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È sempre più acceso il dibattito su Città 30. Nella serata del 6 febbraio un’ottantina di mezzi ha partecipato al corteo che ha attraversato la città, dirigendosi da viale Europa fino alla stazione. Un evento su cui le opposizioni manifestano grande soddisfazione. In particolare Fabio Battistini, presidente dell’associazione Bologna ci piace e sfidante di Matteo Lepore alle scorse elezioni comunali, ha sottolineato che l’importanza di quella manifestazione non dipende dal numero, bensì dall’impatto mediatico. «Sono soddisfatto per la partecipazione e per come si è svolto il corteo, ma ciò che per me è più importante non è tanto l’impatto numerico quanto piuttosto quello mediatico. Solo per dare l’idea, due settimane fa c’è stata in piazza Maggiore una manifestazione di protesta nei confronti di questo provvedimento e l’evento è stato ritenuto così rilevante che il giorno dopo il Tg5 ne ha parlato come notizia di apertura», sottolinea Battistini. Stando alle sue parole, la protesta del 6 febbraio non dovrebbe ripetersi: «Non sono in programma manifestazioni analoghe, ma è nostra intenzione mantenere alta l’attenzione sul problema portando avanti altre iniziative, come per esempio la raccolta firme per il referendum».
«Ciò che emerge – prosegue – è il fatto che una significativa parte di Bologna non è d’accordo con il modo con cui è stato realizzato il provvedimento». «Sia chiaro, io non ho nessun pregiudizio nei confronti di Città 30. Ciò che contesto è il modo con cui è stata messa in atto. Le attuali infrastrutture non sono adatte a questo tipo di cambiamento, non c’è stata nessuna informazione, nei sei mesi di prova non è stata fatta nessuna sperimentazione concreta. Si guarda alle città europee, ma vorrei ricordare che, parlando per esempio di come sono fatte e disposte le piste ciclabili, Bologna non è Bruxelles», conclude Battistini.
Di parere opposto è il capogruppo Pd in consiglio comunale Michele Campaniello. «Parlando del corteo di martedì sera, io rispetto sempre la protesta perché in ogni democrazia manifestare è un diritto. Detto questo però voglio far notare che si perde l’aspetto più importante di questo cambiamento. Città 30 è un provvedimento che mira a contrastare la mortalità nelle strade. Non si tratta di ideologia o di colore politico, bensì di tutela delle persone», afferma Campaniello. Una posizione, quella di Campaniello, condivisa dai sindaci di altre città che, prima di Bologna, hanno attuato Città 30. «Dovrebbe far riflettere il fatto che sindaci come quello di Olbia, forzista da sempre, o quello di Treviso, leghista, mettono in risalto quanto sia importante questo cambiamento. Se si trattasse di ideologia, quei sindaci ci avrebbero criticato, mentre invece ci hanno dato ragione. Del resto, è stato dimostrato ampiamente che in tutte le città dove è stato fissato il limite dei trenta chilometri, il numero delle vittime di incidenti stradali è sceso del 30%, un dato che è stato riscontrato non solo nelle metropoli europee come Parigi, ma anche in altre città più simili a Bologna come Valencia o Graz».
Nell'immagine, Fabio Battistini. Foto concessa dal medesimo