Quindici

Il centrodestra in Emilia cambia strategia. Per cercare di strappare per la prima volta la regione rossa al centrosinistra, sembra intenzionato a mettere da parte le candidature di bandiera. Una strada che ha impedito in passato di vincere e che si è rivelata fallimentare anche cinque anni fa quando la coalizione fu sconfitta dal governatore Bonaccini che ebbe la meglio sulla leghista Lucia Borgonzoni. Oggi pensa a un moderato, un civico. È vero che il Partito democratico è in testa (con il 28% dei voti delle politiche del 2022) in Emilia-Romagna, ma i numeri della destra crescono anche qui. Il dato più recente è quello delle politiche del 2022 in cui la coalizione ha ottenuto molti più voti rispetto al 2018: il 38% rispetto al 33%. C’è un aumento che fa sperare Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega. Siamo nel 2024 e prima delle regionali, che potrebbero essere nella prima metà del 2025, ci saranno altri appuntamenti elettorali e ora è a questi che la politica sta guardando. A giugno ci saranno le amministrative di oltre 200 comuni in regione e nello stesso periodo si terranno le Europee. Seguiranno le regionali in Basilicata, Piemonte e Umbria. «È ancora presto - ha detto Galeazzo Bignami, viceministro alle infrastrutture e ai trasporti, dirigente di Fratelli d’Italia, ai microfoni della nostra redazione - prima dobbiamo valutare come andranno le Europee e le amministrative dei comuni emiliano-romagnoli. Dobbiamo capire quali saranno i risultati. Dipende anche dalle scelte di Bonaccini. Se si Quindici 17 «Siamo tutti uniti, vogliamo un personaggio autorevole e concreto» «Per vincere serve una persona conosciuta, professionale e apprezzata» «Mancano ancora i nomi per le liste e per i candidati sindaci» Da sinistra a destra: Matteo Rancan (segretario Lega Emilia-Romagna), Filippo Berselli (ex sottosegretario e leader di Alleanza Nazionale in Regione) e Alberto Bizzocchi (vicecoordinatore regionale di Fratelli d’Italia) candidasse alle Europee, verosimilmente si voterà in autunno. Se restasse in Regione, l’appuntamento andrebbe a un anno e tre mesi di distanza. In politica è un’era geologica. E il tempo è fondamentale. Quindi fare programmi ora è praticamente impossibile». Della stessa idea sono Forza Italia, nella persona di Antonio Platis, vicecoordinatore regionale del partito, e la Lega con Matteo Rancan, presidente del gruppo Lega Salvini all’assemblea legislativa. Nessuno fa nomi. Ma sembra opinione comune che l’uomo da candidare debba essere un civico. Il primo a dirlo pubblicamente è stato Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, i primi di gennaio ai Magazzini Generativi (Mug) a Bologna (dove ha incontrato i coordinatori cittadino e provinciale). «Per vincere, come è successo ad Ancona e Brindisi, che sembravano incontendibili - ha detto - bisogna scegliere un candidato di area moderata e popolare. Non deve essere necessariamente di Forza Italia, può essere anche un civico, come fu Guazzaloca»: primo, e finora unico, sindaco di centrodestra a Bologna, eletto nel 1999. A Tajani ha fatto eco Rancan della Lega dichiarando che «è ancora prematuro fare nomi sul candidato, ma di certo sarà un profilo autorevole e all’altezza del compito che il governo di una regione comporta. Sarà qualcuno che parla coi fatti e non per slogan». E ha precisato: «Di sicuro oggi c’è sintonia e convergenza coi colleghi del centrodestra, e lo è stato anche per le candidature dei primi citta- dini di Reggio Emilia, Modena e Sassuolo». Tre Comuni dove la coalizione ha deciso di presentare moderati e un civico. A Reggio corre Giovanni Tarquini, noto avvocato, che vuole «stare fuori dalla logica dei partiti». Si presenterà con una sua lista. Gianfrancesco Menani si ricandida a Sassuolo. E il sindaco uscente ed è sostenuto da una lista civica che fa capo a Forza Italia e alla Lega. A Modena la coalizione ha scelto Luca Negrini che, pur non essendo un civico, appartiene all’ala più centrista, Forza Italia. In questi casi si tratta delle amministrative, ma Tajani ha parlato delle Regionali. E questo è il primo dei requisiti. «Il futuro candidato - secondo l’ex-politico e tra i fondatori del Movimento sociale italiano, Filippo Berselli - deve avere un suo seguito, vasto, una sua professionalità, rettitudine morale e conoscenza del territorio. Meglio se vi abita. Una persona conosciuta e apprezzata». L’avvocato Berselli è stato più volte parlamentare nel governo Berlusconi e, anche se ufficialmente è fuori dalle dinamiche della politica, continua a seguire quello che avviene nel Paese, in modo particolare in Emilia-Romagna, dove abita. «L’unico modo per battere il centrosinistra qui, una roccaforte del Pd - ha spiegato - è presentarsi uniti e concordi nel sostenere un candidato o una candidata che condivida gli intenti della coalizione, ma non sia espressione di uno dei tre partiti. Non è necessario che abbia esperienza politica alle spalle. Anche Berlusconi nel 1994 non ne aveva, ma aveva voti suoi, molti. È un esempio a livello nazionale, ma vale lo stesso per queste Regionali. Le possibilità ci sono con un civico». Ma non è semplice. La difficoltà sta nel trovare persone che si candidino. «E difficile - spiega Alberto Bizzocchi, vicecoordinatore regionale di Fratelli d’Italia - per le amministrative di giugno in 32 comuni della Provincia di Reggio-Emilia non riusciamo a raccogliere nomi per le liste o per i sindaci». Prima del 2025 quindi vanno sciolti altri nodi. Dalla capacità di convincere una fetta dell’astensionismo ad andare a votare alla ricerca delle persone candidabili. Nei prossimi mesi la coalizione si incontrerà per predisporre un programma elettorale condiviso. «Tra i temi più urgenti la sanità - ha sottolineato Valentina Castaldini, capogruppo di Forza Italia all’assemblea legislativa - per rendere il sistema regionale, tra i migliori del Paese, più accessibile migliorandone l’efficienza. Andando incontro e incentivando il lavoro dei professionisti che vi operano. Bisogna intervenire sul bilancio della regione su cui grava oggi un forte debito» che, secondo quanto riportato dal Resto del Carlino il 14 settembre scorso, nel 2023 è di -730.785.562 euro (Ausl e Aou di Modena, e delle Ausl di Piacenza e Ferrara escluse). «Interverremo con politiche a sostegno della famiglia e della natalità. Ci impegneremo per aiutare le aree di montagna, dell’Appennino: per renderle più attrattive e favorire il turismo bisogna puntare sui servizi, come l’assistenza medica, e sulle attività commerciali», ha detto Castaldini. Un programma che va ancora discusso insieme. I prossimi mesi saranno decisivi per anche per capire le mosse del centrosinistra e chiarire definitivamente la possibilità di un terzo mandato per il presidente Bonaccini.

 

 

 

Nell'immagine il consiglio regionale dell’Emilia-Romagna. Foto concessa dall’ufficio stampa.

Questo articolo è stato pubblicato già su Il Quindici, il bimensile del Master in Giornalismo, del 14 marzo