editoria

Foto di Edoardo Cassanelli
Nata nel 1937, Helga Schneider ha attraversato in prima linea la Storia quando era solo una bambina di un quartiere di Berlino, negli anni della Seconda guerra mondiale. Tutto questo l’ha portata a diventare testimone del passato attraverso la scrittura, fino a emergere come una delle voci più autentiche e potenti di quel tempo oscuro del Novecento, lontano eppure così attuale. Ricordiamo alcuni dei suoi titoli più famosi, tra romanzi, racconti per ragazzi (letti e studiati nelle scuole) e memoriali: Il rogo di Berlino (Adelphi, 1995), sua opera prima e capolavoro, che narra la sua infanzia sotto le bombe degli Alleati, tra la fame, la sete e gli orrori delle macerie e dei corpi lasciati per le strade.
Lasciami andare, madre (Adelphi, 2001), che tratta dell’incontro, dopo anni, con la madre e della sua collaborazione con il governo del Reich come guardiana ad Auschwitz.
Stelle di cannella (Salani, 2002), romanzo sullo sconvolgimento della vita di una famiglia ebrea con l’ascesa di Hitler e del Nazismo.
L’usignolo dei Linke (Adelphi, 2004), incentrato su una storia non sua personale, ma di un giovanissimo profugo di origine prussiana in fuga dall’Armata Rossa nel gelo dell’inverno a cavallo tra il 1944 e il 1945.
L’albero di Goethe (Salani, 2004), che accomuna aneddoti sul grande scrittore Johann Wolfgang von Goethe, che amava scrivere sotto un faggio nei pressi di Weimar, e le atrocità nel campo di concentramento di Buchenwald, sorto in quello stesso luogo cent’anni dopo la morte del celebre umanista tedesco.
Heike riprende a respirare (Salani, 2008), libro per ragazzi nel quale l’autrice ritorna, questa volta con una storia inventata, agli orrori della Berlino bombardata nel ’45.
La baracca dei tristi piaceri (Salani, 2009), con protagonista una donna rinchiusa nel campo di Buchenwald, costretta a mettere al servizio il suo corpo per il piacere dei suoi carcerieri.