spirito di ventotene

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Nel 1941, durante il confino sull’isola di Ventotene, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi erano impegnati nella stesura del Manifesto di Ventotene, il disegno di un’Europa unita e federale. Un progetto che se allora era rivoluzionario, di sicuro lo è rimasto anche adesso, nel mondo post-globalizzazione del 2024. Un tema su cui si concentra l’ultimo libro di Gianluca Passarelli, professore ordinario di Scienza politica dell’Università La Sapienza di Roma, Stati Uniti d’Europa. Un’epopea a dodici stelle (Egea).

«Il rischio è che alla fine delle prossime elezioni europee non ci sia più l’Europa. Dobbiamo renderci conto che siamo di fronte al vero problema, cioè il ritorno in Europa del vero nemico dell’europeismo, ossia il nazionalismo», ha dichiarato il professore durante la presentazione del libro nella Sala Stabat Mater nell’Archiginnasio alla presenza dell'ex presidente della Commissione europea Romano Prodi e del sindaco Matteo Lepore.

«Si chiama nazionalismo il nemico vero dell’Europa unita – ha precisato -, non il sovranismo».

Con il riemergere dei nazionalismi, grazie a un rafforzamento in molti Paesi di forze politiche antieuropeiste di estrema destra e sinistra, non solo viene messa in dubbio l’importanza politica dell’Unione Europea, ma si vengono a creare anche situazioni di grande instabilità politica ed economica, specialmente in quei Paesi che hanno deciso di isolarsi. Un esempio concreto è dato dalle conseguenze della Brexit.

«L’Inghilterra ha voluto tanto uscire dall’Europa. Diversamente da come sperava, anziché ottenere una condizione di privilegio, è andata incontro a molte difficoltà. Chi ha sofferto particolarmente della crisi post-Brexit sono stati, per fare un esempio concreto, i pescatori della Cornovaglia che giorno dopo giorno devono fare i conti con una preoccupante mancanza di materie prime», ha detto Passarelli.

Economia e politica sono ben intrecciate quando si parla di Europa. Il problema però è che l’Unione Europea sembra assente. «Se di fronte a fatti gravissimi sul piano internazionale come la guerra in Ucraina non abbiamo una vera presenza dell’Europa come soggetto politico, dove pensiamo di andare?», ha fatto notare Prodi. «A proposito di difesa comune siamo indietro – ha aggiunto – Su fatti come le guerre occorre che l’Europa prenda una posizione decisa. Mi dispiace dirlo, ma la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha abbracciato tutti, ma in realtà non ha parlato concretamente con nessuno». Un’osservazione che, come ha sottolineato la giornalista Eva Giovannini, è praticamente identica a quella di Matteo Renzi.

Al di là dell’ironia, presente nella contro-risposta di Prodi sulla sua convergenza politica con Renzi («Talvolta la disgrazia può capitare!», ha detto), il dibattito è proseguito sulla necessità di rivedere l’Europa come un’esigenza per gli stessi cittadini. Su questo aspetto si è soffermato il sindaco di Bologna Matteo Lepore: «Parlando della mia esperienza di amministratore, posso dire che anch’io sono piuttosto preoccupato per quello che potrebbe essere l’esito delle prossime elezioni europee. Inoltre, devo dire che ho sentito più vicina Bruxelles rispetto a Roma».

Si deve tornare a parlare di Europa, di legame tra i popoli, soprattutto in un'epoca come quella attuale con due conflitti in corso e il probabile ritorno alla casa Bianca di Donald Trump. «Soprattutto adesso occorre una presenza vera dell'Europa. Non sono pochi i Paesi che stanno cercando di isolarsi politicamente. Lo abbiamo visto con Trump e, in questi ultimi anni, c'è stato un riavvicinamento con l'Europa, ma si è trattato solo di un riavvicinamento politico perché economicamente Biden è addirittura più isolazionista di Trump», ha concluso Prodi. 

 

Nell'immagine, il presidente Prodi e il professor Passarelli. Foto di Eugenio Alzetta