mostre

Arte e scienza. Un binomio che supera un implicito limite dicotomico è al centro della mostra I preferiti di Marino: un’esposizione di quaranta opere di alcuni tra i più importanti maestri del Novecento come Giacomo Balla e Kazimir Malevič, John Baldessari, Emilio Isgrò e Candida Höfer, fruibile dal 2 febbraio al 2 giugno 2024. Non solo dipinti, dunque, ma anche serigrafie, installazioni e fotografie legate da un lungo filo rosso hanno trovato spazio al Centro Arti e Scienze della Fondazione Golinelli, un’entità filantropica privata nata a Bologna nel 1988 con l’obiettivo di offrire supporto nell’ambito dell’educazione, formazione, ricerca e innovazione. Un omaggio, questo, al fondatore e filantropo Marino Golinelli, che nell’arco di trent’anni insieme alla moglie Paola ha raccolto e collezionato opere provenienti da ogni angolo del mondo, dall’Africa all’Asia, passando per le grandi capitali dell’arte contemporanea come New York e Mumbai. Una selezione minuziosa, quella fatta dagli allestitori, tra le oltre settecento opere che compongono il corpus della collezione. Il viaggio è scandito in cinque tappe e riflette sull’importanza dell’arte come chiave esegetica, o grimaldello, attraverso cui provare a decifrare il mondo, mettendo in risalto i vizi e le virtù del progresso scientifico e del comportamento umano.

Uno scatto frontale; la luce delle lampadine al neon che illumina il corridoio degli scaffali della Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna e che si riflette sul marmo chiaro del pavimento mentre accompagna lo sguardo dell’osservatore al punto di fuga centrale dell’immagine. La Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio Bologna II della fotografa tedesca Candida Höfer, è un invito a entrare, a proseguire oltre l’ingresso per iniziare un percorso tra le opere preferite da Marino Golinelli. Fotografie, installazioni e pannelli raccolti nell’arco di trent’anni. Una quarantina quelli scelti per essere ospitati dalla fondazione Golinelli, capaci di esprimere le due anime della stessa: arte e scienza. Accettando l’invito si passa dalla sezione “Dall’idea alla materia” a “dall’idea all’oggetto”. Una sala dalle pareti blu scuro e con poca luce se non fosse per deboli fasci che incorniciano le opere. Varcata la soglia, sulla parete a destra, sono appesi due telai in legno rivestiti con carte da parati. Qui John Baldessari, artista concettualista, prende alcuni elementi della vita quotidiana e li accosta su sfondi colorati. Accosta un concetto, materializzato per sineddoche (come l’accensione della lampadina), a un altro oggetto (un tubero, la patata). In questo caso un naso, l’olfatto, accostato, su uno sfondo giallo, ai popcorn e per metonimia al cinema. Lo stesso meccanismo vale per l’altro pannello su sfondo blu raffigurante una patata e una lampadina che insieme ricordano la reazione redox dimostrabile con un esperimento realizzabile con gli stessi elementi.

 

 

 

 

Senza titolo, John Baldessari, 2003

 

La terza tappa, “Da ieri a Domani”, suggerisce lo sguardo usato per comporre l’esposizione e ogni singola opera. Proseguendo, sulla sinistra c’è il mosaico fotografico A Marino e Paola, di Maurizio Galimberti. Qui la fotografia, pensata come prodotto di uno strumento tecnologico, la macchina fotografica, e fedele alla realtà, viene scomposta in parti, simili a frame, poi riassemblate per formare un’immagine diversa da quella originaria. La foto di Marino e della moglie diventa un reticolato scomposto di frammenti di Polaroid dove la mano di Paola e il capo di Marino si sovrappongono. In fondo alla stanza illuminato da una luce fioca si trova Formiche italiane, un’installazione in vetro di Emilio Isgrò. Per l’artista concettuale, gli insetti, come api e formiche, organizzati in gruppi, rappresentano le società umane. In questo caso le formiche sono le persone che, operose e in dialogo, creano e diffondono informazione e cultura, di cui libro ne è metafora. OrtaWater – Purification Station è un’installazione degli artisti visuali Lucy e Jorge Orta dal valore sociale. È una barca, ma allo stesso tempo un impianto di purificazione dell’acqua piovana perfettamente funzionante. Si tratta, però, di una barca arenata; intorno non c’è acqua. Diventa quindi immagine di un’urgenza, quella della siccità, dovuta al cambiamento climatico. Ma allo stesso tempo propone una possibilità: il riciclo. Il sistema raccoglie l’acqua, la restituisce filtrata permettendo ai visitanti di riempire bottiglie in vetro e di portarle a casa: la bottiglia piena, una a persona, diventa simbolo di vita che, come tale, è per tutti.

 

 

 

 

OrtaWater - Purification Station, Lucy e Jorge Orta, 2005

 

«I preferiti di Marino è un’iniziativa di ampio respiro, una tessera del mosaico che, tra arte, scienza e innovazione, compone il percorso progettuale e l’operato della Fondazione e dell’Opificio», commenta Andrea Zanotti, presidente di Fondazione Golinelli. «La mostra costituirà solo la prima tappa di un progetto espositivo che negli anni a venire offrirà al pubblico del Centro Arti e Scienze l’occasione di apprezzare, attraverso letture critiche e prospettive differenti, la ricchezza dell’eredità culturale e della visione multidisciplinare di Marino Golinelli».

Per tutto il periodo di apertura della mostra è stato stilato un calendario di eventi di divulgazione scientifica, attività interattive e sperimentazioni in laboratorio rivolti a bambine e bambini, ragazze e ragazzi dai 4 ai 13 anni e alle loro famiglie. Oltre a ciò, in collaborazione con il Dipartimento Educazione della Collezione Peggy Guggenheim, sono in programma numerose proposte didattiche dedicate alle scuole.

 

 

Nell'immagine l'opera di Maurizio Galimberti. Foto concessa dall'Ufficio stampa della fondazione.