Regionali
Paolo Zanca, 67 anni, socialista, ex sindacalista, vicepresidente dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna dal 2005 al 2010 e esponente della segreteria regionale di Azione dal marzo 2023, espone le proprie preoccupazioni in merito alla situazione di attuale conflitto nel Pd guidato da Elly Schlein. Sull’incognita di un terzo mandato del presidente Stefano Bonaccini, Zanca ha ritenuto inopportuno e surreale fare previsioni.
Lei è stato un politico del Psi per molti anni. Ha partecipato alle Primarie Pd di quest’anno e chi ha sostenuto?
«Non ho mai partecipato alle Primarie del Pd, quindi non sono andato a votare neanche stavolta. Inoltre credo che le Primarie non siano uno strumento adatto per il sistema politico italiano. Diversamente hanno molto più senso, per esempio, le Primarie democratiche in America perché in quel caso si votano i candidati alla Presidenza e non i segretari di partito e, pur essendo le modalità diverse tra i vari Stati, sono molto più legate al territorio».
Ora il Pd è guidato da Schlein, ma la tanto annunciata unità del partito è praticamente impossibile. Cosa pensa al riguardo?
«Le Primarie tutte le volte che ci sono state hanno confermato quelle che erano le previsioni iniziali. Le ultime sono l’eccezione: quasi tutti erano convinti che avrebbe vinto Bonaccini, ma alla fine il voto nei gazebo ha fatto prevalere Schlein, mettendo in un angolo il popolo degli iscritti. Ora la nuova segretaria Pd si trova in una situazione molto difficile perché è a capo di un partito che, considerando il suo popolo interno, cioè gli iscritti, non accetta la sua linea. Le contraddizioni legate a questa nuova fase politica stanno emergendo sempre di più».
Di recente c’è stato uno scontro molto acceso tra Schlein e il presidente della Campania De Luca, il quale ha detto che, se la sua Regione fosse commissariata, alle prossime elezioni potrebbe presentarsi con una propria lista. Secondo lei, se ci fosse un conflitto simile con Bonaccini, anche lui reagirebbe nello stesso modo?
«Questo lo vedo difficile perché non fa parte della cultura politica di Bonaccini. Certo, bisogna però esser consapevoli del fatto che, come è emerso in queste Primarie, in Emilia-Romagna l’unica realtà locale che ha sostenuto Schlein è stata la città di Bologna, più o meno l’8% dell’elettorato a livello regionale. Da questo punto di vista Bonaccini è molto più avvantaggiato».
In un articolo di Repubblica si parla di tanti possibili scenari a proposito delle prossime Regionali in Emilia-Romagna. Elisabetta Gualmini ha annunciato pubblicamente la propria disponibilità a candidarsi, mentre come ipotesi stanno venendo fuori una possibile candidatura dell’attuale vicepresidente Irene Priolo oppure la corsa dello stesso Bonaccini per un terzo mandato. Quale di queste ipotesi è la più verosimile?
«Intanto mi è molto difficile fare previsioni su chi sarà il prossimo presidente regionale. Purtroppo questa tendenza a fare ipotesi e nomi sui prossimi appuntamenti elettorali dimostra ancora una volta il solipsismo che sta immobilizzando il Pd. È come se chi sta nel Pd continuasse inutilmente a guardare dentro casa sua senza vedere quello che c’è fuori, il che è ridicolo perché il Pd non ha attualmente la forza e i mezzi necessari per correre da solo e ottenere il 51% dei voti. Che lo voglia o no, il Pd si deve alleare con qualcuno e, osservando quello che è successo nelle scorse Politiche, neppure l’alleanza con solo il Movimento 5 Stelle basterebbe. È all’esito delle scorse Politiche che il Pd deve guardare, non ai nomi per le prossime regionali. Questo atteggiamento serve solo per rendere ancora più caotica la situazione».
Ma se per ipotesi Bonaccini decidesse di candidarsi per un terzo mandato, secondo lei ne uscirebbe più forte e cosa significherebbe questo per la segreteria Schlein?
«Guardi, se vogliamo essere realisti, in Italia l’unico che può veramente mirare a un terzo mandato è Zaia, l’attuale presidente del Veneto. Alle scorse regionali, Zaia vinse con oltre l’80% dei consensi e la sua lista fu la più votata, superando la Lega e ottenendo voti sia a destra che a sinistra. Ma quello di Zaia è un caso unico nel suo genere. Bonaccini non può fare un discorso del genere. Per quanto riguarda il problema del terzo mandato, attualmente lo statuto regionale prevede solo due mandati, quindi se Bonaccini vuole essere eletto per la terza volta deve prima modificare lo statuto. Ma, lo ripeto, se anche corresse per un terzo mandato, non potrebbe farlo da solo. Comportandosi in questo modo, per citare l’Orlando Furioso, il Pd è destinato a diventare il Campo di Agramante, cioè un luogo dove tutti litigano tra di loro. E questa è l’unica previsione che posso fare».
Nell'immagine, Paolo Zanca - Foto fornita da Paolo Zanca