ricordo

«Una statua raffigurante il lavoro simboleggiato da una maschia figura di fabbro». È così che Tullo Golfarelli, scultore romagnolo del primo novecento, definisce la tomba monumentale (da lui realizzata), in memoria del fabbro bolognese Gaetano Simoli e della moglie Liberata Morini.
«Non una semplice scultura funeraria, ma un manifesto dell’orgoglio operaio, emblema ed esaltazione del lavoro artigiano», afferma Eva Degl’Innocenti, direttrice del Settore Musei Civici di Bologna. Ed è per questo che – proprio in occasione del Primo Maggio, festa dei lavoratori – è stato completato il restauro del monumento, per «mantenerlo vivo e continuare a goderlo a pieno», dice Simone Spataro, presidente dei servizi cimiteriali di Bologna. L’intervento – per cui sono stati stanziati 27mila euro – è stato realizzato dal Laboratorio di Restauro Ottorino Nonfarmale, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Bologna, con la collaborazione del Settore Musei Civici.
Simoli fu il primo lavoratore della storia ad aver avuto una sepoltura monumentale nella Certosa. La sua dedizione al lavoro, infatti, gli consentì di racimolare il denaro necessario per commissionare la realizzazione di una tomba in cui poter “essere accolto” insieme a sua moglie. E fu così che, cinque anni dopo la morte del fabbro, nel 1894, l’avvocato Icilio Arturo Loli acquistò per lui un posto sepolcrale nel settimo chiostro della Certosa. «La restituzione di questo monumento, a pochi giorni dalla festa dei lavoratori, offre un'opportunità unica per riflettere sull'eredità di Gaetano Simoli, punto di riferimento per la comunità bolognese, che incarna i valori di dedizione e impegno al lavoro, contribuendo a preservare la memoria storica della nostra comunità – dichiara Simone Spataro –.  L'intervento s’inserisce nel piano finalizzato alla tutela e valorizzazione del patrimonio monumentale della Certosa, museo a cielo aperto della città e patrimonio Unesco».
Un monumento che, sin dall’epoca della sua costruzione, fu molto caro ai bolognesi, tanto da catturare l’interesse addirittura dei giornali.  «Golfarelli plasmò l’operaio nella forma più perfetta, che più si accosta alla forma ideale del lavoratore: e modellò un bel giovane alto e forte, ma pur gentile nei lineamenti corretti, nella fisionomia tranquilla, che in un momento di sosta, poggiando il martello sull’incudine, la sinistra sull’anca, guarda innanzi a sé serenamente, fidente nell’avvenire. Il grembiule, l’incudine, il martello son di fabbro, ma quel giovane nel pieno vigore della sua virilità non rappresenta soltanto l’artefice di cui porta i segni esteriori, ma il lavoro stesso nella sua maestà», scrive ‘Il Resto del Carlino’ nel 1896. E ancora, nel 1912, sulle pagine della rivista socialista ‘Sorgiamo’ si legge: «Dinnanzi a quest’opera le menti pensano “omnia vincit Labor” […] la sua scultura è vita, è pensiero».
Come spiega Cinzia Barbieri, direttrice generale dei servizi cimiteriali di Bologna: «Il restauro ha coinvolto l’intera opera e, in particolare, la parte del basamento, dove (oltre alla firma dell’autore e alla scritta latina “Labor”), spicca un medaglione in bassorilievo con i volti del fabbro e di sua moglie».
Dunque, un intervento importante che, per usare le parole di Giovanni Pascoli – amico di Golfarelli e stimatore di Simoli –  «rappresenta, per la sua vigoria composta a dignità, un “poema del lavoro” di immensa beltà».



Pre-intervento di restauro 

               

 

 

Post-intervento di restauro 
          

 

 



In copertina: la statua monumentale di Gaetano Simoli nel cimitero della Certosa. Foto concessa dall'ufficio stampa Musei Civici di Bologna. 
Nel testo: il pre e il post intervento di restauro della statua di Gaetano Simoli. Foto concesse dall'ufficio stampa Musei Civici di Bologna.