città 30
Il dibattito su Città30 vola Oltreoceano e sbarca in prima pagina sul New York Times. «Il Paese delle Ferrari e delle Lamborghini ha un nuovo limite di velocità: 30 chilometri all’ora», strilla accattivante il titolo. Pro e contro sul piatto della bilancia perché se «Bologna è diventata la prima grande città italiana a imporre questo limite sulla maggior parte delle strade, per motivi di sicurezza e vivibilità», recita il catenaccio, per alcuni è debilitante, fa notare la reporter di Roma che firma il pezzo. Taxi in primis, che affermano: «Una città deve muoversi». E proprio sull’incompatibilità di vedute tra i tassisti insofferenti e il provvedimento di Palazzo d’Accursio verte il lungo articolo.
Spazio poi alle parole del primo cittadino Matteo Lepore: «Guidare a 30 fa parte di una visione di un uso più democratico e più sostenibile dello spazio pubblico». Ma convincere gli abitanti del luogo è stato un percorso accidentato, scrive Elisabetta Povoledo. Che sottolinea tanto le proteste dei cittadini, che non accennano a placarsi (l’ultima con «tassisti e cittadini irritati» proprio due giorni fa) quanto gli sfottò sui social media. Un ampio capitolo del reportage è dedicato alla petizione avviata dalla studentessa dell’Università di Bologna, Guendalina Furini - già superate le 53mila firme - che sostiene non solo sia un limite difficile da mantenere, ma anche un dissuasore di turisti. Un malcontento che il Nyt paragona a una manna dal cielo per le opposizioni del centrodestra, che presto depositerà il quesito di referendum consultivo “NoCittà30”. Sullo sfondo le critiche del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, leader della Lega, che ha definito il limite di Bologna «insensato». E la risposta di Lepore: «Le modifiche arriveranno dopo sei mesi». Chissà se in America, così futurista, il cambiamento dei 30 chilometri all’ora riuscirebbe a sopravvivere.
A sinistra una foto Ansa, a destra l'articolo del New York Times