fotografia

Nella foto di Edoardo Cassanelli l'artista Angelo Candiano e il direttore del Mambo Lorenzo Balbi
Una lezione sulla poetica della luce, su come essa agisce, su come essa lascia la sua impronta sugli oggetti del mondo, rivelando tutta la sua estetica. Questo traspare dalla nuova mostra del fotografo Angelo Candiano, Solo luce del sole?/Just sunlight?, visitabile alla Casa Morandi dal 12 aprile al 6 luglio e presentata oggi in anteprima alla presenza dell’artista e del curatore del progetto, il direttore del Mambo Lorenzo Balbi.
«È un progetto molto piccolo, sono quattordici opere, ma che attraversano oltre trent’anni della mia attività». Sono queste le prime parole di Candiano, che già altre volte in passato ha presentato i suoi lavori a Bologna: «Mi trovo sempre bene quando vengo qui».
Ma perché questo dialogo tra Morandi e Candiano sul tema della luce? Se per Morandi la luce era uno strumento da sfruttare, attraverso la finestra della sua casa di via Fondazza, per stendere la realtà del mondo (rappresentato dalle sue iconiche nature morte) sulla tela, con l’ausilio di colore e pennello, per Candiano la luce diventa protagonista assoluta, diventa essa stessa opera, che imprime la sua traccia sugli oggetti e sulle situazioni di ogni giorno: «È solo luce o c’è anche altro? La luce ossida la materia, per questo ho cercato di raccordarmi al lavoro di Morandi, credo che lui sapesse come la luce segna la materia».
Le creazioni di Candiano scelte per il pubblico sono fotografie su supporti diversi, una scultura e un video loop, e tutte hanno l’obiettivo di indagare la vita della luce nel suo naturale svolgersi, fino al dissolvimento e alle orme da essa lasciate indietro. Capostipite della mostra l’unica scultura, Situazione, in carta fotografica, nata per evidenziare la terza dimensione della fotografia e che tanto ricorda gli oggetti anonimi dal piglio “metafisico” di Morandi. Affascinante anche Carbon paper # 7, fotografia su tavola che rappresenta una situazione dove la terza dimensione è stata del tutto cancellata.
Il breve percorso all’interno delle stanze di Morandi rivela così il lavoro di un’artista che, attraverso l’abile conoscenza di tecniche e processi fisico-chimici, riesce a dare un volto alla luce, ricordandoci come la fotografia sia da considerare, a tutti gli “effetti”, «una cosa unica. Ti fa impazzire l’idea che la materia è segnata dalla luce e quindi rimane impressa un’immagine».