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A gennaio, in seguito alle polemiche sulla visione del film “filoputiniano” Il testimone, il sindaco Lepore ha detto che il gruppo consiliare dei Verdi era fuori dalla maggioranza. È andata così o siete rimasti nella maggioranza?

 

«Prima di rispondere alla domanda, bisognerebbe capire cosa significa “essere fuori dalla maggioranza”. Se vuol dire continuare a essere di sinistra, la risposta è sì. Europa Verde continua a essere una componente importante del centrosinistra. Se invece vuol dire “votare sempre a favore”, la risposta è “ni”: se una delibera giunge in consiglio, allora di comune accordo con Europa Verde si decide come votare: se astenersi o votare contro. Se non ricevo indicazioni per le ragioni più varie “non partecipo al voto”».

 

Ci sono stati altri scontri con il sindaco?

 

«Dopo lo scontro sul film “pro-Putin”, che peraltro non sono riuscito a vedere, non ci sono stati altri scontri di quell’intensità. Restano aperte alcune questioni rilevanti, come per esempio la salvaguardia del Giardino Don Bosco. I Verdi chiedono al sindaco di fermare gli abbattimenti e di ristrutturare le scuole adiacenti senza ricostruire dove adesso vi sono gruppi di alberi ad alto fusto che mitigano il clima e assorbono inquinanti, oltre a catturare un quantitativo notevole di co2».

 

E che mi dice del problema delle scuole Besta?

«Sulle scuole Besta il confronto con il sindaco c’è stato alla fine di agosto, quindi prima della nostra cacciata dalla maggioranza, ma non ha sortito alcun effetto. Danny Labriola, oltre a essere il presidente di Europa Verde, è anche un membro attivo del Comitato Besta e continua a chiedere un passo indietro e l’apertura di un confronto con il comitato».

 

Lei parla di “cacciata”, quindi alla fine, formalmente, siete fuori o dentro?

 

«Essere fuori dalla maggioranza significa essere contro la maggioranza e noi non lo siamo. Noi continuiamo a essere alleati, ma su alcune questioni, davvero poche, crediamo che sia giusto discutere e opporci a decisioni che non condividiamo, come è appunto successo per la salvaguardia del Parco Don Bosco».

 

Ma allora la parola “cacciata” da dove viene fuori?

 

«Io ho parlato di “cacciata”, perché così è stata definita da molti suoi colleghi. Come termine mi pare eccessivo, ma descrive bene il clima che si è venuto a creare in quei giorni. Se suo padre la caccia di casa, lei continua a essere suo figlio, giusto? Io ho un profondo rispetto per il passato e per le scelte che ho condiviso con altri, ragion per cui non le rinnego. Fare diversamente sarebbe sbagliato anche nei confronti dei miei elettori. Mi limito a sostenere delle posizioni che, alle volte, non coincidono con quelle della maggioranza, ma questo non vuol dire “essere fuori o contro”. Una maggioranza non è una caserma. La dialettica interna è il sale della democrazia».

 

E Bonelli, il portavoce nazionale dei Verdi, ha detto qualcosa su queste divergenze?

 

«Bonelli l’ho sentito solo dopo la mia cacciata. Mi ha telefonato per chiedermi come erano andate le cose. Nei giorni seguenti c’è stata una riunione dove ha ribadito che Europa Verde è collocata nel centrosinistra, ragion per cui bisognava trovare un’intesa. Tuttavia, non ci ha detto di chiudere tutte le questioni aperte come quella che riguarda il Giardino Don Bosco. Alla fin fine, i Verdi non chiedono la Luna. Ci stiamo battendo per salvaguardare un pezzo di terra. Noi siamo per la biodiversità e un albero è parte della biodiversità urbana e non può essere sostituito da un pannello solare, una pompa di calore».

 

Foto concessa dall'intervistato