Lavoro

Secondo l’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia-Romagna, pubblicato il 28 febbraio dal sindacato, nel 2023 i morti sul lavoro denunciati in Emilia-Romagna sono stati 91, tre persone in più rispetto all’anno precedente e i dati sono in aggiornamento. Solo pochi giorni fa un altro operaio è precipitato mentre lavorava su un tetto a Reggio Emilia: aveva origini straniere, come un quinto delle vittime del report. Ancora una volta i cantieri si confermano il luogo di lavoro più pericoloso, con 18 morti, seguiti da agricoltura, trasporti e magazzini che hanno provocato complessivamente 30 vittime fra i lavoratori.

«Bisogna innanzitutto lavorare per regolare meglio appalti e subappalti – ha detto Massimo Bussandri, segretario Cgil Emilia-Romagna –, come la strage di Firenze del 16 febbraio scorso ha dimostrato. La copertura normativa è più lassista negli appalti privati dove c’è maggiore possibilità di sfuggire alle regole». C’è uno stretto legame fra illegalità sul lavoro e criminalità. «Spesso le imprese che non badano alla sicurezza non danno neanche i contributi oppure pagano a nero una parte degli stipendi – ha detto il segretario –. Nell’illegalità tutto è connesso: per non parlare poi delle infiltrazioni mafiose in Emilia-Romagna». Sulla necessità dell’introduzione del reato di “omicidio sul lavoro” si dice favorevole perché «sono state date pene troppo basse ai responsabili delle passate stragi sul lavoro – ha spiegato Bussandri –. Basti pensare all’incidente della ThyssenKrupp di Torino».

Precariato e infortuni restano strettamente connessi. Secondo il dossier Cgil emerge  che  più  della  metà  degli  infortuni  mortali  (55,5%)  riguardano  lavoratrici  e lavoratori con contratto di lavoro “non standard” (ovvero non indeterminati a tempo pieno). «È necessario abbassare il livello di precariato sul quale si fonda il modello produttivo, investire sulla formazione a partire dalle scuole e potenziare i meccanismi di vigilanza». Sulla patente a punti per gli imprenditori la Cgil è favorevole ma deve essere «vera come prevede il testo unico sulla sicurezza – ha  spiegato il segretario. Il decreto Pnrr bis ha introdotto una finta patente che riguarda solo l’edilizia e, anche in caso di incidenti mortali, basta un corso di formazione per recuperare i punti e tornare a fare impresa. Rispecchia il motto del governo che dice “non disturbare chi produce”».

Come dare stabilità ai lavoratori e alle lavoratrici? Qualità del lavoro ma anche della retribuzione secondo la Cgil. «Il salario minimo è importante in un contesto come quello italiano dove i salari reali diminuiscono da trent’anni e non c’è ancora una legge dello Stato sulla rappresentanza sindacale – ha spiegato Bussandri –. Attenzione però: il salario minimo non può essere svincolato dalla contrattazione». Resta il fatto che «il governo sta andando nella direzione opposta con una legge delega che introduce il concetto di contratti “maggiormente applicati” a disposizione delle imprese e rischia di dare legittimità ai contratti "pirata" stipulati dai sindacati "gialli" scelti dalle imprese; paventando anche le "gabbie salariali" tramite la contrattazione di secondo livello adattiva (allo specifico contesto economico-sociale)». Salario minimo a parte, ci sono anche buone notizie per il sindacato che ha portato a casa un nuovo contratto per gli alimentaristi che prevede 280 euro di aumento mensile a regime sul parametro medio e più di 10 mila euro di montante retributivo.

Spesso sentiamo imprenditori dire in tv: «I giovani non hanno voglia di lavorare e chiedono subito le condizioni d’impiego». A questi  Bussandri ha replicato: «I giovani non hanno voglia di lavorare gratis ed è legittimo. Quando si dimettono in massa, lo fanno generalmente da lavori precari che non offrono uno sviluppo di carriera e hanno una retribuzione media di 1.100 euro al mese, magari avendo pure in tasca la laurea». E sulle manganellate agli studenti il commento del segretario è forte: «È un segno profondo del degrado della democrazia. Ogni giorno si svela sempre più il carattere intimamente fascista di questo governo – ha concluso Bussandri –. L’utilizzo del Cnel come camera dei fasci e delle corporazioni, l’identificazione di chi urla di essere antifascista alla Scala e la tolleranza verso i saluti romani di Acca Larenzia lo dimostrano».

 

Nell'immagine il segretario Massimo Bussandri. Foto di Lorenzo Grosso