Esclusiva

Dopo la settimana corta, l’ultima battaglia che la Cgil sta portando avanti a favore dei salari riguarda la quindicesima mensilità. «L'accordo sulla settimana corta è il più famoso. Il nostro scopo è quello di aumentare le retribuzioni in tutti i modi possibili, sia in modo fisso, introducendo la mensilità aggiuntiva – come sta avvenendo, passo dopo passo con la quindicesima in Lamborghini –, e poi la quattordicesima dove non c'è, il salario fisso, il riconoscimento di premi variabili ai lavoratori di tutte le aziende. Il salario è la frontiera del sindacato». Con queste parole, rilasciate in un’intervista esclusiva ai microfoni di InCronaca, il segretario della Cgil Bologna Michele Bulgarelli rilancia la sfida contro povertà e precarietà. Questi rappresentano soltanto alcuni dei temi toccati dal segretario, che ha parlato anche di diseguaglianze salariali, gig economy, ambiente e tanto altro. In attesa dell’intervista integrale, che sarà pubblicata nel prossimo numero del Quindici in uscita giovedì 11 aprile, eccone un’anticipazione.

 

Che voto darebbe al Governo Meloni?

«Per me è una bocciatura totale. Se dovessi esprimere un punteggio in termini numerici, direi tra il tre e il quattro al massimo. Penso, però, che il voto lo debba dare chi li ha votati e si trova senza una risposta alle tante promesse elettorali fatte ne tutte disattese».

 

Cosa ne pensa dell'elezione di Emanuele Orsini, imprenditore di Sassuolo (Modena), come presidente di Confindustria? Sarà un derby tutto emiliano quello con Maurizio Landini, il leader della Cgil che è di Castelnovo ne' Monti (Reggio Emilia)?

«Intanto ne approfitto per fargli gli auguri di buon lavoro. Quello che auspico è che il vento dell’Emilia-Romagna, dove l'aria progressista che si respira è costituita di riconoscimento reciproco, contrattazione, investimenti, scelta di competere sulla qualità delle produzioni e non sulla riduzione del costo del lavoro, sia un buon messaggio di fronte a una stagione in cui dobbiamo rinnovare i contratti nazionali e vincolare il governo a serie politiche industriali».

 

Negli ultimi giorni come sindacato avete denunciato quei settori dove si annida il lavoro povero in città. Quanto è esteso questo fenomeno a Bologna?

«In città esistono intere sacche di lavoro povero. A Bologna, infatti, accanto a dipendenti con retribuzioni tra le più alte d'Italia, convivono lavoratori che rischiano di essere buttati fuori dalla città perché non riescono a permettersela. Questo rappresenta un rischio enorme, perché penso a chi lavora nei settori pubblici e che, dopo aver vinto i concorsi, non sceglie di venire a Bologna. Occorre quindi una strategia complessiva e noi come Cgil siamo pronti a dare il nostro contributo».

 

 

Foto di Amalia Apicella