Aborto

Maria "Milli" Virgilio è un’avvocata bolognese, docente di diritto penale. InCronaca l’ha contattata per chiederle alcuni chiarimenti sull’emendamento al disegno di legge per il Pnrr, approvato martedì in Commissione di bilancio, che tocca il tema del diritto all'aborto. L’emendamento agevola l’ingresso delle associazioni pro-vita nei consultori, affermando che le Regioni possono «avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità».

 

Avvocata, cosa significa, in concreto, l’emendamento votato da Fratelli d’Italia?

«Originariamente, la finalità dell’emendamento era di far avere finanziamenti alle associazioni. Quella di cui noi stiamo parlando adesso è una seconda versione, che invece non consente loro di prendere dei finanziamenti ma , appunto, di entrare nei consultori secondo indicazioni regionali. È questa la vera portata regressiva dell’emendamento: sposta al potere della Regione quello che la legge 194 pone in capo ai consultori che, per aiutare la maternità difficile dopo la nascita, possono avvalersi di associazioni. Nell’emendamento, invece, si attribuisce questo potere alle Regioni».

Cosa comporta questo cambiamento?

«La situazione diventa forzata, l’autonomia locale dei consultori viene stravolta, perché cambiano gli enti di riferimento. Ciò che si può fare avvalendosi delle associazioni diventa più astratto».

Una delle principali argomentazioni del governo è che non vogliono disapplicare la legge 194, bensì «applicarla pienamente». È vero?

«No. La legge 194 dice chiaramente, all’articolo 2, che “i consultori, sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”. È una cosa diversa da ciò che fanno le associazioni antiabortiste. L’emendamento, poi, stravolge anche alcuni termini della norma».

In che senso?

«Per esempio non parla più di consultori, ma di “servizi consultoriali”. Io sono andata a vedere anche il dossier illustrativo che hanno fatto alla Camera; quando illustrano l’emendamento parlano addirittura di “case di comunità”. È proprio l’assetto della legge 194 che viene violato: una violazione piena».

Diversi movimenti femministi hanno fatto notare che le associazioni pro-vita, in realtà, sono già nei consultori tramite diversi espedienti. Com’è possibile?

«Rientra nel travisamento della norma, che prevede una finalità delle associazioni molto diversa da ciò che stanno facendo, per esempio, in Piemonte».

Può spiegare meglio?

«In Piemonte è stata fatta una legge regionale per consentire l’accesso ai consultori ad associazioni di volontariato che poi, però, di fatto sono pro-vita [il Movimento per la vita ha avuto l’autorizzazione a gestire una “stanza dell’ascolto” del feto, ndr]. Tra l’altro, secondo me, non potrebbero nemmeno rientrare nella 194, proprio perché nel loro statuto hanno indicata la finalità di contrastare l’aborto – il che è a sua volta in contrasto con il principio stesso della legge».

E in Emilia-Romagna?

«Qua in Emilia-Romagna non mi risulta sia stato fatto un tentativo di recente. Accadde anni fa, ma non è mai andato in porto».

 

Maria Virgilio. Foto dal sito dell'avvocata che l'ha concessa