Cinema

Matteo Garrone (al centro) alla presentazione della mostra, con Gian Luca Farinelli (a sinistra) e Daniele Del Pozzo. Foto di Giulia Goffredi
«Da ragazzo non pensavo che sarei diventato regista, ma già quando dipingevo ero un grande appassionato di cinema, era veramente importante nella mia vita». Matteo Garrone, regista di "Io capitano", "Pinocchio" e "Dogman", presenta ai fan un lato inedito del suo percorso artistico, quello di pittore, che anticipa quello di cineasta.
Da domani 10 aprile fino al 6 ottobre, una parte degli spazi della Galleria Modernissimo – l’altra è dedicata alla mostra Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere – vede protagonista la mostra Prima del cinema la pittura. Una ventina di opere accompagnano i visitatori in un’atmosfera soffusa, alla scoperta delle origini artistiche di Garrone. Dai disegni fatti da bambino, a cinque o sei anni, fino ai dipinti a olio realizzati da ventenne, dove l’indagine del colore, della luce e della composizione rivelano lo sguardo di un grande cineasta che sta per prendere la cinepresa in mano. Anche se, «le cose più belle le facevo da piccolo», scherza lui.
Pittura e settima arte s’incontrano, infatti, sia nella scelta dei soggetti – i più appassionati riconosceranno alcuni personaggi dei suoi esordi cinematografici – che in quella dei punti di vista. Primi piani – di amici e conoscenti – che squarciano le tele, nature morte in decomposizione e volti affacciati dai finestrini di un treno, che sembrano scorrere davanti agli occhi come lunghe inquadrature.
Serie di ritratti di Matteo Garrone. Foto di Giulia Goffredi
Impossibile, infine, non restare affascinati dalla sua ultima opera, "La donna in frantumi" (1995), lastra di pietra dipinta, andata in frantumi due anni più tardi e poi ricomposta per la prima volta in occasione di questa mostra. Come in un’insolita transizione cinematografica, quella che poi sarebbe diventata una scena del suo primo cortometraggio sembra così sgretolarsi davanti agli spettatori. Garrone racconta cos’è successo: «L’ho esposta una sola volta, in uno spazio esterno. Il giorno dopo sono andato per prenderla, ma di notte, col vento, è crollata». Sorride: «Però è diventata ancora più bella. È una delle opere a cui sono più legato».
"La donna in frantumi" (1995) di Matteo Garrone. Foto di Giulia Goffredi
Tornerà mai a dipingere? «Adesso faccio cinema, però, se avrò davanti a me un periodo più lungo per fare un percorso, magari deciderò di ritornare alla pittura. Sarei curioso di vedere come potrebbero essere le mie nuove opere. Sono cambiato tanto, sono passati trent'anni. Sicuramente sarebbero molto diverse».
Ma non finisce qui, l’omaggio della Cineteca di Bologna continua, tra aprile e maggio, con la retrospettiva integrale della sua filmografia – per la prima volta tutta in pellicola da 35mm – al Cinema Modernissimo, che verrà inaugurata dallo stesso Garrone stasera alle 20, con la proiezione del film "L’imbalsamatore".