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«La mia missione è risollevare la Romagna dal dramma dell’alluvione». Queste le parole che Irene Priolo, vice presidente della Regione Emilia-Romagna, ha pronunciato con lacrime di commozione nell’intervista collettiva rilasciata alla redazione di InCronaca, che pubblicherà la versione integrale giovedì 14 marzo. Dopo aver iniziato la propria attività politica nel 2005 – nei Ds (democratici di sinistra) prima e nel Pd (partito democratico) poi – nel 2009 viene eletta sindaca di Calderara di Reno, dove rimarrà fino a giugno 2019. «Progressista e pragmatica», come lei stessa si definisce, ha oggi in capo le deleghe alla transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile.

Priolo, nel 2009 è stata eletta sindaca di Calderara di Reno, poi la delega al Comune di Bologna e ora l’incarico in Regione. Arriverà anche alla presidenza dell'Emilia-Romagna?
«Non lo so, dirlo adesso mi sembra prematuro. In questo momento, la mia unica missione è risollevare la Romagna dal dramma dell’alluvione, ricostruirla fino in fondo. Devo gestire e risolvere questa situazione, per cui non credo di aver anche il tempo per fare campagna elettorale. In ogni caso, l'importante è che, qualsiasi presidente venga eletto, sia una persona capace di tener assieme l’intero e complesso mondo del nostro sistema».

Vale a dire? Cosa ci sarebbe da «tener assieme»?
«Le politiche economiche, ambientali, industriali. Serve una persona capace, che tenga l'asse della bilancia puntato sul centrosinistra e che sappia mantenere gli stessi standard regionali di adesso. Una persona che, contemporaneamente, parli a tutti i “nostri mondi”, non soltanto a uno. Non sarà facile. Oggigiorno abbiamo un'onda del centrodestra molto forte, ma dobbiamo contrastarla».

Alessandra Todde ha vinto le elezioni regionali in Sardegna. Che significato assume questo risultato per il Pd?
«É la prova del fatto che, quando ci mettiamo insieme, fuori da “lotte partigiane”, possiamo raggiungere traguardi importanti: la convergenza funziona. É stata una vittoria di tutti, perché, sebbene Todde appartenga ai Cinque Stelle, in Sardegna il partito di maggioranza è il Pd e, senza il Pd, tale risultato non sarebbe stato possibile. Con i pentastellati formeremo un bel mix… E credo funzionerà».

Qual è il significato del voto in Sardegna?
«Giorgia Meloni è stata sconfitta. In Sardegna il Pd è davanti a Fratelli d’Italia e, sebbene la maggioranza abbia ottenuto un risultato importante dal punto di vista dei voti, la nuova eletta è del campo largo di centro-sinistra. Abbiamo giocato con intelligenza, la nostra è una vittoria reale e Meloni dovrà rifletterci attentamente».

Come mai c'è stato un esito di questo tipo? 
«A quanto pare imporre candidati da Roma non è stata una scelta efficace. Da fuori non si ha conoscenza dei territori, non se ne riescono a leggere le difficoltà o i bisogni. La Meloni dovrebbe imparare a tenere gli occhi puntati sulle specifiche realtà… Proporre soluzioni da chilometri di distanza è una logica che non funziona».

Lo scorso gennaio, proprio la Meloni è tornata in Romagna insieme a Ursula von der Leyen. Cosa dovrebbe fare di più il Governo per la regione?
«Meno passerelle e più sostanza. Emergenze come quella dell’alluvione non si gestiscono a distanza, serve presenza. E lo stesso vale per Figliuolo, che non vedo da oltre un mese, l’ultima volta è stata l’11 gennaio. La ricostruzione post-alluvione sarà complessa e richiederà alcuni miliardi, ma fin qui non abbiamo portato a casa neanche un centesimo. A oggi stiamo dando risoluzione solo agli interventi più urgenti, ma non basta. Il governo, anziché attaccarci, dovrebbe operare in sinergia maggiore con la nostra regione».

Perché non vi stanno dando i soldi?
«Probabilmente perché non ce li hanno. Quando siamo andati a incontrarli ci hanno detto: “Il governo non è un bancomat”, il che è assurdo. Quello dell’alluvione è stato, ed è, un evento catastrofico e come tale va gestito, in tutte le sue componenti e complessità».

Però per il Pnrr sono stati stanziati 1.2 miliardi.
«Sì, una somma certamente significativa, ma che rischia di essere un ‘boomerang’. Anche il ministro Fitto ha detto che, se le risorse non verranno usate entro un anno, andranno perdute. Non siamo abituati a dire di no ai finanziamenti, ma spendere così tanti soldi in così poco tempo è davvero complesso».   

Veniamo alle piogge di questi ultimi giorni. C’è da preoccuparsene?  
«Non eccessivamente, è un’allerta arancione. Le criticità maggiori ci sono in due bacini, nel Reno e nell'Enza. Ha piovuto molto questa notte ma, se l’andamento resterà questo, non avremo problemi significativi. Potrebbero esserci dei colmi di piena o degli allagamenti nelle campagne, ma nulla che possa danneggiare e compromettere la vivibilità dei centri abitati».

 

 

 

In copertina: Irene Priolo. Foto di Nikol Ceola
Nel testo: Irene Priolo insieme ai giornalisti di InCronaca. Foto di Maria Giulia Giulianelli