Esposizioni
“Solo coloro che temono l’assurdo raggiungono l’impossibile”: parola di Maurits Cornelis Escher. Uno che l’orizzonte dell’assurdo è riuscito a spostarlo un po' più in là, proprio come sanno fare solamente i grandi esploratori, che riescono a mostrare all’umanità nuove prospettive. Per questo motivo Escher è uno tra gli artisti più affini alla figura del mitico Ulisse; la mostra in scena fino al 21 luglio a Palazzo Diamanti a Ferrara, rappresenta, infatti, una vera e propria odissea della sua vita artistica.
Nato nel 1898 in Olanda, Escher, che ha vissuto in Italia fra le due guerre, ci restituisce attraverso i suoi lavori visioni immaginifiche e allo stesso tempo enigmatiche. Un po' visionario e un po' sognatore, nelle opere di Escher c’è di tutto, dai temi geometrici fino a quelli filosofici. La sua grandezza non risiede solamente nella complessità dell’opera in sé, quanto nella capacità di relazionare mondi diversi tra loro. In questo, fa ampio ricorso all’uso di un acceso simbolismo, come per esempio in “Stelle”, che poi alla fine è ciò che affascina e cattura l’attenzione dello spettatore. Il “rapimento” dura il frangente in cui ci s’immerge a decifrare il mistero relegato nell’opera, ma non tutto può essere colto, almeno non subito. Questo perché come dichiarato dallo stesso maestro, “Il mio lavoro è un gioco, un gioco molto serio” a dimostrazione della grande attenzione con cui creava e caricava di dettagli alcune delle sue più celebri xilografie e litografie, come “Concavo e convesso”, “Su e giù” e “Relatività”.
Uno dei pezzi da novanta della mostra che racchiude tutto l’universo escheriano è certamente “Metamorfosi”. Un’opera larga quattro metri per venti centimetri di altezza, in cui avviene la trasformazione di un oggetto in un essere, per poi fare ritorno al suo stato di origine. La tematica principale della xilografia è la ciclicità, l’eternità e la continuità, che Escher molto abilmente attraverso la tecnica di tassellatura riesce a sintetizzare all’interno di uno spazio.
Alla fine, quella di Escher è una mostra-viaggio che arriva a tutti i visitatori, ma anche all’intera comunità. Questo perché la sua arte è stata capace di saper influenzare la contemporaneità nel campo della moda, del design finendo persino su una copertina dei Pink Floyd. Inoltre, a rendere ancora più totalizzante l’esperienza, c’è un piacevole percorso interattivo con pareti e intere sale in cui è possibile immergersi in prima persona negli studi di prospettiva e nei giochi ed illusioni, che renderanno il visitatore parte integrante delle opere dell’artista.
Foto concessa dall'ufficio stampa