Basket
Dopo l’est ci spostiamo a ovest, dove i Denver Nuggets campioni in carica cercheranno di difendere il titolo conquistato la scorsa stagione. Alle loro spalle sgomitano una serie di squadre con storie e obiettivi differenti: c’è chi è all’ultima spiaggia o quasi per vincere (Suns e Clippers su tutte), chi cerca il successo dopo anni altalenanti (Mavericks e Timberwolves) e chi invece è solo all’inizio di un percorso che si spera sia di successo come la “capolista” Thunder, vera sorpresa della stagione. Se Denver sta dimostrando di avere ancora le carte in regola per confermarsi, capire chi gli darà filo da torcere fino alla fine è tutt’altro che scontato. Andiamo quindi a parlare delle otto contendenti che cercheranno di dominare il selvaggio west.
Oklahoma City Thunder (1)-New Orleans Pelicans (8)
Risultato parziale 1-0
Sulla carta era una delle serie più interessanti da vedere. Due squadre giovani, con tanti giocatori al primo approccio con la post season. C'era tanta attesa soprattutto per vedere finalmente Zion Williamson ai playoff, ma l'infortunio contro i Lakers ai play in ne mette in dubbio la presenza nel corso della serie. Un problema doppio, perché, aldilà del valore del giocatore, la sua fisicità sarebbe stata un fattore nella serie. Tra i limiti mostrati da Okc in stagione vi sono proprio la mancanza di fisicità nel reparto lunghi/esterni (nonostante la presenza di Holmgren si faccia sentire, basta vedere le 6.6 stoppate di squadra a partita) e delle difficoltà a rimbalzo. Ciò può essere un incentivo per un utilizzo maggiore di Valanciunas (20 rimbalzi in gara 1). Nonostante i suoi limiti difensivi il lungo lituano garantisce tanti extra possessi (da solo ha preso più rimbalzi offensivi di tutta Okc). Con l'assenza di Zion, Murphy e Jones dovranno cercare di aiutare di più a livello offensivo, oltre a garantire tanta difesa su Shai e Jalen Williams. Okc dopo le difficoltà in gara 1, dovute forse a un po' di ruggine dopo una settimana di stop, ha comunque tutta l'inerzia dalla sua parte. Shai si è confermato leader anche in un contesto come quello playoff, mentre Holmgren e Williams sembrano pronti a competere. I dubbi riguardano soprattutto Josh Giddey e i suoi limiti al tiro e l'utilizzo della panchina. In Gara 1 coach Daigneault ha utilizzato ben 11 giocatori, numeri difficili da sostenere a lungo termine. Trovare la quadra sarà fondamentale, anche in vista di un probabile passaggio del turno.
Oklahoma City Thunder (57-25)
Una delle sorprese più belle della stagione Nba arriva dai ragazzi di Mark Daigneault, autori di una stagione spettacolare, soprattutto se si considera il decimo posto della scorsa stagione. Il primo posto è un risultato ancora più incredibile che si tratta di una delle squadre più giovani della lega e quella con l’età media più bassa tra quelle presenti in post season. 22.6 anni è la media del quintetto composto da Shai Gilgeous-Alexander (25 anni), Josh Giddey (21), Luguentz Dort (24), Jalen Williams (22), e Chet Holmgren (21). Quest’ultimo, al debutto dopo aver saltato la prima stagione per infortunio, è sicuramente uno dei motivi principali dietro il grande successo dei Thunder. Aldilà delle cifre (16.5 punti, 8 rimbalzi e 2.5 stoppate), l’impatto su due lati del campo dell’ex Gonzaga ha dato una nuova dimensione alla squadra. A ciò si unisce l’esplosione definitiva di Shai (candidato Mvp) e del sophmore Jalen Williams, diventato il terzo violino della squadra dopo una crescita offensiva importante, con un aumento significativo sia per punti segnati (5 in più rispetto al primo anno), sia per quanto riguarda le percentuali dal campo (per esempio dal 36% al 43% da tre punti). Nonostante l’ottima regular season è difficile valutare i Thunder come una contender fatta e finita, soprattutto per un fattore di esperienza a livello di post season (che di fatto ha il solo Gordon Hayward). Alla franchigia però ciò va bene così. Vista la giovane età del roster, questi play-off serviranno infatti per capire chi tra questi giovani potrà essere parte fondamentale del progetto e dove intervenire in free agency per colmare le lacune che emergeranno. Gli asset a disposizione per migliorare la squadra sono quasi infiniti (oltre ai tanti giovani, il Gm Sam Presti può contare su un tesoretto di 15 prime scelte al Draft nei prossimi sei anni), per cui aldilà dei risultati di questi play-off, i Thunder possono guardare al futuro con grande ottimismo.
Starting Five |
Gilgeous-Alexander |
Giddey |
Dort |
Jalen Williams |
Holmgren |
Rotazioni |
Wallace |
Joe |
Wiggins |
Hayward |
Williams K./ Jaylin Williams |
Panchina |
Dieng |
Waters III |
Biyombo |
|
|
New Orleans Pelicans (49-33)
Sembrava che a New Orleans le cose stessero finalmente funzionando. Pur non arrivando mai a lottare per la vetta, la squadra di coach Willie Green era costantemente tra le prime 8, mostrando un gioco solido in entrambe le metà campo. Tra i segreti del successo c’era uno Zion Williamson finalmente sano e in grado di giocare con continuità. L’ex Duke ha giocato il suo massimo di partite in una stagione, chiudendo con medie di 23 punti, 6 rimbalzi e 5 assist. Anche Brandon Ingram ha mostrato più continuità rispetto al passato, pur dovendosi fermare sul finire della stagione per un problema al ginocchio, prima di tornare per i playoff. Poi ci sono i tanti giovani che stanno migliorando sempre di più: Herbert Jones, oltre a confermarsi uno dei migliori difensori della lega, sta piano piano crescendo anche in attacco, migliorando le percentuali dal campo. Trey Murphy si sta affermando come sesto uomo più che valido nonostante i soli 23 anni. Il sophmore Daniels e il rookie Hawkins possono già dire la loro su entrambi i lati dal campo, pur essendo entrambi alle prime armi. Unendo a loro la leadership e la qualità di Cj McCollum, l’esperienza sotto canestro di Valanciunas e Larry Nance Jr, e la classe operaia di Alvarado e Marshall, si forma una delle squadre più complete della lega, pur con meno talento ed esperienza a livello di play-off di altre contender. Ora tutto questo discorso rischia di essere vanificato dall’infortunio subito da Williamson durante la prima sfida di play-in con i Lakers, che probabilmente gli farà saltare l’intera serie contro i Thunder. Senza di lui le chance di superare il turno diminuiscono sensibilmente, nonostante gara 1 abbia dimostrato che i Pels possano comunque giocarsi le loro carte.
Starting Five |
McCollum |
Ingram |
Murphy III |
Jones |
Valanciunas |
Rotazioni |
Alvarado |
Daniels |
Marshall |
Nance Jr. |
|
Panchina |
Hawkins |
Liddell |
Robinson-Earl |
Zeller |
Williamson* |
*attualmente infortunato
Denver Nuggets (2)-Los Angeles Lakers (7)
Risultato parziale 2-0
Dopo le finali di conference dello scorso anno Nuggets e Lakers si riaffrontano, questa volta al primo turno. Una delle sfide più attese, con James e Davis che hanno tutte le intenzioni di vendicare il 4-0 dello scorso anno. Il problema è che il resto del roster sembra non essere in grado di sostenere il livello delle due stelle, come mostrato nelle prime due gare, vinte entrambe dai Nuggets. Reaves e compagnia hanno faticato sia in attacco (nonostante i segni di vita di D'Angelo Russell in gara 2, dopo una prima partita ai limiti dell'osceno), ma anche a livello difensivo. Dal canto suo Denver dopo il titolo dello scorso anno sembra aver acquisito definitivamente la consapevolezza delle grandi squadre. La rimonta vista in gara 2, dove i padroni di casa si sono ritrovati sotto anche di 20 punti, è il simbolo di un gruppo che appare veramente difficile da affrontare. Dalla leadership di Jokic alla freddezza di Murray, Denver sembra ancora una volta troppo più forte per dei Lakers comunque ancora vivi. Se gli altri membri del roster trovassero maggiore continuità i giallo viola potrebbero riuscire a riaprire la serie, ma appare difficile vederli uscire vincitori.
Denver Nuggets (57-25)
I campioni in carica si sono confermati tra le migliori squadre della lega e arrivano ai playoff con legittime ambizioni di bissare il successo. Anche in una Western Conference altamente competitiva i ragazzi di coach Malone hanno disputato un eccellente stagione regolare, guidati dal solito Nikola Jokic in formato Mvp. La squadra ha disputato una regular season sulla falsariga dello scorso anno, con un buon rendimento a livello offensivo, dove in controtendenza con il resto della lega continuano a tirare “poco” da 3 (ultimi nella lega per tiri tentati). Già solo la presenza del Joker è però di fatto un vantaggio che nessun avversario è riuscito in qualche modo ad arginare. Da capire come starà invece Jamal Murray, che ha saltato diverse partite per problemi fisici, anche se il canestro decisivo di Gara 2 vale più di mille parole. Un salto di qualità sarà certamente chiesto a Porter Jr, che è stato forse la nota meno brillante di quella che è stata una macchina quasi perfetta. Se il quintetto ricalca quello dello scorso anno, le differenze maggiori si trovano in panchina. Bruce Brown e Jeff Green di fatto non sono stati sostituiti, puntando sui giovani scelti durante gli ultimi draft e su alcuni veterani già a roster. Se da Reggie Jackson e Christian Braun sono arrivate risposte positive, resta da trovare almeno un paio di giocatori che possa stare in campo qualche minuto per far tirare il fiato ai titolari. Tra gli esterni potrà trovare spazio uno tra Justin Holiday e Penny Watson, mentre la scelta di vice Jokic si riduce a De Andre Jordan (!) e Zeke Nnaji. Così come Boston dall’altra parte si dovrà trovare il modo di non sfiancare subito i titolari. Nonostante ciò è evidente come la squadra resti tra le favorite per la conquista del titolo.
Starting Five |
Murray |
Caldwell-Pope |
Porter Jr |
Gordon |
Jokic |
Rotazioni |
Jackson |
Braun |
Watson |
Jordan |
|
Panchina |
Holiday |
Strawhter |
Nnaji |
|
|
Los Angeles Lakers (47-35)
Per il secondo anno consecutivo i Lakers arrivano ai playoff dopo aver superato un turno di play-in, questa volta i danni dei Pelicans. Se la scorsa stagione grazie a diverse trade Los Angeles era riuscita ad aggiustare il tiro, fino a raggiungere la finale di Conference (persa 4-0 contro Denver), quest’anno la discontinuità è stata l’elemento caratterizzante dell’annata gialloviola. Nonostante LeBron e Anthony Davis sono rimasti sani per praticamente tutta la stagione, il resto della squadra non è riuscita a ripetere l’annata precedente. Russell e Reaves hanno disputato stagioni altalenanti (soprattutto il primo), mentre altri come Vincent, una delle principali aggiunte estive, Vanderbilt e Reddish hanno subito diversi infortuni che li hanno tenuti fuori a lungo. A livello offensivo la squadra ha disputato una buonissima stagione (tra le prime dieci per punti segnati, assist e percentuali dal campo), mentre la difesa è stata a dir poco mediocre, con oltre 117 punti subiti a partita (solo Indiana fa peggio tra le squadre presenti ai playoff). Nonostante ciò al completo i Lakers rischiano comunque di essere tra le squadre più difficili da incontrare in post season. Peccato che sulla loro strada si siano trovati subito i Nuggets campioni in carica, a cui l’anno scorso i gialloviola hanno comunque dato battaglia (il 4-0 finale è meno netto di quanto sembra, visto che Denver ha vinto con uno scarto medio di appena sei punti). A LeBron il compito di guidare i gialloviola al successo per superare l’ennesimo ostacolo che la sua leggendaria carriera gli pone davanti.
Starting Five |
Russell |
Reaves |
James |
Hachimura |
Davis |
Rotazioni |
Dinwiddie |
Vincent |
Prince |
Vanderbilt |
Hayes |
Panchina |
Christie |
Lewis |
Reddish |
Hood-Schiaffino |
Wood |
Minnesota Timberwolves (3)-Phoenix Suns (6)
Risultato Parziale 1-0
Il freddo del Minnesota incontra il caldo sole dell’Arizona in una sfida che mette di fronte due squadre che hanno grande voglia di far rivalsa. Minnesota arriva alla sfida dopo una regular season eccellente e con la miglior difesa della lega, mentre Phoenix non ha mai trovato una grande continuità, nonostante una buona fase offensiva e un Kevin Durant straordinario. La prima sfida della serie ha però dimostrato come il sistema difensivo di Minnesota possa funzionare (almeno per ora) anche ai playoff. la presenza di Edwards e McDaniels ha limitato gli esterni dei Suns, mentre Gobert ha presidiato l’area come suo solito. Dal canto suo Phoenix ha messo a nudo tutti i suoi problemi difensivi, che hanno permesso a Minnesota di avere vita facile. Se vogliono avere delle possibilità i Suns devono rendersi quantomeno presentabili nella loro metà campo, e cercare poi di vincerla in attacco sfruttando al meglio i suoi top player, a partire da Durant e Booker. A fare la differenza sono state le due panchine con Minnesota che ha trovato punti preziosi da Reid e Alexander-Walker, mentre per Phoenix il solo O’Neale si è reso utile. Quello che è certo che nessuna delle due può permettersi di sbagliare: entrambe hanno fatto all-in negli ultimi anni. Un’uscita al primo turno aprirebbe riflessioni importanti in entrambe le franchigie.
Minnesota Timberwolves (56-26)
L’arrivo di Rudy Gobert a Minnesota era stato accolto con discreto scetticismo, sia per il costo in termini di asset scambiati, sia per i dubbi tecnici, visto che pur con caratteristiche completamente differenti, il francese occupava lo stesso ruolo della seconda stella della squadra di coach Finch, ovvero Karl-Antony Towns. La prima stagione sembrava confermare i dubbi, con i playoff raggiunti a fatica e l’eliminazione al primo round contro i Nuggets. Senza grandi cambiamenti, ci si aspettava un cammino simile anche quest’anno. I Timberwolves hanno invece stupito tutti conquistando il terzo posto. I meriti sono soprattutto della miglior difesa Nba, con i lupi che sono risultati primi per le peggiori percentuali concesse agli avversari dal campo (primi in quelle da due con il 50% e i terzi in quelle da 3 con il 35%). Grande merito va dato a Gobert, che ha fatto vedere i motivi per cui è stato preso, aiutato dal lavoro degli esterni, Edwards in primis. L’ex Georgia si è confermato il go to guy della squadra, giocando il miglior basket della carriera. Lato offensivo la squadra non ha infatti brillato, ma Edwards aiutato da Towns (non sempre costante ma comunque autore di una stagione da oltre 22 punti di media) e dall’energia di Naz Reid (uno dei candidati al premio di sesto uomo dell’anno) e Alexander-Walker dalla panchina. Nonostante la grande stagione c’è più di un dubbio sulle prestazioni di Minnesota ai playoff. Abbiamo già visto ai tempi di Utah come in post season l’efficienza difensiva di Gobert sia nettamente inferiore a quella della stagione regolare e di come i suoi limiti (per quanto riguarda la difesa sul perimetro) vengano esposti agli attacchi avversari. Lo stesso Towns non brilla certo in questo fondamentale, e Conley, con le sue 36 primavere, non è certo quello visto ai tempi Memphis. Il rischio concreto è di non replicare il buono visto fino a qui, in maniera simile proprio a quei Utah Jazz.
Starting Five |
Conley |
Edwards |
McDaniels |
Towns |
Gobert |
Rotazioni |
Alexander-Walker |
Morris |
Anderson |
Reid |
|
Panchina |
McLaughin |
Moore Jr. |
T.J. Warren |
Minott |
Garza |
Phoenix Suns (49-33)
Dopo un’estata passata a completare la rivoluzione iniziata la primavera precedente, con Bradley Beal e Jusuf Nurkic che si sono aggiunti a Kevin Durant e Devin Booker, la prima stagione dei nuovi Suns è stata altalenante, anche se ha portato a un sesto posto che permesso di evitare i play-in. Anche a causa di alcuni problemi fisici, che hanno colpito l’ex Wizards, la squadra non ha mai trovato quella continuità che gli permettesse di lottare per le prime posizioni. Nonostante ciò le star hanno risposto presente: Durant ha giocato una stagione da candidato Mvp, cosa non scontata per un giocatore sì straordinario, ma reduce da un paio di infortuni devastanti e i 35 anni di età. Booker ha continuato il percorso di crescita, agendo spesso da playmaker, con risultati incoraggianti. Nonostante il buon lavoro del figlio di Melvin, però i Suns hanno dimostrato di avere più di qualche difficoltà nel gestire il pallone, anche a causa della mancanza di un vero e proprio play (Beal continua a non convincere). Altro punto interrogativo è la gestione della panchina, dove a parte Eric Gordon (anche lui over 35) mancano certezze, anche se la dirigenza ha provato a cambiare qualcosa. Arrivato da Brooklyn durante la trade deadline, Royce O’Neale ha rappresentato una buona aggiunta sugli esterni dando una fisicità e una difesa che il pur valido Grayson Allen non può garantire. Sarà molto facile vederlo in campo nei finali di partita al posto dell’ex Bucks (ma anche al posto di Nurkic in caso di quintetto piccolo). I Suns rappresentano quindi una grande incognita: a livello offensivo poche squadre possono competere, ma dall’altra parte del campo appaiono piuttosto vulnerabili e anche piuttosto corti come rotazioni.
Starting Five |
Beal |
Booker |
Allen |
Durant |
Nurkic |
Rotazioni |
Okogie |
Gordon |
O’Neale |
Eubanks |
|
Panchina |
Thomas |
Lee |
Little |
Young |
Bol Bol |
Los Angeles Clippers (4)-Dallas Mavericks (5)
Risultato parziale 1-0
Non c’è due senza tre. Dopo le serie del 2020 e del 2021 si incrociano nuovamente la strada di Luka Doncic con quella di Kawhi Leonard (forse) e Paul George. Accanto a loro quasi tutto è cambiato, con nuove spalle su cui poter contare per raggiungere il tanto cercato anello. Da un lato c’è Kyrie Irving, chiamato a essere quella fonte di gioco alternativa allo sloveno che a Dallas è mancata da anni. Dall’altra James Harden, arrivato forse all’ultima occasione per potersi avvicinare al titolo, solo sfiorato ai tempi di Okc e Houston. Per non farsi mancare nulla i Clippers hanno iniziato la serie senza Leonard, out per un’infiammazione al ginocchio. Nonostante ciò grazie a un eccellente Harden e a un dominate Zubac, i californiani si sono portati avanti. La sfida ha evidenziato il problema del supporting cast dei texani, che ha segnato 33 punti con otto giocatori (64 invece per la coppia Luka-Kyrie). Se nei Clippers l’assenza di Leonard ha responsabilizzato diversi giocatori, Dallas deve ritrovare delle percentuali perlomeno decenti da tre punti, per provare a evitare che la difesa si concentri solo su Irving e Doncic e allegerire il lavoro delle due stelle. Per quanto riguarda Los Angeles resta da capire quando e se rientrerà Kawhi. Per quanto Gara 1 sia andata molto bene, l’assenza a lungo termine si sentirà sicuramente, anche perché Dallas difficilmente giocherà sempre così male. Il rientro dell’ex Spurs sarà fondamentale per i Clips in vista di un nuovo assalto al titolo.
Los Angeles Clippers (51-31)
Partiti ancora una volta come una delle incognite del campionato, principalmente a causa delle condizioni fisiche delle proprie superstar, i Clippers hanno chiuso la regular season con un buon quarto posto. Una stagione che è cambiata dopo appena tre partite (e un lungo tira e molla estivo) quando nella città degli angeli è giunto James Harden. Dopo una fase di assestamento che ha portato a sei sconfitte consecutive, i velieri si sono imposti come una delle migliori franchigie di tutta l’Nba, arrivando anche a sfiorare la vetta della Western Conference. Dopo un inizio stentato, Harden ha preso stabilmente preso in mano la squadra (primo per assist con 8.6) e con lo spostamento di Russell Westbrook a sesto uomo si è trovato il giusto l’equilibrio. Le chance di titolo passano però sempre da Kawhi Leonard e Paul George, e soprattutto dalle loro condizioni fisiche. Leonard ha saltato le ultime partite di regular season, a causa di un’infiammazione al ginocchio che lo ha tenuto fuori in Gara 1. L’ex Spurs e Raptors ha giocato 68 partite (cosa che non accadeva dal 2016-17) e ha dimostrato di essere ancora uno dei giocatori più decisivi della lega, su entrambi i lati del campo. Nonostante la vittoria dei suoi compagni le chance di superare il turno senza di lui non sono altissime. In sua assenza nelle ultime partite Paul George ha preso in mano la squadra. A 33 anni l’ex Pacers ha giocato la sua miglior stagione in termini di efficienza al tiro, arrivando alla post-season nelle migliori condizioni possibili. In vista dei playoff resta da capire come coach Tyron Lue gestirà la sua panchina. La certezza è Norman Powell (anche lui ai massimi in carriera per quanto riguarda l’efficienza offensiva), ma andrà capita la gestione dei lunghi e soprattutto di Russell Westbrook. La trade Harden ha privato i Clippers di tutte le ali forti a roster, costringendo Lue a giocare con un lungo tradizionale come Zubac o Plumlee o a rischiare quintetti estremi con Leonard da cinque. Una soluzione del genere potrebbe non essere sostenibile a lungo termine, per cui è da valutare il rendimento dei lunghi, in particolare del croato (eccellente in gara 1 con 20 punti e 15 rimbalzi). Passando all’ex Mvp, pur essendo stato tra i migliori nella serie con i Suns lo scorso anno, i suoi limiti (soprattutto al tiro), lo rendono poco sostenibile a lungo termine, soprattutto se in campo c’è uno dei lunghi citato in precedenza. La sua energia è però un fattore importante per la squadra e se Tyron Lue riuscirà a gestirlo al meglio sarà un fattore decisivo nella ricerca al tanto agognato titolo.
Starting Five |
Harden |
Mann |
George |
Coffey |
Zubac |
Rotazioni |
Westbrook |
Powell |
Tucker |
Plumlee |
|
Panchina |
Hyland |
Boston Jr |
Brown |
Leonard* |
Theis |
*attualmente infortunato
Dallas Mavericks (50-32)
Dopo una prima mezza stagione non particolarmente convincente, i Mavericks di Luka Doncic e Kyrie Irving tornano ai play-off, dopo un’annata più che convincente. Il fenomeno sloveno si è definitivamente imposto come uno dei candidati all’Mvp, con una stagione in cui ha raggiunto i massimi in carriera per punti (34 di media), assist (9.5) e percentuale da tre punti (38%). L’ex Cavs e Nets dopo le ultime annate piuttosto travagliate è tornato a fare ciò che gli riesce meglio, ovvero torturare tutte le difese Nba. I due hanno guidato l’attacco dei texani fino a renderlo uno dei migliori cinque della lega. Al loro fianco durante la trade deadline la dirigenza ha deciso di rinnovare il reparto lunghi, spedendo Grant Williams e Richaun Holmes e portando in Texas PJ Washington e Daniel Gafford. I due hanno certamente migliorato la situazione sotto canestro, dove nella prima parte di stagione ha brillato il rookie Dereck Lively II. Il giovane è stato però scalzato dal centro arrivato da Washington, che a Dallas sta giocando il miglior basket della carriera. Il roster a disposizione di coach Kidd è sicuramente il più completo da quando Doncic è arrivato a Dallas, ma resta da capire se il duo Luka-Kyrie possa funzionare anche a livello di play-off, almeno dal punto di vista difensivo. Va detto che dopo una prima parte di stagione non particolarmente brillante (testimoniato dalla 20esima posizione nella classifica delle migliori difese), nell’ultimo terzo della Rs, i Mavs sono tra le migliori squadre della Lega. Un risultato che fa ben sperare in vista della sfida con i Clippers, in uno scontro che, come in passato, promette spettacolo.
Starting Five |
Doncic |
Irving |
Jones Jr. |
PJ Washington |
Gafford |
Rotazioni |
Exum |
Hardaway Jr. |
Green |
Kleber |
Lively II |
Panchina |
Hardy |
Prosper |
Morris |
Powell |
|
Crediti foto Ansa