Voto Senato

È stata bocciata in Senato la proposta della Lega per il terzo mandato dei governatori regionali, dopo che stamattina lo stesso partito di Matteo Salvini aveva ritirato un provvedimento analogo, relativo ai sindaci dei comuni con più di 15mila abitanti.

Proprio in giornata, prima del voto, Bonaccini aveva aperto a una sua possibile terza candidatura come presidente della regione Emilia-Romagna. «Sarebbe il centrosinistra a dover fare una scelta. Ma se mi venisse chiesto certamente darei la mia disponibilità. Se questo non sarà possibile non so se mi chiederanno di candidarmi in Europa. Questo si vedrà tra qualche settimana e a quel punto andrebbe fatta una valutazione».

Il voto sull’emendamento al dl elezioni si è svolto in commissione affari costituzionali del Senato e ha sancito la spaccatura del centro-destra. A favore, infatti, hanno votato solo Lega e Italia Viva, mentre hanno espresso parere contrario Fratelli d’Italia e Forza Italia con il sostegno dei Cinque Stelle, del Pd e di Avs. Azione non ha partecipato al voto. In tutto ci sono stati 4 voti favorevoli, 16 contrari, un'astensione e una assenza.

A margine del voto Matteo Salvini ha provato a minimizzare la divisione della maggioranza di governo. «Non ci sarà nessun problema in maggioranza se non passerà in Parlamento la legge sul terzo mandato. La posizione della Lega è chiara ma siamo in democrazia: ogni tanto le nostre proposte passano altre volte, come in questo caso, vengono bocciate perché tutti gli altri sono contro». 

Dalla Lega arriva anche la voce di Paolo Tosato, vicepresidente della commissione Affari costituzionali, che dichiara: «La partita non è chiusa. In Veneto, siamo convinti che anche gli elettori di Fratelli d'Italia e Forza Italia siano con noi. È un peccato che i vertici dei loro partiti abbiano manifestato, invece, la loro contrarietà. Per questo motivo, ripresenteremo le nostre proposte e cercheremo di convincere i nostri alleati di maggioranza a rivedere le loro posizioni».

Polemico invece Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato. «Avevamo sul campo un assist perfetto per mandare Giorgia Meloni in minoranza: coalizione di governo spaccata, e numeri a favore delle opposizioni se si fossero presentate compatte. E quindi il saldo di una giornata che avrebbe potuto essere di sconfitta totale della Premier, diventa una sciarada nella quale la Meloni schiaffeggia Salvini».

 

Foto di Federico Iezzi