medio oriente
Stamattina si è tenuto un presidio organizzato dai giovani palestinesi di Bologna «per il boicottaggio accademico». La levata di scudi scaturisce «da un atteggiamento di complicità di Unibo e Ababo (Accademia di Belle arti) sulla situazione del genocidio». Dopo svariate proteste è stato accordato agli studenti un incontro con il rettore, che avrà luogo domani, per discutere «degli accordi di scambio attivi tra l’ateneo e università o centri di ricerca israeliani e dei contratti ancora vigenti a cui l’Università cittadina aderisce e a cui partecipano Leonardo, Thales, Eni, Fondazione MedOr e Nato».
Questa l’invettiva di una studentessa all’indirizzo della linea politica dell’Unibo sulla questione mediorientale: «Noi non siamo complici con il genocidio israeliano e non siamo d’accordo che la nostra Università si macchi di crimini intrattenendo dei rapporti con aziende belliche e con atenei dello Stato mediorientale».
Un altro attivista ha corroborato le critiche della collega affermando «che la nostra Università ha le mani sporche di sangue perché sta facendo accordi con tutte le più grandi industrie militari europee, tra cui la Leonardo Spa e la Thales, oltre ai pezzi fondamentali del comparto militare israeliano. La ricerca degli atenei del Paese mediorientale è fondata sul one use (destinata esclusivamente al militare) e non sul dual use (indirizzata anche al civile)».
Nell'immagine uno striscione tenuto dai manifestanti. Foto di Claudio Cucinotta