Calcio
Il successo di domenica per 1-2 in casa dell’Atalanta ha non solo legittimato le ambizioni europee del Bologna, ma soprattutto ha reso il sogno, rappresentato dalla coppa delle grandi orecchie, più concreto che mai. L’aver legittimato il quarto posto (con quattro punti di vantaggio sulla Roma e cinque sulla stessa Atalanta), dà infatti legittime speranze di poter rientrare in Europa direttamente dalla porta principale, soprattutto se l’Italia dovesse riuscire a portare cinque squadre nel corso della prossima stagione.
La nuova Champions che partirà dalla prossima annata vedrà l’aumento delle squadre partecipanti, da 32 a 36. Due di questi posti saranno assegnati alle prime due nazioni in cima al ranking Uefa, tramite gli European Performance Spot. L’Italia è ora al primo posto con 15.571 punti, davanti a Germania (14.500), Inghilterra (13.875) e Francia (13.250). Se uno dei due posti finirà probabilmente, dato il valore delle sue squadre al di là della Manica, è più che possibile che il secondo spetti al Belpaese.
Una competizione europea avrebbe anche un grande impatto dal punto di vista economico. Ai 18,6 milioni di euro garantiti a ogni club per la partecipazione, si aggiungono 2,1 milioni e 900.000 euro rispettivamente per ogni vittoria e pareggio. A ciò si aggiungono i soldi del "market pool" e ovviamente l’aumento degli incassi da botteghino e del merchandising.
Al di là della società Bologna, da un eventuale partecipazione in Champions League trarrebbe vantaggio l’intera città. Come spiega Francesco Capobianco, responsabile dello sviluppo locale di Nomisma, i riflettori della massima competizione europea «significherebbero innanzitutto nuovi posti di lavoro sia all’interno della società, per esempio per quanto riguarda la sicurezza e il merchandising, ma anche all’esterno. Pensiamo all’ospitalità e alla ristorazione». I benefici sarebbero quindi impattanti sotto diversi punti di vista, e Bologna, dopo aver vissuto una crescita dal punto di vista turistico negli ultimi anni, può diventare ancora più centrale nelle cartine europee: «L’attenzione mediatica è un’opportunità da sfruttare per promuovere i prodotti e le eccellenze dell’intera città metropolitana».
Capobianco sottolinea però anche i rischi che un evento di questo tipo potrebbe comportare: «Questi fenomeni andrebbero governati, pensiamo al problema del parcheggio del Dall’Ara, o al tema della casa e degli affitti brevi, che a Bologna è sempre di attualità. Bisogna creare la giusta armonia, per evitare che una parte della popolazione paghi i costi di questo sviluppo».
Altro punto fondamentale è la questione stadio. Se per il 2024-25 non ci sono dubbi e l’eventuale competizione si giocherà con ogni certezza al Dall’Ara, se il Bologna dovesse ripetere i medesimi risultati anche negli anni successivi, ci saranno da fare delle valutazioni. Tra pochi mesi infatti dovrebbero prendere il via i lavori di costruzione dell’impianto temporaneo e successivamente quelli di ristrutturazione del Dall’Ara che, come dichiarato dall’Ad Claudio Fenucci, dovrebbe essere pronto per il 2027/28. La conferenza dei servizi deve però ancora chiudersi e il rischio che i lavori partano in ritardo c’è. Quello che è certo è che, a causa dei regolamenti Uefa, il Bologna non potrà giocare nessuna competizione europea nello stadio temporaneo, per cui sarà necessario cercare un’altra sistemazione (a meno di non far slittare la ristrutturazione del Dall'Ara), come fatto in passato anche dall’Atalanta. Al momento però si tratta solo di ipotesi future e senza alcuna certezza. L'unica cosa sicura è che, ora come non mai, l’Europa è davvero alla portata.
Zirkzee e Lucumi, foto Ansa.