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È stata inaugurata la mostra didattica e fotografica sui resti delle mura di Bologna - visitabile a Palazzo d'Accursio, fino al 30 ottobre. L’obiettivo, secondo il curatore dell'iniziativa, Pietro Maria Alemagna, è far conoscere la loro storia portando l’attenzione dei visitatori e «dei cittadini questo grandissimo patrimonio, dimenticato e anche un po' trascurato dalla nostra città che invece deve tornare a far parte di un'immagine della città che purtroppo si sta perdendo». Così il comitato scientifico della mostra lamenta la mancata valorizzazione di questo patrimonio storico e culturale.

Le critiche vengono dai promotori, l'associazione, Italia nostra, e il Comitato per Bologna storica e artistica. «Sui cartigli c'è scritto 'gli avanzi' delle mura, ma 'avanzi' è un po' denigratorio. Sono resti» ha osservato Alemagna. E poi ha commentato lo stato di alcuni tratti delle mura, riferendosi a quello di “viale Berti Pichat” . «Abbandonato. All'esterno ci sono dei graffiti, dentro è trascurato e dismesso. Eppure è un pezzo importantissimo; è il più lungo. Ha addirittura un bastione». Chiede che le parti più danneggiate vengano «riviste, rivalutate, mostrate, illuminate, pulite da tutti gli alberi 'incongrui' che li nascondono» perché cambi il modo in cui sono state interpretate dal Novecento a oggi. Alemagna ha concluso con l’augurio che la mostra possa spostare il punto di vista e spera che le mura possano rientrare tra le meraviglie dell’Unesco.

Anche il presidente del Comitato per Bologna storica e artistica, Carlo De Angelis, è intervenuto definendo "abbastanza squallidi” quei tratti dietro l'orto botanico e, dopo aver riconosciuto l’impegno del Comune su questo fronte, ha evidenziato come sia "un lavoro molto attento che deve vedere il concorso di molte forze". Della stessa idea è Jadranka Bentini del medesimo comitato scientifico. Rivalutare questi resti assume un nuovo significato alla luce degli ultimi aggiornamenti "sulla datazione della mura" segnala Rolando Dondarini. «Ad esempio, per le due ultime cerchie si fanno confluire i dati delle ricerche archivistiche con quelli archeologici e questo consente di dire definitivamente che la seconda cerchia è del Mille e non del 1162 come si supponeva. Ma ci sono anche nuovi spunti sulla «misteriosa tredicesima porta», aggiunge. 

In occasione dalla cerimonia inaugurale la delegata comunale e metropolitana alla Cultura, Elena di Gioia, ha ringraziato i promotori "per il grande lavoro di ricerca e di studio" e ha confermato: «Vogliamo metterci cura e attenzione».

Poi l'assessora alla Valorizzazione dei beni culturali, Valentina Orioli ha spiegato che «l'esposizione rappresenta una tappa significativa, non credo il traguardo, di un percorso che viene da lontano perché è dal 2017 che parliamo di dedicare un'attenzione particolare alle mura. Poi, per varie ragioni, come la pandemia e il cambio di mandato, questo lavoro si è protratto nel tempo. Ed è anche cresciuto, come un cantiere collettivo».

Due commenti in linea con quanto scritto dal sindaco Lepore nella prefazione del catalogo. «Le mura di Bologna sono un grande patrimonio da conoscere, recuperare e valorizzare e un'importante e necessaria occasione di riflessione sui temi urgenti della conoscenza e della conservazione, primo passo per ampliare lo sguardo e avviare una nuova stagione di cura nei confronti di una vera e propria eccellenza nel panorama storico e culturale della nostra Bologna».

 

Foto: Dire