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Il nazionalismo induista contro la storia politica dell’elefante asiatico. Narendra Modi contro Rahul Gandhi. La resa dei conti tra il Bjp (Partito del Popolo Indiano) e l’Inc (Congresso Nazionale Indiano) avrà il suo compimento sul terreno delle elezioni parlamentari, in programma dal 19 aprile al primo giugno. I risultati verranno comunicati tre giorni dopo la chiusura delle urne. Questa tornata elettorale sarà la seconda più lunga della storia del subcontinente, con la prima che si tenne in un arco temporale di cinque mesi nel 1951/1952. Sono più di 950 milioni le persone aventi diritto al voto, una cifra spaventosa in termini concreti. Il Parlamento o Sansad si divide in due rami e prevede un bicameralismo imperfetto. Il Lok Sabha è la Camera bassa mentre il Rajya Sabha è la Camera alta. L’organo legislativo conta 790 parlamentari e in entrambe le assemblee, nell’attuale legislatura, il Bjp, partito ultraconservatore al governo da dieci anni, detiene la maggioranza dei seggi.

Il primo ministro uscente Narendra Modi cerca il terzo mandato consecutivo e gli analisti continuano a vederlo vincitore come in larga misura il partito di cui si trova a capo, ossia il Bjp. Per fare ciò dovrà essere sconfitta la coalizione di gruppi politici d’opposizione il cui capofila è l’Inc. Quest’ultimo è stato al governo per la maggior parte della storia indiana prima dell’avvento nel 2014 dell’attuale partito in carica. Rahul Gandhi è il leader del Congresso e fa parte della famiglia Nehru-Gandi che ha dominato la scena politica già in seguito all’indipendenza raggiunta nel 1947. Fabio Leone, docente dell’UniBo che si occupa di storia indiana, ci ha spiegato il quadro politico e in che condizioni si arriva a questa votazione: «Innanzitutto ci tengo a sottolineare che l’India nasce e si sviluppa come democrazia liberale. Secondo Freedom House, però, dall’affioramento di Modi come capo dell’esecutivo si è avuta un’erosione di certi principi libertari. Anche sotto Indira Gandhi negli anni ‘70 vennero sospese alcune garanzie costituzionali in seguito rientrate. Non possono essere paragonate come situazioni, ma diversi scrittori e intellettuali indiani adesso in Occidente sottolineano la crisi di certe dinamiche democratiche dopo una decade di stampo Bjp».

La polarizzazione sul fronte partitico vede, quindi, il Bjp e l’Inc assoluti dominatori dello spazio politico: il primo è un partito conservatore che propugna indefessamente i valori del nazionalismo induista. Ha formato una coalizione con attori dal forte peso specifico a livello statale, visto che l’India è un Paese federale, ma scarsamente presenti, se non inesistenti, nella dimensione macro. Il secondo è un partito pigliatutto in cui convivono svariate anime. È capofila della Grosse Koalition “Alleanza Progressista Unita”, al cui interno si trova anche il “Partito del Congresso Nazionalista”, le cui idee si rifanno all’area centrista, federalista e laica. Leone non dà possibilità di vittoria a Rahul Gandhi e al suo Congresso, sulla scia della visione di svariati politologi e analisti: «Il leader del partito si è dimostrato inconsistente da un punto di vista carismatico e di capacità, quindi non può incarnare una minaccia per l’attuale esecutivo. Nonostante sia detentore del 20 per cento del voto nazionale, il Congresso rappresenta una forza debole. Sconta un declino che affonda le radici già nella seconda metà degli anni Sessanta con il governo Indira Gandhi, nonna di Rahul, e la successiva deistituzionalizzazione degli anni ‘75 -‘77. Infine, la mancata promessa di un arricchimento generalizzato della popolazione, seppure ci sia stato e abbia avuto una forte accelerata negli ultimi 30 anni, ha permesso al Bjp di salire al potere e di rimanerci senza grandi scossoni».

Proprio sul lato economico, malgrado un periodo di demonetizzazione in alcuni anni di egemonia Modi, il Pil ha proseguito con la sua crescita ed ha retto all’avvento della pandemia. L’altro gigante asiatico, ossia la Cina, non ha tenuto il passo del subcontinente: «Il Pil indiano, nel 2022, è cresciuto del 7 per cento. Impensabile se si considera il periodo iniziale della crisi sanitaria, quando la disorganizzazione l’ha fatta da padrone e il governo non ha saputo gestire al meglio la situazione. La strada economica che deve percorrere rispetto a Pechino rimane comunque maggiore. Le prime riforme economiche di Deng Xiaoping risalgono agli anni ‘70 mentre l’elefante asiatico ha acceso il proprio motore soltanto negli anni ‘90». Nell’alveo della politica interna, la decade al governo di Modi sta lasciando, secondo molti, strascichi rilevanti in termini di politicizzazione del ramo giudiziario. Notorio il caso del governatore di Delhi ed esponente del partito d’opposizione App Arvind Kejriwal, il cui arresto per presunti reati finanziari simboleggerebbe la persecuzione che il Bjp starebbe attuando per indebolire gli avversari politici.

La visione di Leone sull’argomento non si discosta da quella di analisti per cui la politica, pur avendo un rapporto conflittuale con la magistratura, prova a controllarla: «Aggiungo che sono state messe in atto delle manovre per cercare di manipolare il sistema informativo. Un caso rilevante ha riguardato nel 2022 la chiusura di un sito di fact checking che risultava sgradito ai vertici del governo. Gli elementi di autoritarismo sono presenti, ma, nonostante questo, l’India può ancora essere considerata una democrazia a tutti gli effetti». Oltre questo, lo Stato più popoloso al mondo manifesta ulteriori contraddizioni non ancora risolte. La presenza di gruppi castali, malgrado non esistano più formalmente dal 1947 perché aboliti, continua a perdurare nel vissuto di gran parte della popolazione, provocando una rilevante disuguaglianza economica e sociale. Da sempre, infatti, i Paria o Dalit, che rappresentano i fuoricasta, vengono costantemente oppressi ed esclusi dalla macchina sociale. Le ultime due elezioni nel 2014 e nel 2019 hanno visto la netta prevalenza del partito di Narendra Modi su quello di Rahul Gandhi. Anche in questa tornata elettorale il risultato potrebbe essere il medesimo, con il Bjp pronto a governare per un ulteriore lustro.

 

 

Articolo pubblicato sul numero 20 del Quindici in data 11/04/2024.

Nell'immagine Narendra Modi. Foto: Ansa