L'incontro

Un pomeriggio all’insegna della salute, dello sport e del divertimento. Nell’aula Giorgio Prodi del complesso di San Giovanni in Monte si è tenuto, oggi pomeriggio, il convegno All Around Soccer, organizzato dall’Alma Mater in collaborazione con l’Associazione italiana allenatori calcio (Aiac). L’incontro ha come obiettivo quello di creare ogni anno un appuntamento fisso in più regioni d’Italia in modo da coinvolgere tutte le figure professionali che ruotano attorno al mondo del calcio (allenatori, preparatori, match analyst, osservatori, psicologi e medici sportivi, nutrizionisti). Le tematiche trattate sono state discusse e condivise con esperti del settore suddivise nelle 4 aree di interesse (allenamento, medicina dello sport, management e tattica). Ospite d’eccezione per l’occasione, l’allenatore del Bologna Thiago Motta.

Ad aprire l’incontro il rettore Giovanni Molari seguito dal direttore del dipartimento di scienze per la qualità della vita Claudio Stefanelli e dall'assessora allo sport e al bilancio del Comune di Bologna Roberta Li Calzi. A seguire, moderati dal professor Rocco Di Michele (dipartimento di scienze per la qualità della vita), sono intervenuti il professor Samuele Marcora (dipartimento di scienze per la qualità della vita), sugli effetti della fatica mentale sulla performance nel calciatore, il dottorando Luca Benedetti (dipartimento di scienze biomediche e neuromotorie), sulle esperienze di monitoraggio dell'allenamento e valutazione fisica, e Federico Tartaglia (Bologna FC 1909), su benessere e ottimizzazione della performance nel calciatore professionista.

«A differenza di quella fisica, la fatica mentale è poco studiata ma ha un impatto gigantesco sugli atleti. Per fatica fisica si intende il calo di potenza muscolare che avviene con l’attività fisica prolungata mentre quella mentale è causata da una prolungata attività cognitiva. Inutile ribadire che le due tipologie di fatica possono coesistere. Una conseguenza diretta della fatica mentale non è il cosiddetto calo di zuccheri bensì la produzione di una sostanza chiamata adenosina che riduce la capacità ricettiva dei neuroni», ha spiegato il professor Samuele Marcora.

Protagonista della seconda parte dell’incontro è stato invece Thiago Motta che, moderato da Francesco Perondi e Pier Luigi Vossi (Aiac), ha risposto alle curiosità del pubblico presente in aula.

«Durante la mia carriera da calciatore ho vissuto in città fantastiche come Milano, Barcellona, Parigi. La serie prosegue con Bologna che mi sta regalando ricordi indelebili», ha detto il tecnico rossoblù. «Dico sempre ai ragazzi di godersi il momento perché passa molto velocemente. La carriera da allenatore mi sta regalando emozioni più intense di quella da calciatore. Avevo 32 anni quando ho avvertito per la prima volta la sensazione di voler allenare, dopo due anni ero sulla panchina del Paris Saint Germain under-19. Fu un anno indimenticabile perché ebbi il privilegio di lavorare con un gruppo fantastico che partecipava alla Youth League. In quel momento ho capito che era quello che volevo davvero fare. Se tornassi indietro non cambierei una virgola del mio percorso».

 

Nell'immagine da sinistra Francesco Perondi, Thiago Motta e Pier Luigi Vossi