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Nella foto Donald Trump, fonte Startmag
Definisce le intenzioni di Trump «lodevoli», ma considera le sue modalità «tutt’altro che lodevoli». Piero Ignazi, politologo e docente dell’Università di Bologna, boccia così le mosse del presidente Usa, ma critica l’inazione dell’Unione europea. Inoltre, crede che Meloni non potrà tenere a lungo il suo ruolo intermedio tra Europa e Stati Uniti, e che presto dovrà decidere chi sostenere.
Professor Ignazi, come giudica l'operato di Donald Trump in politica estera?
«Trump è ancora un mistero: da un lato le sue intenzioni sono lodevoli, come voler porre fine alle guerre in Ucraina e in Israele, ma la modalità che sta impiegando non è assolutamente lodevole. Riguardo l’Ucraina, Trump ha teso più volte la mano agli aggressori e quasi demonizzato gli ucraini mentre, per quanto riguarda Gaza, non ha la minima idea di cosa sta parlando, perché l’idea di trasformarla in una specie di resort è veramente vergognosa».
Trump sostiene che i dazi arricchiranno gli Stati Uniti, ma stanno avendo l'effetto contrario. Qual è, dunque, la ragione dunque dietro queste tariffe così pesanti?
«I dazi hanno poco a che vedere con una strategia economica. Sono frutto di una missione ideologica, cioè mostrare che l'America è forte e può fare quello che vuole, mentre tutti gli altri si devono inchinare e riconoscere la sua forza. Del resto, quando i consiglieri di Trump hanno dichiarato che 50 paesi hanno chiesto di negoziare dopo l’arrivo dei dazi, volevano dimostrare che l'America è tornata grande».
Come le sono sembrate le risposte dell'Unione europea alla linea Trump?
«Le risposte dell’Unione europea finora non ci sono state, ha dato qualche segno di vita difendendo Zelensky, però è tutto lì. La coalizione dei volonterosi è una buona idea, ma anche qui si rimane nel campo delle buone intenzioni, senza giungere al concreto. Ora come ora è tutto in evoluzione ed è difficile dare delle valutazioni solide».
Meloni finora ha mantenuto un ruolo da paciere fra Stati Uniti e Unione Europea, ma ora più che mai il dialogo tra i due sembra la soluzione più difficile. Questa strategia può ancora giovare all’Italia, oppure il Governo sarà costretto a schierarsi?
«Certo che Meloni dovrà schierarsi con l'Europa, non c'è scampo. Sta puntando i piedi per cercare di resistere, ma alla fine dovrà cedere all’allineamento con l’Ue, a meno che non voglia causare un "patatrac"».
Gli strappi antieuropei di Salvini e il disaccordo con Tajani rischiano di destabilizzare il Governo?
«Il rischio di destabilizzazione è molto ridotto, perché alla fine troveranno una linea comune da sostenere tutti insieme. Dunque è inutile sperare che su temi come il rapporto con gli Usa e l’Ue ci possa essere una rottura tra Salvini e Tajani. Non esiste proprio, sono fantasie».
Ma così Salvini non rischia di fare il gioco di Trump?
«No. Così come Trump, Salvini fa il suo gioco per evitare che la Lega sparisca politicamente, vuole dimostrare che la Lega esiste ancora. Per farlo, vuole caratterizzare la propria identità e sottolineare che il suo partito ha una linea diversa dagli altri membri della coalizione».
Nella foto Piero Ignazi, fonte Wikimedia Commons