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«Aspettate ad applaudire, che magari il film non vi piace», dice Andrea Mingardi con un sorriso sghembo mentre scende dalla sua auto. L’applauso finale, però, c’è stato, eccome: il suo docufilm Bologna I love you - Quattro passi nella storia, prodotto da Genoma Film di Paolo Rossi Pisu e con la regia dello stesso Mingardi e di Pier Paolo Paganelli, è piaciuto ai tanti giornalisti seduti sulle poltrone rosse della sala Scorsese, al Cinema Lumiére.
Con l’ironia che contraddistingue il noto cantautore bolognese, il film ripercorre la storia della città dai suoi albori – quando ancora si chiamava Bono, poi Bononia o Felzna – fino ai giorni nostri, passando per l’epoca d’oro del boom economico e dei biasanòt.
«Non c’è una pietra, un portico o una piazza che non mi ricordi qualcosa della mia vita: mi sento protetto da Bologna. Alla fine abbiamo prodotto un affresco, che è però un mio punto di vista: non pretendo di essere un testimone oggettivo del passato, anche recente», commenta Mingardi, che definisce questa produzione «un atto d’amore». E aggiunge che, nell’anteprima di domani sera al Modernissimo (ore 19.45), ci sarà anche Patrick Zaki, «simbolo dell’amore estero per la città», che da sempre – da quel lontano 1088 – accoglie studentesse e studenti da tutta Italia e dal mondo.
Un racconto, quello di Mingardi, che abbraccia Bologna nella sua interezza, con le sue luci e le sue ombre: 80 minuti di piena immersione nella Storia – con la maiuscola – vista con lo sguardo di un narratore-demiurgo spiritoso, che commenta e interviene – anche in dialetto bulgnaiṡ – mentre immagini e video di archivi storici scorrono sullo schermo, lungo una linea temporale che, ogni tanto, si diverte a tornare indietro, per svelare ulteriori dettagli dei decenni precedenti.
Mito, storia, cibo, musica, politica, stile di vita: Bologna I love you è davvero un crogiolo che condensa e addensa tutto. Solletica i ricordi di chi, quella vita, l’ha in parte vissuta – magari quando i biasanòt, i “masticanotte”, si aggiravano ancora di notte per la città – e stuzzica, invece, i più giovani, che in quelle immagini in bianco e nero e a colori vedono quasi un’altra città.
Il film, sponsorizzato dall’Emilia-Romagna Film Commission, usa effetti visivi e green screen piuttosto semplici, indice anche del budget relativamente basso utilizzato: a Mingardi, in effetti, non è mai interessato produrre il docufilm perfetto. Il suo «atto d’amore», infatti, nasce come ringraziamento alla città e a chi per quelle vie è passato – Dalla, Carrà, Morandi, Guccini, solo per citarne alcuni. La proiezione di Bologna I love you, anche per questo, è gratuita e sono già previsti accordi con le scuole per una visione didattica.
In foto la locandina del docufilm. Immagine di Giuseppe Nuzzi