Autonomia differenziata

«Si tratta di un progetto eversivo, che mira a creare disagi e partizioni», con queste parole Antonio Madera, portavoce del comitato "No autonomia differenziata dell’Emilia-Romagna", ha battezzato il passaggio al Senato del ddl Calderoli con 110 voti favorevoli, 64 contrari e 30 astenuti. La palla adesso passerà alla Camera, che con buona pace degli oppositori dovrebbe confermare questa scelta a larga maggioranza.

«Il decreto riguarda quindici o sedici materie, fra cui scuola, sanità, infrastrutture, giustizia di pace, lavoro e ambiente, alle quali si aggiunge la richiesta della Regione di una governance degli enti locali – prosegue Madera – questo porterà a un neocentralismo regionale di fatto. Se il Pd non ritira le intese siglate nel 2019 tra Stefano Bonaccini e Paolo Gentiloni non possiamo effettivamente considerarlo come contrario all’autonomia differenziata. Pubblicamente sostengono di essere contro il decreto, però sotto sotto sanno che ne trarrebbero grandi benefici». Il comitato ha avviato una raccolta firme (che si chiuderà giovedì 26, dopo 180 giorni) per una legge di iniziativa popolare che porti la Regione a ritirare l’accordo firmato col Governo.

«Siamo orgogliosi – spiega Madera – crediamo di avere raggiunto e superato le cinquemila firme richieste. L’anno scorso la nostra petizione è stata rigettata in assemblea con un espediente regolamentare. La presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti, avrebbe dovuto congelare quella votazione che si riteneva non discutibile. Non dimentichiamoci che il processo di partecipazione democratica in questa Regione è schiacciato. Hanno fatto quelle che per noi sono chiare violazioni regolamentari ed è un fatto gravissimo».

Il Pd dal canto suo vive l’autonomia come un’opportunità per unire, sotto l’egida di uno scudo di solidarietà, tutte le regioni ed evitare il sopraggiungere di disparità nei livelli di assistenza. «La proposta che Bonaccini fece a suo tempo non è uguale a quella che è stata votata ieri al Senato – sostiene Giuseppe Paruolo, consigliere regionale Pd –, anzi, era una proposta che teneva conto di una serie di contrappesi che non metteva in discussione l’unità del Paese. Non dobbiamo vedere ogni possibilità di autonomia come un male assoluto. Già adesso, per esempio, la gestione della sanità è affidata alle regioni e questo mi sembra un valore da difendere. La definizione dei livelli di assistenza legati alla sanità è nazionale; la definizione dei fondi ripartiti alle regioni segue la fiscalità generale e questo evita che chi è più ricco possa permettersi una sanità migliore, ma consente alle singole regioni di sforzarsi per rendere migliore e ottimale la gestione operativa della sanità. Sarebbe un errore dire che qualunque forma di autonomia sia di per sé il male. Il ddl votato ieri da molti punti di vista lascia a desiderare, per questo non lo condividiamo».

Di tono ben diverso, invece, le dichiarazioni rilasciate dal capogruppo regionale della Lega Matteo Rancan: «L’approvazione del ddl Calderoli segna un momento fondamentale, un obiettivo da sempre sostenuto dalla Lega in Emilia-Romagna. Ringrazio il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, e il vicepresidente del Consiglio e segretario federale Matteo Salvini per l’importante contributo. L’aumento dell’autonomia implica maggiore responsabilità per le regioni, avvicinando l’offerta dei servizi alle necessità dei cittadini».

 

Foto fornita dal Comitato No all'Autonomia differenzia Emilia-Romagna.