreto mette al centro del diritto l’autorità a scapito del cittadino, attraverso pene più aspre e per dare un maggiore senso di sicurezza, ma così aggrava problemi come il sovraffollamento delle carceri e la mancanza di tutela verso soggetti fragili, come le donne incinte, a cui è stato eliminato l’obbligo di rinvio di pena».
Per ultimo, è intervenuto Ettore Grenci, responsabile territoriale della Camera Penale di Bologna, che definisce il “decreto legge sicurezza” come «uno strappo alla democrazia» e lancia un appello di protesta pacifica ai giuristi nelle Camere contro «questo atto di prepotenza contro Costituzione e Parlamento».