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«Dal punto di vista umano lo definirei ironico, fiero e orgoglioso. Invece dal punto di vista artistico geniale, il più avanti di tutti e lunatico». Queste le parole con cui Francesca Sinigaglia, curatrice della mostraOmbra cara”, descrive la figura di Mario De Maria, detto anche “Marius Pictor.

Considerato uno degli esponenti più significativi dell’arte bolognese ottocentesca, oltre che uno dei fondatori della Biennale di Venezia e uno dei pittori più importanti e dirompenti del simbolismo italiano, de Maria nacque a Bologna nel 1852 e morì nella sua stessa città d'origine, nell’Ospedale Maggiore, nel 1924. La sua era una delle famiglie più illustri del capoluogo emiliano. Suo padre, medico di professione, era collezionista dei quadri del politico e presidente del Consiglio del Regno d’Italia Marco Minghetti, mentre il bisnonno era il direttore dell’orchestra di San Pietroburgo. 

«Inizialmente fino al 1904, anno in cui morì la figlioletta Silvia, De Maria dà alla luce una connotazione simbolica, utilizzando la luce per scoprire qualcosa. Da questo punto di vista De Maria, facendo ciò, crea un naturalismo spiritualistico nella propria pittura. La morte di Silvia gli dà l’occasione di creare nuove realtà e soprattutto gli dà la spinta per emergere come “creatore di storie”». «Il De Maria più interessante è il creatore di storie, un pittore che quindi si focalizza su racconti popolari molto inquietanti fino a dare risalto nelle proprie opere a connotazioni diaboliche, il che lo rende un artista visionario, molto legato a leggende fiabesche», aggiunge Sinigaglia.

In occasione del centesimo anno dalla sua morte, la città di Bologna ha deciso di omaggiare il suo contributo artistico allestendo nel Museo dell’Ottocento di Piazza San Michele la mostra “Ombra cara” (dal titolo dell’omonima opera di Grubicy de Dragon, storico amico di Mario De Maria), un’esposizione che raccoglie 70 opere provenienti da musei e gallerie nazionali, internazionali e anche locali e che ripercorre le tappe più importanti della sua crescita come artista e come uomo: Bologna, la città natale, Roma, dove aprì lo studio di via Margutta,  Venezia, la città simbolo della svolta, la Biennale, per la quale De Maria fu anche uno dei componenti della prima commissione giudicatrice, il Nord Europa, la morte di Silvia, la Personale del 1909 e, infine, Asolo e gli ultimi anni.

«L’esposizione presentata oggi è nata da un bellissimo progetto di mostra diffusa che interessa l’intero territorio metropolitano, toccando non solo Bologna, ma anche realtà come per esempio San Giovanni in Persiceto», dice Eva Degl’Innocenti, direttrice del Settore musei civici di Bologna. «Si tratta di un progetto che mira sia alla divulgazione sia alla stessa tutela del patrimonio culturale-artistico del territorio, dato che per allestire questa mostra sono state anche restaurate alcune opere d’arte», aggiunge Degl’Innocenti. Grande soddisfazione per il risultato dei lavori è stata manifestata anche dal direttore generale della Ascom di Bologna Giancarlo Tonelli. «Da diversi anni Ascom sostiene economicamente progetti come questo – sottolinea Tonelli -. L’obiettivo non è solo contribuire al consolidamento della capacità d’attrazione di una città come Bologna. L’aspetto più importante di queste iniziative è il riconoscimento di un duplice interesse: quello artistico-culturale e quello economico. Ecco, secondo me, è il caso di comprendere che progetti di questo tipo rappresentano una notevole opportunità economica». «Realizzare esposizioni come quella dedicata a questo grande pittore significa creare posti di lavoro e quindi fare della passione per l’arte anche un motore di crescita economico-imprenditoriale», conclude Tonelli.

La mostra sarà visitabile dal 21 marzo fino al 30 giugno 2024, tutti i giorni della settimana dalle 10 alle 19.

 

Foto di Eugenio Alzetta