urbanistica

I cantieri che invadono da nord a sud la città, il progetto delle nuove scuole Besta abbandonato per l’insistenza degli ambientalisti più "facinorosi", il "New York Times" sbarcato ad agosto a Bologna con l’accusa che la rossa si fosse trasformata solo nella grassa a causa dell’invasione della mortadella fra le vetrine del centro: per il sindaco Matteo Lepore la lunga estate delle cavallette è finita, forse. Ma a credere che anche quest’autunno – di metà mandato – a Palazzo d'Accursio sarà complesso, è Paolo Pombeni: politologo e docente di scienze Politiche all’Alma Mater, che sottolinea la complessità delle decisioni, soprattutto urbanistiche, che continuano a rappresentare un'incognita per il governo locale. 

 

Prof. Pombeni, sotto le due torri in questi ultimi mesi si sono concentrati malumori intensi, che hanno cementificato fazioni molto diverse contro il primo cittadino. Dai verdi del Parco don Bosco ai commercianti di via Riva di Reno, stretti nella morsa dei cantieri. C’è una responsabilità della politica?

«Viviamo in un’epoca di massimizzazione dei particolari, in cui basta pochissimo per accendere una battaglia. Tuttavia, è possibile che si sia peccato in generale di scarsa consapevolezza, credendo che i cittadini avrebbero di per sé compreso i cambiamenti, spinti dall’idea di avere un futuro migliore. Ma le persone hanno bisogno di tempi di assimilazione e probabilmente andava migliorata la comunicazione».

 

Uno dei progetti che ha suscitato più conseguenze e reazioni locali è stato quello del tram, che fino al 2026 stravolgerà la viabilità del centro e della periferia. L'amministrazione ha allertato e informato maniera adeguata la cittadinanza?

«Si è detto in maniera impositiva "dobbiamo avere il tram", abbiamo l'obbligo di "diventare più ecologici". Ma senza spiegare che si sarebbe sofferto, che il traffico sarebbe stato impantanato e che forse anche le attività ne avrebbero risentito, per un po'».

 

Da che cosa è stato dettato questo errore?

«Dal ritenere che le persone si sarebbero accontentate del risultato finale, senza spiegare che sarebbe stato necessario e naturale anche soffrire. Tutte le novità richiedono uno spirito e un tempo di adattamento. Questo è stato dato erroneamente per scontato, questa città è progressista nelle parole, ma conservatrice negli interessi e si è fatto finta che non fosse così».

 

Crede che questo influirà sui risultati delle prossime Amministrative?

 «Non al momento, perché dietro l’angolo non c’è un anti-Lepore. Per costruire un’alternativa non basta improvvisazione, ma serve lavoro, costruzione dal basso. Ma certamente la situazione attuale va letta, non sottovalutata e non sono esclusi imprevisti».

 

Quale consiglio darebbe al sindaco per superare gli ultimi enpasse :

«Bisogna recuperare i canali di intermediazione con la società e i partiti anche qui non sono più in grado di farlo. Bisogna tornare a spiegare di volta in volta il senso delle proprie idee, gestendo e mettendo in atto una comunicazione graduale, condivisa».

 

 

Foto concessa dall'intervistato