archiginnasio d'oro

Giulio Venturi

«L’illustre professor Romano Prodi ha un profilo accademico e culturale elevatissimo e, separandolo dalla politica, come studioso ha dato un grande contributo a una città come Bologna. Per questo motivo la sua personalità è perfettamente adatta a un’onorificenza come l’Archiginnasio d’Oro». Queste le parole con cui Giulio Venturi, consigliere comunale della Lega, export manager di professione, nipote del giuslavorista Marco Biagi, motiva la propria scelta di votare a favore del riconoscimento al professor Prodi

 

Lei ha votato a favore dell’assegnazione dell’Archiginnasio d’Oro al presidente Prodi. Quali sono le ragioni principali di questa scelta?

«Innanzitutto ho considerato il profilo elevatissimo di Romano Prodi come studioso e accademico. Ci tengo a precisare, come ho dichiarato in Consiglio comunale, che il professor Prodi nel corso della sua carriera accademica e dei traguardi che ha raggiunto come studioso ha saputo dare grande lustro alla città di Bologna sul piano nazionale e internazionale. Io poi parlo senza considerare la politica, visto che sono sempre stato di fede berlusconiana e politicamente il professor Prodi rappresenta l’opposto di tutto ciò in cui credo. Se valutiamo la figura accademica e non politica del professor Prodi, devo dire che non sono poche le somiglianze con mio zio, il giuslavorista Marco Biagi. Erano entrambi studiosi che, al di là delle strade diverse che hanno percorso, hanno saputo rappresentare un’epoca. Parlo di strade diverse perché Prodi a un certo punto si è dedicato alla politica, mentre mio zio Marco è rimasto un tecnico. Un’ultima ragione che mi ha convinto ad andare oltre le barriere politiche e ideologiche è il fatto che l’Archiginnasio d’Oro è un premio che viene riconosciuto a personalità che hanno dato un importante contributo in ambito accademico, culturale e scientifico. I meriti politici o l’importanza politica non c’entrano nulla con un’onorificenza come l’Archiginnasio d’Oro». 

 

Adesso cambierà qualcosa nel rapporto con i suoi compagni di partito e con gli altri consiglieri di centrodestra?

«Guardi, io sono conosciuto per essere una persona autonoma. Per come sono fatto io, la mera convenienza politica mi interessa fino a un certo punto. Se su alcune questioni come per esempio il fine vita ho delle posizioni che non sono in linea con quelle del mio partito, io non mi faccio problemi a manifestarle. Se c’è una cosa di cui ho parlato nel mio intervento in Consiglio comunale al momento della votazione è l’importanza per tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione di saper qualche volta guardare oltre le barriere ideologiche. C’è un’espressione riportata su un articolo del Corriere di Bologna che mi definisce perfettamente: “Un leghista dall’animo indipendente”. Ecco, io mi vedo così».

 

Ha avuto modo di sentire il presidente Prodi nei giorni scorsi o dopo l’approvazione del premio?

«No, non ci siamo sentiti. Credo che abbia apprezzato il gesto mio e del collega Gian Marco De Biase. Votando a favore abbiamo fatto una scelta totalmente diversa rispetto agli altri membri dell'opposizione. Io sono una persona molto trasversale. La platea delle persone che credono in me comprende elettori di centrodestra e di centrosinistra». 

 

Dopo questa vicenda, secondo lei una figura come Prodi potrebbe insegnare qualcosa al centrodestra?

«Prodi secondo me oggi dovrebbe continuare a insegnare come docente e studioso di economia politica di altissimo livello qual è. Politicamente credo che abbia ben poco da insegnare al centrodestra. Come ho detto, io sono di origine berlusconiana, l’ho criticato per molte sue scelte politiche, ma riconosco che lui e Berlusconi sono stati grandi protagonisti di un’epoca. Per concludere, credo che Prodi abbia molto da insegnare ai giovani». 

 

Ultima domanda. Quanto è stata importante per le sue scelte politiche una figura come suo zio Marco Biagi?

«Non è facile rispondere a questa domanda. Credo che una delle cose più importanti che ho ereditato da mio zio Marco sia la disponibilità a dialogare. Oggi dialogare in politica è sempre più raro e questa invece, insieme alla disponibilità all’ascolto, è una risorsa che può, soprattutto in un mondo pieno di divisioni come quello odierno, aiutare le persone a venirsi incontro e a parlarsi civilmente. Vorrei ricordare, senza retorica, che da questo punto di vista Marco Biagi è stato una vittima della violenza scaturita dalla mancanza di dialogo e di ascolto».

 

Nell'immagine, Giulio Venturi. Foto concessa dall'intervistato