Teatro
«Al di là dei confini delle discipline, al di là della parcellizzazione del sapere, per rintracciare l’unità della cultura quando essa era un tutt’uno. Per citare Stravinskij, studiare a ritroso la storia della musica, e dell’arte più in generale, è necessario per vederne la continuità e le fratture, mantenendo vivo l’interesse necessario a comprenderne a fondo l’evoluzione». Così Guido Giannuzzi, fagottista nell’Orchestra del teatro comunale di Bologna, riassume il senso della rassegna “Le armonie dell’arte”, in programma dal 26 febbraio al 4 novembre al Teatro comunale di Bologna. Composta da cinque incontri-spettacolo, la rassegna a cura della consulente culturale Barbara Abbondanza – realizzata in coproduzione tra il Teatro comunale e l’azienda Illumia – rappresenta un viaggio a ritroso nel tempo, volto, come spiega Abbondanza, a «dimostrare le segrete corrispondenze tra la produzione musicale sinfonica e cameristica e il contesto filosofico, artistico, culturale in cui essa prende piede».
A fare luce sulle connessioni tra le arti, in ogni incontro – dedicato ai cinque periodi della contemporaneità, delle avanguardie, del romanticismo, dell’illuminismo e del barocco – le riflessioni di due personalità di spicco del mondo culturale di oggi si fondono con la musica dell’Orchestra e della Fisarmonica del Teatro comunale e di quella del FontanaMIX ensemble.
Protagonista del primo spettacolo, previsto per il prossimo 26 febbraio, lo scrittore Paolo Giordano propone una personale interpretazione sul senso dell’attualità. «Il contemporaneo inizia nel secondo dopoguerra, con gli eventi disastrosi della Shoah e della bomba atomica e mi pare che oggi si avvii verso la sua fine. Il senso di incertezza e di saturazione, maturati in relazioni alle crisi climatiche, belliche e sanitarie, rappresentano al meglio il significato intrinseco dell’epoca che viviamo. Il dubbio e tutto ciò che esso comporta». Profondamente legato alla contemporaneità, c'è poi l’illuminismo che, secondo il giornalista Armando Massarenti, rimanda immediatamente alla «Ragione con la “r” maiuscola. Ma non solo. Illuminismo è anche discorso sulla tolleranza, legittimazione dei diritti civili e lotta critica ai pregiudizi. Tutti valori che oggi vengono spesso dimenticati».
A dimostrare la connessione tra epoche e cultura, l’altra faccia del Settecento “algido e razionalista” è quella che «sdogana, con Adam Smith, la sua appartenenza al regno del sentimento, legandolo inscindibilmente al romanticismo. Il discorso sull’illuminismo serve a superare il confine tra discipline artistiche, tutte attraversate allo stesso modo tanto dallo spirito di razionalità matematica – rappresentato ad esempio dalle leggi newtoniane – quanto dal legame morale ed estetico che ci connette alla natura», conclude Massarenti. E la musica, che è insieme razionalità finita e armonia, sentimento e tensione all'infinito, fa da filo conduttore utile a decostruire, come sostiene lo psichiatra Vittorio Lingiardi, «i movimenti codificati delle discipline, che rappresentano dei contenitori vuoti da aprire e contaminare. Solo in questo movimento temporalmente regressivo, è possibile estrarre il concetto generale dei movimenti culturali, come ad esempio quello delle Avanguardie, percependo "a ritroso" che le epoche sono figlie le une delle altre».
Foto Ludovica Brognoli.