tragedia sul lavoro

È ancora troppo presto per capire le dinamiche dell’esplosione alla centrale idroelettrica Enel sul lago di Suviana, avvenuta nel tardo pomeriggio di ieri, 9 aprile: ci sono ancora quattro dispersi, ed è sul loro ritrovamento che si stanno concentrando gli sforzi dei Vigili del Fuoco. Secondo l’amministratore delegato di Enel Green Power Salvatore Bernabei, «al momento, non è possibile e non è nemmeno opportuno parlare di cause. La situazione è complessa, e le nostre energie sono dedicate ad aiutare le famiglie e dare una mano ai soccorsi».

Le speranze di trovare vivi i dispersi, tuttavia, sono poche: «Lo scenario che abbiamo davanti non ci dà questa idea», ha dichiarato il dirigente comunicazione dei Vigili del fuoco Luca Cari. L’esplosione, avvenuta al piano -8, ovvero a 60 metri di profondità, sembrerebbe aver causato in aggiunta un allagamento del livello -9, che sta rendendo i soccorsi ulteriormente più difficili. «Siamo già a 40 centimetri al piano -8, dove stavamo lavorando con le squadre di ricerca. Questa è una situazione molto difficile e di rischio per i nostri operatori, perché sta entrando l'acqua del lago», spiegava Cari nelle prime ore della mattina. Dalle 15 di oggi, non a caso, sono state temporaneamente sospese le ricerche per la messa in sicurezza dell'area, dal momento che l'allagamento continua a espandersi e il livello dell'acqua a salire. 

 

Le cause

Per il momento, secondo i Vigili del Fuoco, la causa dell’incendio sarebbe rintracciabile nel malfunzionamento di un trasformatore – una macchina adibita a trasferire una potenza elettrica con una tensione in uscita diversa da quella in entrata – al piano -8, che avrebbe provocato l’incendio e il crollo parziale del solaio.

Da quanto è stato finora ricostruito, nella centrale sull’Appennino bolognese erano in corso lavori di manutenzione e aggiornamento tecnologico che Enel Green Power aveva contrattualizzato con tre aziende primarie, Siemens, Abb e Voith. Secondo un comunicato diramato da Enel, nei giorni scorsi si sarebbe svolto con successo il collaudo del primo gruppo di generazione (un’unità o un insieme di unità di generazione di energia elettrica), mentre il secondo sarebbe stato in corso al momento in cui è avvenuta l’esplosione.

Lavori «importanti» che duravano da mesi, ha detto il sindaco di Camugnano, Marco Masinara, secondo cui invece «l'esplosione non ha riguardato la turbina ma un suo elemento, il generatore della turbina, che ha prodotto lo scoppio. Non so se recentemente la centrale fosse in produzione oppure no. Sappiamo che i lavori servivano proprio a rendere più efficiente l'impianto».

Sul tema è intervenuto anche un ex dipendente della centrale, Gabriele Cattani, che ha rilasciato una testimonianza ad Ansa: «Ho lavorato qui 15 anni, abbiamo sempre lavorato tenendo conto della sicurezza, sempre». E sui locali sommersi ha aggiunto: «Le uniche camere di sicurezza sono le scale d'emergenza, che ci sono; ma se si allaga tutto sono sott'acqua». A quel punto, ha aggiunto Cattani, le persone presenti in quelle stanze «potrebbero resistere solo un paio di ore, perché le porte non sono stagne». Interpellato sulle possibili cause, l'ex dipendente ha considerato: «Se ha riportato un danno l'alternatore, se c'è principio di incendio, fermarlo è difficile. C'è il sistema anti incendio, ma è molto difficile». 

Nel frattempo, il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato ha annunciato «un'iscrizione di natura tecnica del fascicolo nei prossimi giorni, per eseguire gli accertamenti urgenti: in primo luogo quelli sulle salme, dove verificheremo se è necessario o no procedere alle autopsie, e poi saranno necessari approfondimenti».

 

Foto concessa dai Vigili del Fuoco