Città 30

Guendalina Furini, 22 anni, studentessa di Scienze della Comunicazione è da alcuni giorni il volto della protesta contro Città 30. L’8 gennaio ha lanciato una petizione su Change.org, che ha già raccolto oltre 45mila firme. La giovane è arrivata anche a confrontarsi con Matteo Lepore nella giornata di ieri.

 

Ieri c’è stato un confronto diretto tra lei e il sindaco. Ci racconta come è andata?

«È stato un incontro informale, un faccia a faccia molto breve in videochiamata in cui ho riportato al primo cittadino il motivo per il quale è nata la petizione, arrivata oggi a 44 mila firmatari. Dal canto suo, Lepore ha affermato di aver preso seriamente la questione e che terrà conto della grande mole di firme. Ha poi aggiunto che avrebbe piacere a confrontarsi nuovamente sull’argomento, per capire meglio il punto di vista e l’opinione dei cittadini che hanno deciso di sottoscrivere il proprio nome alla petizione».

 

Pensa che farà seguito un incontro di persona?

«Non è stata espressa questa possibilità, ma ha promesso che ci risentiremo, non so quando e in che modalità, e che in generale è aperto al dialogo con tutti i cittadini. Per il momento, apprezzo il fatto che mi abbia richiesto un confronto dopo essere venuto a conoscenza della petizione, e che abbia ascoltato e compreso quanto avevo da dire».

 

Lega e Fratelli d’Italia hanno espresso l’intenzione di creare un Comitato incaricato di organizzare il Referendum anti Città 30. Visto il suo gesto, è stata invitata a prenderne parte?

«No, non ho ricevuto nessuna chiamata e nessun invito, ho appreso la notizia dai giornali. La mia è un’iniziativa di tipo civile, che parte da una semplice cittadina e che non ha alcuna colorazione politica, fatto che ho specificato anche nel testo della petizione. E credo che questo, negli esponenti politici cittadini, abbia disincentivato qualsiasi intenzione a contattarmi».

 

Ma se per caso quest’invito dovesse arrivarle?

«Rifiuterei. Qui non si tratta di politica ma di buon senso dei cittadini, ed è questa stessa motivazione che, a mio parere, ha reso virale la mia petizione. Fa riflettere il fatto che come me la pensino allo stesso modo oltre 40 mila persone».

 

Com’è nata l’idea di lanciare la petizione?

«Frequento un tirocinio in centro a Bologna e devo percorrere circa 40 km per arrivare in ufficio. Non prendendo la tangenziale, mi ritrovo a dover attraversare ogni giorno con i mezzi tutto il centro cittadino. Da quando è stato introdotto il limite dei 30 km/h, tuttavia, i tempi di percorrenza si sono allungati di molto, e per arrivare a destinazione ci impiego circa due ore, quasi come arrivare a Milano. Da lì l’idea di utilizzare Change.org per far sentire il mio “no”».

 

Come ha fatto a raggiungere così tante persone?

«Inizialmente l’ho pubblicata sui miei profili social, ma il grosso lo ha fatto il passaparola delle persone sulle chat di WhatsApp. Non mi sarei mai aspettata tutto questo consenso, è stata una sorpresa. Il merito è della bontà della causa».

 

Foto concessa dall'intervistata