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Scrittore, pittore, scultore e protagonista del movimento avanguardista dell'“arte povera”, Michelangelo Pistoletto, nato a Biella novantuno anni fa, è uno dei volti artistici più noti dell’intero scenario nazionale e internazionale. Volto a cui oggi, l’Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, ha aperto le porte, in occasione della presentazione del suo ultimo libro La formula della creazione (Cittadellarte Edizioni, 2022).

Maestro, il suo libro affronta, in trentuno passi, il percorso che l’essere umano ha attraversato per creare l’attuale società. Perché proprio trentuno?
«Perché sono esattamente trentuno quelli che ho compiuto per arrivare sin dove sono oggi, per fare tutto ciò che ho fatto. Ciascuno di essi rappresenta un soggetto, un’asserzione, un pensiero a cui sono giunto o con cui sono entrato in contatto. È il cammino della mia vita, allegoria del cammino esistenziale».

Lei ha definito La formula della creazione il suo "libro testamento". Significa forse che non ha più intenzione di scrivere nient’altro?  
«Non lo so. Nella mia vita ciò che continuerò sempre a fare è scrivere, riflettere, comunicare. Ma per parlare di un nuovo libro è presto, si vedrà…».

Nell’opera si parla di un "fermento germinale dell’arte". Quindi è l’arte il principio generatore di tutte le cose?
«Esattamente. L’arte rappresenta il “fermento”, il “soffio vitale”, ciò che rende possibile all’uomo la rappresentazione dell’esistente. È l’elemento propulsivo del processo di raffigurazione su cui si basa l’intero agire umano. Tutto ciò che gli esseri umani fanno, lo fanno trasformando le loro rappresentazioni, dandogli una forma concreta. Ma, se non ci fosse la spinta propulsiva dell’arte, appunto, queste rappresentazioni neanche esisterebbero».

Nella descrizione del suo libro si legge che "La formula della creazione è applicabile in ogni momento della vita quotidiana". Come?
«Nella capacità di creare sintesi. Tutto ciò che facciamo nel quotidiano si compone sempre di due aspetti, una proposta e il suo opposto, una tesi e un’antitesi. Una duplice possibilità per cui dobbiamo creare una soluzione. E questa capacità di creare dobbiamo averla tutti, non solo gli artisti».

Parliamo ora di ciò che l’ha reso più famoso: Il Terzo Paradiso. Da quando ha preso vita, nel 2004, è diventata la principale direttrice del suo lavoro quotidiano, una “costante” di vita. Ma cos’è e in cosa consiste esattamente?
«La parola “paradiso” viene dall’antico persiano e significa “giardino protetto”. Un giardino che è rappresentato dal nostro intero pianeta, dal luogo in cui viviamo, dall’aria che respiriamo. Ed è un giardino che, ora più che mai, va costruito, difeso, fortificato. Dobbiamo occuparci di salvare il pianeta dalla distruzione che noi stessi gli stiamo arrecando. Le Ambasciate Terzo Paradiso si occupano proprio di questo: agire in un’ottica di sostenibilità ambientale, promuovere azioni pratiche per la salvaguardia del globo, per la convivenza civile, la coesistenza sociale».

Ha parlato di "Ambasciate Terzo Paradiso". Cosa sono?
«Nel 1998 ho creato "Cittadellarte – Fondazione Pistoletto", un luogo dove convergono artisti, scienziati, attivisti, studiosi e molte altre figure professionali. Da qui sono iniziate a nascere le prime Ambasciate, e ad oggi sono duecentocinquanta in tutto il Mondo. Si tratta di piccole comunità territoriali, il cui lavoro consiste nell’ideare e proporre pratiche e comportamenti da mettere in atto per condurre una vita all’insegna della sostenibilità».  

Ci faccia degli esempi.
«Il risparmio energetico, un tema di cui tutti dovrebbero occuparsi e preoccuparsi. Le Ambasciate propongono, ciascuna nel territorio in cui opera, possibilità d’azione concrete su come poter risolvere questo problema. Altro esempio, la scuola. Qual è il modello di scuola più efficace, affinché i giovani possano realizzare sé stessi?”, si chiedono i membri delle Ambasciate. E a questa domanda cercano di trovare una soluzione. Lo stesso modo di procedere viene poi applicato su tutti gli altri temi che toccano la nostra vita quotidiana, dall’agricoltura, all’industria, alla religione».

 

Lei ha ricevuto numerosi premi internazionali, tra cui il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia e la laurea honoris causa dall’Universidad de L’Avana. Quali, tra tutti, le ha dato maggior soddisfazione?
«Non saprei, non posso dire di privilegiarne uno rispetto agli altri. Tutto ciò che ho fatto, non l’ho fatto per vincere premi, ma per lasciare qualcosa di concreto all’intera umanità. Voglio che il mio operato rappresenti un esempio, uno strumento da poter utilizzare, sempre. Tutti, anche quando non ci sarò più, dovranno poter usare la mia "formula della creazione"».

Però è lei il “padre”…
«Si, ma è la formula che funziona, non io. Io l’ho messa solo messa al mondo, portata in moto, ma adesso ha gambe proprie. È un mio lascito per l’intera umanità».

 

 

In copertina: Michelangelo Pistoletto 
Crediti: Pierluigi Di Pietro