migranti

Dopo il suicidio di Sylla Ousmane nel Cpr di Roma, a partire dalla capitale sono diverse le città in cui si sono organizzati presidi al grido “No ai Cpr”. E in effetti, questa mattina in Emilia-Romagna associazioni, sindacati e Ong hanno organizzato in simultanea un presidio sia a Bologna che a Ferrara, per protestare contro le condizioni disumane che le persone migranti vivono all’interno dei Cpr (Centri di Permanenza per i Rimpatri) e annunciare la manifestazione del 2 marzo a Ferrara. Infatti, è proprio qui che, dallo scorso ottobre, si discute se aprire un nuovo Cpr o meno.

Al momento sul territorio italiano ci sono dieci Centri di Permanenza per i Rimpatri (Torino, Milano, Gradisca d’Isonzo, Roma, Bari, San Gervasio, Brindisi, Trapani, Caltanissetta e Macomer) per un totale di 1.338 posti. Si tratta di luoghi molto problematici, all’interno dei quali è facile che scoppino proteste e rivolte, come è accaduto a Gradisca d’Isonzo, Roma, Caltanissetta e Trapani, parzialmente distrutto dopo la rivolta del 22 gennaio e Torino, chiuso da marzo 2023 anche a causa delle indagini per omicidio colposo che coinvolgono due dirigenti.

«Vivo in Italia dal 2011 – ha raccontato questa mattina sotto la prefettura di Bologna un ragazzo migrante – Per tre anni ho vissuto nel Cpr di San Gervasio e era peggio che stare in carcere; lì puoi incontrare i tuoi familiari o parlare con gli avvocati, ma nei Cpr non hai nessun diritto». E se lui è riuscito a uscire, molti suoi amici sono ancora rinchiusi in queste strutture, chi a Trapani, chi a San Gervasio, chi a Ponte Galeria a Roma. «Molti dei miei amici sono rinchiusi dal 2019; quando siamo arrivati in Calabria per raccogliere i pomodori si erano recati in prefettura per una questione di contratto, ma lavorando tutti in nero sono stati mandati a San Gervasio. Noi non sapevamo nulla e per sapere che fine avessero fatto ci abbiamo messo due mesi», ha raccontato Folaye.

I Cpr sono stati istituiti dalla legge Turco-Napolitano nel 1998; nel corso del tempo hanno cambiato diversi nomi ma mai la sostanza. Si tratta di luoghi destinati a tutte le persone straniere che, sul suolo italiano, vengono trovate in condizioni di irregolarità (senza contratto, senza permesso di soggiorno…) con lo scopo di rimpatriarle. A oggi il decreto Cutro punta a rafforzare quest’istituzione attraverso circa 20 milioni di fondi in più stanziati tra il 2023 e il 2024 per la creazione di nuovi centri e il prolungamento fino a 18 mesi dei limiti massimi di detenzione prima del rimpatrio. Eppure è raro che queste tempistiche vengano realmente rispettate; «non è vero che dopo 18 mesi ti rimpatriano – continua Folaye – conosco persone che sono rinchiuse dal 2016. Il problema è che ti spostano in continuazione, e ogni volta sei nuovo e è come se ricominciassi da zero».

Questi luoghi «sono in realtà gestiti come carceri, veri e propri lager con problemi di sovraffollamento e carenza di cure mediche adeguate, dove però sono detenute persone che non hanno commesso alcun reato», afferma Luca Chierici, della segreteria della Camera del lavoro. «E se qualcuno scappa ed entra in clandestinità - prosegue Chierici- non solo rischia di finire nelle mani della criminalità organizzata ma incide anche sulla percezione di sicurezza e dell'emergenza immigrazione, che invece è ormai un fenomeno strutturale».

A essere problematico è anche il fatto che si tratta di veri e propri luoghi militari, in cui è impossibile entrare perché sono presidiati dalla polizia. Per questo, verificare le condizioni reali in cui le persone migranti si trovano risulta molto complicato. Eppure le poche informazioni che riescono a trapelare non sono affatto confortanti: basti pensare al Cpr di Milano, sequestrato e commissariato, dove le persone migranti erano costrette a mangiare cibo scaduto e non ricevono alcun tipo di cura. Inoltre, trattandosi di strutture gestite da privati la questione si complica, dal momento che il personale sanitario assunto non è quasi mai adeguatamente formato.

 

Presidio sotto la Prefettura di Bologna. Foto di Nikol Ceola