children's book fair

Il conto alla rovescia è iniziato, manca ormai poco meno di un mese all’inizio della Bologna Children's Book Fair (Bcbf), una delle più importanti fiere internazionali dedicata all’editoria per l’infanzia. Giunta quest’anno alla sua sessantunesima edizione, la kermesse vedrà la partecipazione di 1.500 espositori da circa cento Paesi e regioni del mondo, confermandosi un punto di riferimento per editori, autori, illustratori, e tutti coloro che operano nel mondo dell’editoria e dei contenuti per l’infanzia.
Per ingannare l’attesa – ogni settimana, da oggi sin all’inizio dell’evento – InCronaca proporrà uno “Speciale Book Fair” con interviste ad alcuni dei personaggi che prenderanno parte alla Fiera, così da conoscere meglio aspetti e curiosità.
Prima “ospite” di questa settimana, Emma Beseghi – docente ordinaria di ‘Letteratura per l'infanzia’ all'Università di Bologna – presente alla Bcbf in veste di giurata del premio Carla Poesio.
 
Cos’è il premio Carla Poesio
Intitolato alla memoria di Carla Poesio, importante studiosa di ‘Letteratura per l’infanzia’, il premio è stato istituito dalla Bologna Children’s Book Fair in collaborazione con il Centro di Ricerca in Letteratura per l’Infanzia dell’Università di Bologna (Crli).
Il riconoscimento è volto a premiare la più innovativa e originale Tesi di Laurea italiana in Letteratura per l’infanzia. Il lavoro vincitore verrà pubblicato in una specifica collana della casa editrice Ets grazie al sostegno di BolognaFiere. Vincitore di quest’anno è Matteo Lazzari, studente dell’Università degli Studi di Milano, con la tesi “L’Israel dei bambini”: storia di un periodico per bambini nell’Italia del dopoguerra (1949-1952).


La tesi vincitrice tratta il tema della guerra. C’è un rimando con l’attualità? È per questo che avete voluto premiarla?

«Sì, mentre spirano venti di guerra in Medio Oriente, il lavoro di Matteo Lazzari fa un doveroso tributo alla memoria, un omaggio verso una problematica, quella della guerra, che tutt’oggi è per noi “familiare”, purtroppo al centro del dibattito pubblico… Ma è fondamentale che la letteratura si occupi di tematiche come queste».
Come può un tema così “crudo”, la guerra, inserirsi in un mondo così “tenero” quale quello dell’infanzia?

«La letteratura, in particolare quella per l’infanzia, ci permette di leggere la realtà con lenti privilegiate. Anche i temi più difficili da sviscerare e complessi da decifrare, vengono  trasmessi con canali comunicativi semplici (ma non facili) e leggeri (ma non superficiali). Il bambino deve conoscere tutti gli aspetti della realtà, anche quelli più tristi… E i libri gli offrono gli strumenti per farlo».
Eppure, spesso, le storie per bambini vengono intese come «frivole» e «banali»…

«Sì, niente di più sbagliato. La letteratura per l’infanzia, infatti, è un grande dono: un dono per i bambini, ma anche per gli adulti. Se tutti facessimo tesoro del patrimonio simbolico che si cela nelle metafore letterarie infantili, avremmo sicuramente una visione diversa della realtà, più ampia e completa. Queste “storielle”, come in molti le chiamano, non sono affatto riduttive o superficiali, ma dietro nascondono un mondo».
E quanto incide sullo sviluppo cognitivo dei bambini?

«Moltissimo. I bambini, specialmente se piccolissimi, amano immergersi nei libri e nelle storie e, per questo, hanno bisogno di adulti che non deludano la loro curiosità e il loro desiderio di narrazione. È  solo attraverso la lettura, infatti, che l’infante può arrivare a scoprire ciò che non conosce, intraprendere nuovi percorsi esplorativi, trovare risposte alle sue perturbanti (e talvolta scomode) domande. La letteratura per l’infanzia consente tutto questo: è un amalgama straordinario tra stupore, scoperta, curiosità».
Quant’è importante la Fiera per sensibilizzare sul tema e diffondere una “cultura della lettura”?

«La Fiera è una vetrina di qualità. I premi e le iniziative che ospita permettono a tutti, adulti e piccini, di riscoprire i grandi classici del passato, rivivere sogni e passioni, riassaporare il piacere della lettura. Ormai siamo immersi in un mondo di logiche commerciali, che trasformano il lettore in mero consumatore di marche editoriale. Ma il valore della letteratura, quella vera, non potrà scomparire mai».  
Cosa intende con «letteratura di qualità»?
«Una letteratura che sappia sondare l’alterità dell’infante, senza negarla o appiattirla. Una letteratura che sia capace di addentrarsi nelle pieghe più segrete dell’esperienza puerile, svelarne i vissuti più intimi, mettere in discussione le immagini di “bambino ideale” fabbricate dagli adulti. Libri attraverso cui il piccolo può crescere, meravigliarsi, aprirsi a nuovi orizzonti».
Quindi, oggigiorno, questa «qualità» si è persa?
«Non del tutto, opere valide ce ne sono anche adesso, ma vengono concepite in modo diverso. In passato, tutti i libri per bambini avevano un intento istruttivo e didascalico, mentre oggi ce ne sono ben pochi: siamo stretti nei più invadenti canoni commerciali, un mercato editoriale che spesso impoverisce». 

 

In copertina: Emma Beseghi. Foto concessa dall'intervistata