Mobilità
Bologna 30 è un tema che sta dividendo non solo la classe politica ma anche i cittadini. Lei è favorevole?
«Intanto ci tengo a precisare che ho passato tutta la mia carriera politica e accademica a Bologna, ma sono modenese, anche se Bologna la conosco bene. Fatta questa premessa, io sono abbastanza contrario a Città 30. In particolare sono contrario alla generalizzazione del limite dei 30. Mi sembra più un’esigenza politica che un’esigenza funzionale e credo che sotto il profilo funzionale questo cambiamento possa essere una causa di incremento notevole dell’inquinamento, oltre a essere un obbligo molto difficile da rispettare.
Sarebbe stato meglio se questo limite fosse stato applicato solamente nelle zone in cui è effettivamente necessario non superare i 30 chilometri.
Credo inoltre che questa misura vada a incrementare l’insofferenza già notevole della cittadinanza nei confronti dell’amministrazione, nata anche da altri provvedimenti come per esempio le misure relative alla raccolta dei rifiuti».
La raccolta firme per un referendum contro Città 30 è tuttora in corso e ad oggi ci sono state più di 45mila adesioni. Cosa ne pensa?
«Credo che sia un fatto da considerare attentamente, anche perché è probabile che vi siano molte altre persone che non hanno ancora firmato e che a loro volta sono contrarie».
Secondo lei, quando ci saranno le prossime elezioni comunali, questo tema influirà o no sull’eventuale rielezione di Lepore?
«Guardi, questo tema è politico, esattamente come lo è quello della raccolta dei rifiuti. Tutto può diventare politico.
Se poi si sommano le insofferenze che possono scaturire da queste scelte, ecco che allora l’aspetto politico diventa più evidente. Pensiamo inoltre anche ai vari cantieri che in città possono bloccare o rallentare il traffico. Pensiamo a un cantiere come quello della Garisenda. Sono tutte situazioni che, ripeto, possono generare fastidi e insofferenze».
Quindi queste misure possono avere un ruolo nella scelta degli elettori.
«Posso dirle questo. Dal 1945 in poi, escludendo Guazzaloca, il primo civico di centrodestra a conquistare Palazzo d’Accursio, a Bologna ci sono sempre state amministrazioni di sinistra. Non sono sicuro che una misura come Città 30 possa essere la causa di una sconfitta elettorale. Però può effettivamente produrre un’erosione nel consenso, il che è un fatto rilevante».
In un’intervista rilasciata al Carlino, il professore di diritto costituzionale Andrea Morrone ha detto che il referendum di cui si parla è consultivo e non comporta obblighi normativi per l’attuale giunta. Può avere però un forte significato politico. Ha aggiunto che, dall’attuale fase di raccolta firme alla celebrazione del referendum, potrebbero passare almeno due anni. Lei che ne pensa?
«Non sono sicuro che il referendum verrà effettuato. Invece, credo più possibile che, anche alla luce di come si evolverà la situazione, qualcuno dentro l’amministrazione valuterà se andare avanti con il divieto generalizzato dei 30 o se tornare sui propri passi».
Se nel giro di due anni si arrivasse al referendum, Lepore non correrebbe il rischio di trovarsi questo problema al momento del voto?
«Certo che potrebbe esserci questo rischio. Il disagio e l’insofferenza sono concreti e la raccolta delle firme lo dimostra. Lo ripeto, può benissimo esserci una certa erosione nel consenso popolare. Unire poi il referendum al voto amministrativo, nello stesso giorno, potrebbe avere effetti negativi per la sinistra».
Tornando a Guazzaloca, uno dei motivi per cui vinse al secondo turno fu l’astensione di numerosi elettori di sinistra del quartiere Borgo Panigale. A far scaturire le polemiche fu la decisione della giunta Vitali di costruire un cordolo per il trasporto pubblico in via Emilia Ponente. Secondo lei con Città 30 potrebbe ripetersi quella situazione?
«Non so se si tornerà a quel precedente o se Lepore terrà duro con la sua decisione. Dal mio punto di vista è possibile ma non è probabile che Bologna cambi colore per questa misura. Vedremo cosa succederà».
Nell'immagine, il politologo Carlo Galli. Foto concessa dall'intervistato