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Barbara Baraldi è una scrittrice e fumettista italiana, curatrice della serie Dylan Dog. Sabato 24 febbraio parteciperà all’incontro “Gentile Budrioli e le Sagge di Bologna – un viaggio tra magia e scienza” alle 17 a Palazzo Pallavicini, per condurre i partecipanti in un viaggio sulle streghe più famose di Bologna.
L’incontro di sabato verterà sulle “sagge di Bologna”. Chi sono?
«Strega significa “donna saggia”, ma mi piace usare il termine in accezione larga. Molti erano anche gli uomini “saggi”, la cui opera è stata distrutta dall’Inquisizione. I numeri delle streghe mandate al rogo sono impressionanti: alcune erano solo colpevoli di aver amato la persona sbagliata, i cui parenti temevano scandali. Altre streghe si rifiutavano di stare al loro posto, cercavano di emanciparsi e avere un ruolo nella società. Per questo è bello che ci siano mostre come “Stregherie”, che danno la parola alle streghe, e non alla narrazione negativa che ne è stata fatta».
Che legame c’è tra Bologna e le streghe?
«Per alcuni l’università di Bologna è stata la prima al mondo. Parto da qui perché la cultura insegna alle persone a essere libere, l’Inquisizione combatteva le eresie e la parola “eresia” deriva dal greco haìresis, ovvero “conquista”, “libera scelta”. Alcune streghe venivano proprio dall’università».
Per esempio?
«Un caso che mi piace sempre citare è Gaspare Tagliacozzi, un professore di medicina vissuto a Bologna nel Cinquecento. È stato uno dei padri della chirurgia plastica moderna. Le cronache del tempo raccontano che rifacesse labbra, naso, orecchie agli uomini che ne mancavano con tale perizia “da far pensare, più che all’arte, a un miracolo”. Il suo processo fu postumo: l’accusa era di prevaricare il volere divino, perché ciò che Dio aveva distrutto non avrebbe dovuto essere ricostruito».
Sappiamo il nome delle streghe che, invece, sono state condannate al rogo?
«Una delle più conosciute è Gentile Budrioli, vissuta a metà del Quattrocento. Gentile voleva studiare, così si iscrisse alle lezioni di astrologia, ma il marito le impedì di continuare. Lei però non si perse d’animo e iniziò a studiare erboristeria, imparando l’arte della cura, finché in città si sparse la voce che Gentile era una guaritrice. Fu così che Ginevra Sforza, la donna più potente di Bologna – talmente potente da aver sfidato il Savonarola! – decise di volerla conoscere».
Mi scusi, una digressione: Savonarola?
«Sì. Ginevra amava molto il lusso. Una volta, dal pulpito di San Petronio, Savonarola le gridò: “È il diavolo!”. Ma lei, invece di farsi intimorire, lo minacciò di morte (ride, ndr). Capisce allora perché, messe insieme, Gentile e Ginevra dessero molto fastidio».
Cosa accadde poi?
«Ginevra sosteneva che al mondo esistessero solo cinque vere streghe: il pregiudizio, la menzogna, l’ignoranza, la maldicenza e l’invidia. Ma i pettegolezzi a corte sostenevano che, diventando amica di Gentile, avesse stretto un patto col diavolo. E alla fine, per giochi di potere, il marito di Ginevra consegnò Gentile all’Inquisizione. Le streghe erano spesso capri espiatori».
È rimasto qualcosa del processo?
«Al contrario della maggior parte dei processi, di cui ci arriva tramandata tutta l’accusa e quasi nulla della difesa, di Gentile sappiamo le ultime parole. Ha confessato pur di far cessare le torture, ed è stata arsa viva in piazza San Domenico mentre Ginevra, sotto casa sua, la piangeva».
Un’ultima domanda. Dal 2023 lei cura il fumetto Dylan Dog, e ne è stata sceneggiatrice: come è stato ereditare un personaggio come Dylan?
«Una cosa meravigliosa, per cui mi sono preparata per tutta la vita. Vengo da un piccolo paese dell’Emilia in cui ero considerata strana. Abitavo nell’ultima casa a sinistra, con nove gatti neri – quindi, per restare in tema, probabilmente in un’altra vita avrei fatto una brutta fine (ride, ndr). Leggere Dylan Dog da adolescente mi ha aperto un mondo ed era come una seduta di psicanalisi: è un fumetto in cui il vero mostro è il giudizio della società. Mi sono impegnata a lungo per diventarne sceneggiatrice. Sono stata rifiutata molte volte perché sbagliavo, cercavo il mostro che ancora non era mai stato trattato e lasciavo da parte me stessa. Mentre Dylan, da chi lo crea, esige un patto di sangue. Curare la serie, per me, è un cerchio che si chiude».
La scrittrice Barbara Baraldi. In apertura, un disegno esposto nella mostra "Stregherie": Joseph Apoux, Sorcières (acquaforte e acquatinta, 1888, Collezione Invernizzi)