Palestina

Tra le macerie nella Striscia di Gaza (foto Ansa)

 

 

Soffia il vento di un’ulteriore escalation sulla Palestina. Il conflitto a Gaza ha raggiunto un nuovo e drammatico punto di svolta. Il gabinetto di sicurezza israeliano ha dato il via libera, con voto unanime, a un piano che prevede l’ampliamento su larga scala dell’operazione militare contro Hamas. L’obiettivo è una conquista progressiva e l’occupazione permanente dell’intero territorio della Striscia di Gaza. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha parlato di un’offensiva intensa che procederà gradualmente nei prossimi mesi, ma che non avrà inizio prima della visita del presidente statunitense Donald Trump in Medio Oriente, programmata tra il 13 e il 16 maggio.

A oggi, l’esercito israeliano occupa stabilmente circa un terzo della Striscia, controllando aree strategiche nel nord, parti centrali del territorio e due corridoi militari che dividono Gaza e impediscono il ritorno di centinaia di migliaia di sfollati. Con il nuovo piano questa occupazione parziale viene formalizzata e trasformata in una strategia militare a lungo termine. Israele intende impedire la ricostituzione di Hamas attraverso una presenza duratura dell’Idf (Forze di Difesa Israeliane) sul terreno. A sostegno di questa nuova fase operativa, il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha autorizzato la mobilitazione di decine di migliaia di riservisti.

Uno degli aspetti più controversi del piano riguarda il trasferimento forzato dell’intera popolazione palestinese, oltre due milioni di persone, in un’area umanitaria nel sud della Striscia, lungo la fascia costiera. Netanyahu ha dichiarato che lo spostamento servirà a proteggere i civili, ma non ha fornito indicazioni precise sulla dimensione né sulla collocazione esatta della zona.

La decisione del governo israeliano ha immediatamente provocato reazioni contrastanti sulla scena internazionale. Alcuni alleati storici di Israele, come gli Stati Uniti, hanno espresso preoccupazione per le ricadute umanitarie dell’operazione, pur continuando a sostenere il diritto di Israele a difendersi da Hamas. Fonti diplomatiche americane avrebbero chiesto chiarimenti sull’eventuale zona umanitaria e sulle misure concrete per proteggere i civili durante l’offensiva.

L’Unione Europea, dal canto suo, ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco duraturo e ha sollevato dubbi sulla legalità dei trasferimenti forzati, richiamando il diritto internazionale umanitario.