L'arte digitalizzata

«Sembra di essere lì davvero, quindi attenti a non cadere perché mentre il video si muove potreste provare a camminare», con questo avvertimento la direttrice dei Musei Civici di Bologna, Eva Degl’Innocenti, distribuisce i visori che permettono di compiere un tour virtuale (il virtual tour VN 360) all’interno del Cimitero Monumentale della Certosa. Un'esperienza digitale e immersiva realizzata dallo studio di comunicazione Veronesi Namioka, con la supervisione scientifica del Museo civico del Risorgimento e la collaborazione di Bologna Servizi Cimiteriali.

«La navigazione virtuale per gli spazi della Certosa consente di vivere un’esperienza coinvolgente – anche per chi non ha la possibilità di muoversi agevolmente – che esplora quattordici punti di interesse artistico, concentrando l’attenzione sui dettagli decorativi e architettonici, arricchiti dalla narrazione dell’attore e regista Matteo Belli». Le quattordici tappe si articolano in una cornice temporale che parte dai monumenti dell'Ottocento per arrivare agli spazi dedicati alle opere più recenti. Dalla storica Sala del Colombario, uno degli spazi coperti più vasti di Bologna (che accoglie diversi capolavori tra cui il grandioso Monumento a Gioacchino Murat re di Napoli, nonché la tomba di Massimiliano Malvezzi Angelelli, su cui si impone il grandioso marmo di Lorenzo Bartolini), lo spettatore "esce all'esterno" per ammirare i capolavori di Farpi Vignoli (la scultura scolpita in memoria del sindacalista Enio Gnudi e il sarcofago Frassetto, che ritrae padre e figlio mentre si guardano negli occhi). La visita termina con la Galleria del Chiostro VI, in cui oltre a Buriani interviene Attilio Muggia nel progettare la  struttura a cassettoni del soffitto, che rappresenta anche il primo intervento in cemento armato di Bologna. 

A distinguere il Cimitero Monumentale bolognese a livello internazionale è la preponderanza di patrimonio architettonico. «Dopo l’editto napoleonico di Saint-Cloud del 1804 – spiega Degl’Innocenti – nei cimiteri moderni predominano spazi verdi, o in generale aree molto vaste delimitate da muri. Non di certo gli edifici artistici che fanno della Certosa uno dei “musei a cielo aperto” più importanti del mondo. Per questo teniamo a mettere al centro le meraviglie che contiene, stimolando anche l’interesse dei nativi digitali». Premiato dall’Unesco nel 2021, il complesso monumentale, che conta più di duemila anni di storia, è impreziosito di opere architettoniche di fama internazionale: dal monumento ai Martiri dell’Indipendenza (1868), opera di Carlo Monari realizzata grazie al contributo dei cittadini bolognesi, e il marmo che ritrae il giovane Enea Cocchi (1868), esemplare del nuovo stile artistico del realismo, al Monumento ai martiri del fascismo (1932). Ognuna di queste tappe viene messa in risalto dal "digital storytelling" che, secondo il presidente di Bologna Servizi Cimiteriali Simone Spataro, «si pone l’obbiettivo di valorizzare il patrimonio artistico della città per renderlo più accessibile al pubblico, riscoprendone la fruibilità. Perché molti turisti già visitano la Certosa non considerandola solo come "luogo dei defunti" ma anche come sito artistico. Quello che speriamo è che l’esperienza virtuale diventi una premessa per attirare la cittadinanza qui fisicamente. Solo il contatto materiale permette infatti di instaurare una relazione intima con un luogo».

Praticabile attraverso qualsiasi dispositivo tecnologico connesso a Internet, il tour diventa, però, davvero immersivo solo con l’utilizzo dei visori, che al momento non sono stati resi disponibili in nessuna sede aperta al pubblico. «Progetto dei prossimi mesi è rendere possibile l’utilizzo di visori, più economici di quelli oggi utilizzati, gratuitamente all'interno del Museo civico del Risorgimento e in alcune biblioteche», ha concluso Degl’Innocenti.

 

 

Nell'immagine Simone Spataro ed Eva Degl'Innocenti. Foto: Ludovica Brognoli