pittura
Sguardi penetranti, volti espressivi e colori audaci. La pittura di Silvia Bignami, giornalista per professione, pittrice per passione, sorprende per il connubio tra contemporaneità e abilità del segno. Un approccio estremamente attuale che riesce a slegare i suoi protagonisti dai meri aspetti fisici di genere focalizzando l’attenzione degli osservatori sugli aspetti comportamentali, sociali e culturali. Una scelta vincente che riesce a cogliere nel segno rappresentando alla perfezione la fluidità della Generazione Z grazie allo stile fortemente legato al mondo degli anime giapponesi, dove i personaggi maschili sono spesso rappresentati come donne.
InCronaca ha visitato la galleria “Falcone e Borsellino”, dove sono esposti i lavori della pittrice, anzi giornalista di Repubblica. La nostra redazione le è particolarmente affezionata perché è stata una studentessa della Scuola Superiore di Giornalismo dell’università di Bologna, precedente versione dell'attuale Master.
Molti visitatori, ammiratori e non sono mancati gli acquirenti. Sono già stati venduti sei dei 14 quadri di questa personale.
Tra gli ammiratori dei lavori di Bignami anche Stefano Bonaccini che nella mattinata ha fatto visita alla pittrice che ha avuto modo di conoscere bene come cronista politica. Il presidente della Regione Emilia-Romagna è rimasto particolarmente colpito dall’opera “Settle down”, ovvero “Sistemati!”. «Il soggetto ha un volto estremamente espressivo - spiega Bonaccini - ma è il messaggio che Silvia ha voluto trasmettere a colpirmi maggiormente». La protagonista del quadro è posizionata accovacciata sopra a un comodino con lo sguardo rivolto verso l’alto. È stata "sistemata" dall’autrice come fosse un soprammobile proprio come la società vorrebbe vedere “sistemate” le donne che si devono sposare e mettere su famiglia. «Con questo quadro – aggiunge Bonaccini – Silvia è riuscita a dar corpo all’idea, propria della nostra società, di considerare le donne come oggetto anche nel linguaggio quotidiano».
Nell’immagine Silvia Bignami e Stefano Bonaccini con l’opera “Settle down”. Foto di Khrystyna Guluyayeva